Venezia, 24 Novembre – Si è svolta questa mattina, nella sede della Biblioteca della Biennale presso i Giardini, la conferenza stampa conclusiva della 55. Esposizione Internazionale d’Arte di Venezia.
Al principio della conferenza stampa il Presidente Paolo Baratta e il Direttore del settore di Arti Visive Massimiliano Gioni hanno espresso una reciproca soddisfazione nel rivelare il numero di persone che in questi 6 mesi hanno visitato la Biennale: oltre 472.000 visitatori (di cui il 31,75% giovani e studenti) e una partecipazione di 7.110 giornalisti accreditati. Numeri da record che trasformano l’utopia del Palazzo Enciclopedico in qualcosa di più concreto, dimostrando la continua crescita di un pubblico che apprezza l’arte contemporanea o perlomeno decide di non bandirla a priori per tentare, invece, un approccio conoscitivo. Il Presidente Baratta tiene a precisare che la Biennale non è un evento nato per produrre sterili elenchi di cifre e statistiche, al contrario la Biennale è un luogo vivo e complesso all’interno del quale avviene una trasmissione di saperi.
“La missione della Biennale non è promozionale, ma divulgativa.” Un concetto che Baratta ribadisce da anni ed esprime la volontà di questa istituzione di differenziarsi da tutte quelle mostre “che sembrano raccogliere un pubblico per celebrare rituali di beatificazione del noto. Qui in Biennale – sostiene il Presidente – ci confrontiamo con l’ignoto per capire ciò che accade”. L’esposizione deve essere dunque una bussola che “orienta lo spettatore nel frastuono delle immagini che ci circonda”, soprattutto in un momento in cui “l’eccessiva diffusione del contemporaneo può sviluppare un pericoloso conformismo”. La Biennale nasce come luogo di ricerca che punta a illuminare nuovi percorsi e per fare ciò “il Palazzo Enciclopedico non espone la monotonia, ma nemmeno la provocazione eclatante, esso rappresenta un tentativo di esprimere con le immagini degli ultramondi individuali”.
L’intervento di Massimiliano Gioni completa il discorso di Baratta sostenendo che “la Biennale è uno strumento per ampliare la nostra conoscenza e, nello specifico, il Palazzo Enciclopedico è una riflessione su ciò che è una mostra: il desiderio di riportare in un luogo tutto lo scibile”. Una esposizione che con i suoi 161 artisti e 88 Partecipazioni nazionali si rivela pantagruelica e tuttavia riesce a far percepire il suo essere un assemblaggio di tante solitudini. Gli artisti che qui espongono tentano infatti di donare vita ai propri sogni e ideali e forse, come ipotizza il curatore, è proprio questo aspetto romanzesco dell’esposizione, costruita su tentativi e fallimenti, che affascina il pubblico. Il visitatore “ritrova nella Biennale dei personaggi in cui è facile identificarsi”, aggiungerei che ciò avviene perché ogni uomo possiede una propria utopia dentro di sé.
A questo punto si comprende che la Biennale è qualcosa di diverso da una mera esposizione fieristica di opere mercificabili o da una classificazione museale spesso imposta da “musei e case d’asta che – secondo Gioni – hanno una visione dell’opera come esperienza di uno stupore bovino”. La Biennale deve essere invece un luogo dove si mettono in discussione i canoni dell’arte per dare vita a un nuovo percorso.
Il visitatore di fronte alle diverse opere si pone delle questioni che vanno al di là della materia artistica, questo avviene perché come afferma Gioni “l’arte contemporanea è invischiata in tanti modi con la vita e con la cultura di tutti i giorni”.
Il Palazzo Enciclopedico ha ottenuto risultati brillanti ed è stato apprezzato dal pubblico perché ha proposto un’esposizione fedele ai migliori principi di questa istituzione. La Biennale del 2013 ha infatti consentito uno scambio di idee in grado di alimentare la cultura contemporanea e allo stesso tempo ha invitato la nostra società a immaginare un futuro migliore.