Il primo dei due capitoli che Steven Soderberg ha dedicato alle imprese rivoluzionarie compiute da Ernesto “Che” Guevara si concentra sulla ribellione guidata tra il 1956 e il 1959 da Fidel Castro e conclusa con la conquista dell’isola di Cuba dopo il crollo della dittatura del Generale Fulgencio Batista. Alla fine di un lungo periodo trascorso sulle montagne della Sierra Maestra il medico argentino, diventato con quest’impresa uno dei simboli della Storia del Novecento, riesce con i suoi alleati a conquistare prima Santa Clara poi Santiago, Yaguajay e infine l’Havana.
Steven Soderbergh prosegue il suo percorso di sperimentazioni cromatiche creando uno spartiacque tra le imprese rivoluzionarie del condottiero argentino nella vegetazione della Sierra Maestra (riprese quasi esclusivamente con l’uso della luce naturale) e il viaggio del Che a New York in occasione del suo discorso alle Nazioni Unite nel 1964, evento ripreso dalla televisione ed enfatizzato da un’intervista per i media che il regista ha uniformato secondo il bianco e nero della tv degli anni Sessanta. Ad aumentare le prestazioni di ripresa Soderbergh si è servito di una nuova macchina da presa digitale chiamata RED che riproduce l’effetto della pellicola accompagnando a esso tutte le caratteristiche di flessibilità imposte dal digitale. La dimensione documentaristica è sapientemente smorzata dalla patina mediatica del colore bicromatico a cui si aggiunge un uso quasi ossessivo dei primissimi piani, andando a sondare la figura del mitico personaggio fino ai pori della sua pelle.
Il lavoro condotto sulla fisicità del rivoluzionario ha richiesto molto studio e diverse ricerche che i produttori hanno svolto non solo a partire dalle memorie del Che nel suo Diario della Rivoluzione Cubana ma anche attraverso una serie d’interviste a chi la rivoluzione l’ha vissuta in prima persona, da una parte o dall’altra della barricata. La somiglianza fisica di Benicio Del Toro con Guevara è solo il punto di partenza per il processo di costruzione di una figura complessa come il medico argentino. Le crisi d’asma continue e fastidiose ma anche i suoi modi di fare o gli oggetti che ne descrivono l’icona, il sigaro e il berretto, diventano elementi di ritmo del racconto, mostrati con uno spirito meno disincantato e forse più leggendario rispetto al viaggio descritto da Walter Salles ne I Diari della Motocicletta in cui un flebile Gael Garcia Bernal aveva contribuito a definirne il carattere.
Spiega Laura Bickford, produttrice del film insieme a Benicio del Toro: “quando Benicio e io abbiamo iniziato a interessarci al Che e a incontrare diversi sceneggiatori, ci è stato fatto il nome di Peter Buchman, che aveva scritto Alexander. Peter ha passato un anno a leggersi tutti i libri sull’argomento. Poi, però, io ho dovuto mettermi a lavorare alla produzione di Traffic e le nostre strade si sono divise per un paio d’anni. Quando siamo tornati a lavorare al progetto, Steven (Soderbergh) aveva già accettato di dirigere il film. E’ Steven che ha voluto includere anche Cuba e New York, oltre alla parte sulla Bolivia”.
La seconda parte delle vicende rivoluzionarie del Che, quella legata alle azioni armate in Bolivia è rientrato nella parte del progetto dal titolo Che – Guerriglia, legato alle ultime azioni armate prima della sua uccisione avvenuta nel 1967.
Titolo originale: The Argentine
Nazione: U.S.A.
Anno: 2008Genere: Drammatico, Biografia
Durata: 131′
Regia: Steven Soderbergh
Sito ufficiale: www.che-movie.co.uk
Cast: Benicio Del Toro, Franka Potente, Carlos Bardem, Kahlil Mendez, Yul Vazquez, Demián Bichir, Rodrigo SantoroProduzione: Laura Bickford Productions, Morena Films, Telecinco, Wild Bunch
Distribuzione: BIM
Data di uscita: Cannes 2008
10 Aprile 2009 (cinema)