“Solo Dio Perdona” di Nicolas Winding Refn

Abissi

Imporsi al mondo con film sviluppati attraverso un genere incontaminato ai limiti dello sperimentale, due dei quali verranno celebrati a furor di critica (Valhalla Rising e Drive), e poi rimettersi dietro una macchina da presa con un fardello tale o un ego pompato, o magari entrambi, rischia di provocare un incidente stilistico spiazzante per la delusione, shockante per la noia.

Il regista danese Nicolas Winding Refn a quasi vent’anni dal suo debutto (nel 1996 con Pusher) si ripresenta sulla croisette di Cannes con un film che vorrebbe ripercorrere una narrazione sperimentale tornando alle origini. Solo Dio Perdona, il nuovo film di Nicolas Winding Refn ostenta un’empatia sanguinolenta con Valhalla Rising attraverso un monosillabico Ryan Gosling.

Solo Dio Perdona è un abisso thailandese di violenza, arti amputati, colli sgozzati e sogni erotico soft; un abisso che si scorge al termine di lunghi corridoi attraversati da un’oscurità violata da composizioni di lanterne rosse, dove si muovono con passi felpati personaggi tesi verso un qualcosa di evasivo, inafferrabile.

L’eroe imperscrutabile, violento, sfaccettato seppur ineffabile a cui Refn ci ha fatto affezionare, verso cui siamo diventati compassionevoli, qui è esiliato e poi fagocitato dentro un eccesso di simbolismi, legato a immagini di un regista che si prodiga a fortificare l’inquadratura perfetta e una volta trovata vi culla le sue creature.
E l’unico punto luce degno dei suoi lavori precedenti è l’imperturbabile manipolatrice Kristin Scott Thomas nelle biondi vesti di Crystal, madre americana di due fratelli (Gosling e Burke) che vivono in Thailandia trafficando droga. Aver avuto solo un po’ più di coraggio nel centrare la scrittura del film più sul ruolo di questa donna seducente e spietata avrebbe reso meno svalutato il ruolo di Gosling, qui ridotto a macchietta, incapace, non per sua colpa, di reggere il confronto con il precedente film. E quando sulla scena è il turno di un poliziotto chiamato a vendicare il sangue di una giovane brutalmente uccisa, in Solo Dio Perdona si affaccia l’ombra di un fumetto orientale che chiude la carneficina attraverso colpi d’ascia.

La formula di Nicolas Winding Refn manca di virtuosismo e passione; ad esserne responsabile è non solo la ricerca non più sperimentale ma arditamente autoriale del regista, ma anche la scelta dei costumi – frutto di un’incoscienza presuntuosa – fatta eccezione per la Scott Thomas.
Non riusciamo a darci una spiegazione, soprattuto dopo aver goduto dell’estetica intensa, degli sguardi fragili e feroci, in un film anche convenzionale come Drive, ma dilatato e declinato in un noir spietato e malinconico. Dove in Drive – per citare il film della coppia Gosling/Winding Refn – lo spettatore si inebriava della risolutezza e al tempo stesso tenerezza delle espressioni, dei guanti di pelle di Gosling, delle lunghe strade percorse di notte, dei viaggi in ascensore, in Solo Dio Perdona quello stesso spettatore resta sgomento davanti a un fumetto orientale dalla psicologia spiccia.

Titolo originale: Only God Forgives
Nazione: Francia, Danimarca
Anno: 2013
Genere: Thriller, Azione
Durata: 90′
Regia: Nicolas Winding Refn
Cast: Ryan Gosling, Kristin Scott Thomas, Yayaying Rhatha Phongam, Tom Burke, Vithaya Pansringarm, Byron Gibson, Gordon Brown, Sahajak Boonthanakit, Joe Cummings, Charlie Ruedpokanon
Produzione: Bold Films, Gaumont, Wild Bunch
Distribuzione: 01 Distribution
Data di uscita: Cannes 2013
30 Maggio 2013 (cinema)