“Camillo Olivetti”

Alle radici di un sogno

Martedì 18 novembre, alle ore 20.45, andrà in scena al Teatro Gobetti di Torino lo spettacolo Camillo OLIVETTI. Alle radici di un sogno di Laura Curino e Gabriele Vacis, con la regia dello stesso Vacis e l’interpretazione di Laura Curino.
Lo spettacolo, prodotto dalla Fondazione del Teatro Stabile di Torino in collaborazione con l’Associazione Culturale Muse, è inserito nella Stagione in Abbonamento del Teatro Stabile di Torino e sarà replicato al Teatro Gobetti fino a domenica 23 novembre.

Una incredibile volontà, un’idea imprenditoriale che comprende profitto e benessere del lavoratore, un’anonima cittadina trasformata in simbolo della fabbrica leader nel mondo di prodotti per ufficio: è la storia di Camillo Olivetti e delle origini di un capitalismo “dal volto umano”, in un monologo denso e avvincente che Laura Curino porta in scena da quando la fabbrica di Ivrea ha chiuso i battenti, soccombendo ad altri modelli produttivi e gestionali. Ma in una regione che ha accolto due sistemi industriali profondamente antitetici, rimane il dovere della memoria, di una sollecitudine etica per i percorsi che racchiudono la storia di quattro generazioni di italiani e di un lembo di terra piemontese, coraggioso e fiero. Olivetti è la storia di Camillo: inventore, anticonformista, capriccioso e geniale, che Laura Curino restituisce al pubblico, attraverso le voci della madre e della moglie del protagonista, come uno scorcio di storia perduto nel tempo.

«Per me, d’estate – scrive Laura Curino – c’erano le colonie Fiat, praticamente il carcere. Nelle lunghe ore passate in cella o nelle ore d’aria, tra noi bambini circolavano leggende. Fra quelle ve n’era una che raccontava dell’esistenza, vicino a noi, del Paradiso. Una colonia dove i bambini erano ben vestiti, avevano una “signorina” ogni sei o sette, invece che ogni trenta bambini, una signorina che non piangeva tutto il giorno, anzi era contenta di stare lì. I bambini mangiavano bene in tavolate piccole, potevano fare il bagno senza fischietti, potevano scrivere lettere che non sarebbero state lette prima di essere spedite, potevano… leggere! Non si poteva leggere alle colonie Fiat. Non si poteva neppure scrivere e chi teneva un diario doveva farlo di nascosto e ingegnarsi a trovare un posto dove celarlo, visto che non avevamo la chiave del nostro sportello, nel quale comunque entrava a malapena il necessario per lavarsi. Là, in Paradiso, si diceva che i bambini avessero un armadietto. Con la chiave. Quel paradiso era la Colonia Olivetti.
[…] Il primo oggetto di design che entrò in casa mia fu una “Lettera 32”. La mia prima macchina da scrivere. C’era qualcosa di estremamente emozionante nello scrivere a macchina. I miei scritti, quando uscivano dal rullo, assumevano magicamente dignità di testi. Il manoscritto era privato, il foglio battuto con chiarezza poteva prendere il largo. La macchina, portatile, mi seguiva sul treno, dandomi un mestiere. Era un attrezzo riconoscibile. E bello. Un prodotto industriale, ma bello. Olivetti, questa volta era entrato in casa mia.
[…] Quando Gabriele Vacis cominciò a parlare di un testo sugli Olivetti cominciavano i tempi duri per Ivrea. Ivrea è oggi un Paradiso perduto. I problemi di occupazione hanno incupito il volto della città che è stata la culla di un sogno urbanistico, industriale, culturale, civile, unico in tutta l’Europa. Il ricordo di quello che la città era stata era come rimosso, dimenticato. E del resto la dimenticanza sembrava caduta in tutta Italia: chi parlava più di fabbriche belle, di città a misura d’uomo, di rispetto del territorio, di tecnologia al servizio del benessere? Chi si ricordava di un luogo dove pittori, artisti, poeti dirigevano un’azienda? Chi citava più un uomo, Adriano Olivetti, che aveva chiamato Le Corbusier per creare le case per gli operai, che costruiva fabbriche fra gli alberi, che aveva inventato l’urbanistica, il design, la psicologia del lavoro? Dov’era la sua casa editrice, che dopo la guerra pubblicò i testi di filosofia, psicologia, sociologia, architettura, fino ad allora proibiti dal fascismo? Chi aveva inventato la fabbrica che diventò la dimostrazione vivente, sana, solida e redditizia del fatto che il lavoro in fabbrica può non essere sinonimo di alienazione, inquinamento, malattia?
Il mio lavoro su Olivetti è un tentativo di rispondere a queste domande, sollecitare la memoria, ma anche rinnovare le leggende che si raccontavano quei bambini prigionieri dell’altro modello di fabbrica, nelle lunghe giornate passate in colonia.
Olivetti è la storia di Camillo, il pioniere, l’inventore, l’anticonformista capriccioso e geniale che fonda, agli inizi del Novecento, la prima fabbrica italiana di macchine per scrivere. Con l’aiuto di biografie, interviste, testi letterari (indispensabile mi è stata l’arguta descrizione che di lui fa Natalia Ginzburg in Lessico Familiare) ne ho ricostruito la vita, le figure che gli ruotano attorno, l’ambiente e le imprese. Ho poi affidato le voci narranti a due personaggi fondamentali della sua storia: la madre, Elvira Sacerdoti, e la moglie, Luisa Revel. Queste due donne, provenienti entrambe da una cultura di minoranza (ebrea la prima, valdese la seconda) sono state le protagoniste silenziose della formazione e della realizzazione del sogno olivettiano. Mi è sembrato giusto riportare la loro voce in primo piano, paradigma delle tante voci femminili che in quegli anni hanno costruito nell’ombra.
È il racconto epico di un’avventura, e in quanto tale avvincente, pieno di colpi di scena, di prove da superare, di lotte, di amori, di eroi. La cosa più straordinaria è che è… tutto vero».

Camillo OLIVETTI, nella Stagione 2008/2009, sarà rappresentato:

al Teatro Studio di Milano, dal 21 ottobre al 2 novembre 2008
alle Officine H di Ivrea, il 16 novembre 2008
al Teatro Gobetti di Torino, dal 18 al 23 novembre 2008
al Teatro Peroni di San Martino Buon Albergo (VR), il 13 dicembre 2008
al Teatro Binario 7 di Monza, il 9 e 10 maggio 2009

TEATRO GOBETTI
18 – 23 novembre 2008
Camillo OLIVETTI
alle radici di un sogno
di Laura Curino e Gabriele Vacis
con Laura Curino
regia Gabriele Vacis
Fondazione del Teatro Stabile di Torino in collaborazione con Associazione Culturale Muse

INFO BIGLIETTERIA:
Biglietti: Intero € 19,00
Recite: da martedì 18 a sabato 22 novembre 2008, ore 20.45. Domenica 23 novembre, ore 15.30.
Biglietteria TST: Salone delle Guardie – Cavallerizza Reale (Via Verdi, 9), telefono 011 5176246, dal martedì al sabato con orario 12.00/19.00.
Nei giorni di recita è possibile acquistare i biglietti alla cassa del teatro un’ora prima dell’inizio dello spettacolo.
Vendita telefonica tel. 011 5637079 (dal martedì al sabato, orario 12,00 – 18,00)
Vendita on-line: www.teatrostabiletorino.it