Cattivo (Bad) per niente. Michael Jackson e Spike Lee

La "lettera d'amore per Jackson" che festeggia 25 anni dell’album "Bad"

Calzini bianchi alla vista, capelli riccioluti, pantaloni aderenti e un famoso scioccare le una dita in ogni una delle sue più celebri canzoni, è così come il cineasta Spike Lee ricorda Michael Jackson e non solo lo presenta in Bad 25 come un artista di estremo talento.

VENEZIA – La Mostra del Cinema ha vibrato con tutte le voci/testimonianze e la musica del re del pop. Il documentario è composto da interviste ai suoi più intimi collaboratori e a diverse personalità di grande calibro come Martin Scorsese, Stevie Wonder, Mariah Carey, Quincy Jones, John Branca, Walter Yetnikof, Frank Dileo, Kanye West, Larry Stessel, Siedath Garret, tra tanti altri, che hanno condiviso fianco a fianco la carriera di un Jackson entusiasta e molto disciplinato, un uomo che andava al di là della creatività.

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E del video musicale di Bad non nessuno poteva parlarne meglio del realizzatore Scorsese, che ha raccontato i dettagli di uno dei suoi lavori più importanti e di grande successo. Un parcheggio è la location e una band difende il suo territorio. La frase che caratterizzerà quel momento sarà: “Dovremmo ballare fino alla morte? e poi la musica parte”. Jackson non chiamava i suoi videoclip Video, bensì cortometraggi.

Così, attraverso i racconti degli altri, si conosce un Michael bambino, l’eterno Peter Pan, ma anche un personaggio di grandi virtù perché da solo componeva, produceva, inventava e faceva conti, solo dopo coinvolgeva gli altri, per questo è diventato un mito.

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La cantante Whitney Houston appare in un vecchi materiali, dicendo che lui aveva rivoluzionato il modo di presentare la musica. Considerava stupenda tutta la pubblicità che girava intorno a un prodotto.

In conferenza stampa, Lee ha detto che uno dei motivi per cui ha fatto questo lavoro era principalmente per mostrare la musica, ma anche la persona nel genio del suo processo creativo.
Il regista ha sottolineato che nessuno sa quante lacrime, sangue, sudore c’erano dietro. Questa è un’opportunità per far vedere come lui voleva crescere sempre. Studiava i grandi e incorporava tutto per se stesso.

“Il documentario è una lettera d’amore per Jackson” ha sottolineato il regista.

Foto a cura di Romina Greggio Copyright © NonSoloCinema.com – Romina Greggio