L’espressione metaforica delle lacerazioni e delle contraddizioni della natura umana.
Giovedì 18 marzo è stata inaugurata nella Galleria Sottopasso della Stua (Largo Europa) la mostra fotografica “Contaminazioni” di Isabella Bona e Alessandra Guolla, in cui la commistione di elementi naturali con elementi non naturali sembra esprimere, attraverso colori forti e prorompenti, il dolore di vivere che riempie l’anima dell’essere umano e della società.
La natura rielaborata e contraffatta sembra essere il tema centrale di questa mostra fotografica.
Le due artiste utilizzano due tecniche diverse (stampa digitale su alluminio e stampa lambda su dibond), entrambe capaci di far risaltare, quasi saltare, i colori dalle opere (tutte per lo più di grandi dimensioni). Isabella Buona si diletta nel sovrapporre su piani diversi in un tutto unico immagini umane (reali o scultoree) con elementi naturali: piante o animali. Alessandra Guolla (nella sua serie Inventario epiteliale) rappresenta fiori ricuciti sapientemente con spaghi, spille da balia, spilli.
Ma ciò che queste opere vogliono rappresentare è il dolore, che pervade la vita di ogni essere umano, della società, della natura.
Le cuciture nelle opere di Alessandra Guolla sono metafora delle ferite, delle cicatrici che il destino infligge agli esseri viventi o agli uomini senza che essi possano opporvisi; sono metafora indelebile del vissuto individuale, dei tentativi, a volte vani, di superare i limiti della propria condizione ibridandosi in qualcosa di diverso. Di fronte a questo il contesto di azione, diventa nero, si annulla, evidenziando la forza di questa commistione tra lacerazione e voglia di sopravvivenza.
Isabella Bona racconta invece non solo il dolore dell’uomo, ma anche quello del mondo, dei popoli (basti pensare che uno dei suo quadri, Le due Torri, ricordo e monito dell’11 settembre, è stato donato dall’artista ad Amnesty International). Lo fa sovrapponendo immagini di uomini, donne, gruppi scultorei con elementi naturali, mischiando ed alterando in modo violento i colori e rendendo in alcuni casi innaturale ciò che è naturale e naturale ciò che è umano. Le figure umane, mischiate ad elementi naturali, diventano parte di essi: elefanti, farfalle, animali marini, mantidi religiose, foglie, baccelli sostituiscono teste umane, avvolgono e sorreggono i corpi, a volte strazianti, a volte contemplanti (come la figura del Cristo). La natura è indissolubilmente legata all’uomo e con esso soffre dei mali del nostro tempo, della guerra, della distruzione, dell’abuso, dell’arroganza: come risalta dalle opere Fire e Torri II, in cui il volto di una donna è avvolto e deformato da lingue gialle di fuoco e in cui due torri petrolifere si ergono maestose su di un mare blu acceso. Al loro fianco una figura eterea e sospesa, che richiama una conchiglia o un abito femminile arabo, sembra attendere indifesa un futuro ormai presente.
Delle opere delle due artiste sicuramente avvincente è l’uso del colore. Dominano i toni forti: i rossi, i verdi, i gialli, gli azzurri che contrastano tra di loro o si stagliano da un fondo nero. Nelle opere di Isabella Bona la commistione tra fotografia tradizionale, pittura e tecniche digitali, la stampa su alluminio rendono i colori traslucidi e ne aumentano l’intensità con effetti cromatici violenti; in quelle di Alessandra Guolla i colori variano di intensità giocando con la messa a fuoco delle immagini, la quale richiama il metodo dello still life pubblicitario.
CONTAMINAZIONI – Fotografie di Isabella Bona e Alessandra Guolla
Padova, Galleria Sottopasso della Stua
Dal 18 marzo al 30 aprile 2004
da lunedì a sabato 11.00-13.00 / 15.00-19.00
Ingresso libero
www.cnf.padovanet.it