“Cristóvão Colombo – O enigma” di Manoel de Oliveira

Il ritorno del Maestro

Fuori Concorso – Venezia Maestri
Il film è un viaggio lirico di andata e ritorno dal Portogallo agli Stati Uniti: seguiamo in varie fasi della sua esistenza il medico e ricercatore Manuel Luciano da Silva Rosa, prima costretto a raggiungere la famiglia in America, poi di ritorno nella sua patria d’origine alla ricerca di tracce che confermino una sua idea alquanto originale: Cristoforo Colombo non sarebbe infatti genovese, bensì figlio illegittimo di un nobile portoghese. Sulla scorta di questa ricerca a prima vista stravagante, seguiamo i personaggi mentre si muovono in alcuni fra i più importanti luoghi della storia portoghese.

Questa ennesima opera di Manoel de Oliveira si inserisce in quel filone di documento lirico misto alla fiction che nella sua filmografia indaga temi e luoghi storici per mezzo di un esile file rouge narrativo: qui il viaggio alla scoperta delle vere origini del navigatore (fino a smentita ufficiale…) genovese permette al novantottenne maestro lusitano di soffermarsi sui luoghi di antiche glorie e vetusti onori del suo paese di navigatori e pionieristici esploratori. Ne deriva un’opera didattica nel senso più alto della parola, che si interroga sui destini e le possibilità di rinascita mondiale del Portogallo, più o meno con quello stile descrittivo e genialmente “turistico” che faceva di Un filme falado (2003) una sorta di ricognizione sulle origini della civiltà mediterranea.

Lo spunto di partenza è fornito da uno dei testi, comprensibilmente ancora molto controversi nella comunità degli storici, che ricollocherebbero le origini dello scopritore dell’America su Porto Santo, isoletta dell’arcipelago di Madera, a largo delle coste africane. Il suo vero nome sarebbe Salvador Fernandes Zarco, e la sua missione sarebbe stata fra l’altro quella di spia contro il regno spagnolo. Non abbiamo di certo le competenze per disquisire del merito, ma se concordiamo nel lasciare irrisolto lo status di veridicità della questione di partenza, rimangono comunque affascinanti l’ipotesi proposta e lo svolgimento che il maestro ne dà. Egli sembra avvalorare di buon grado la ricostruzione di Manuel Luciano (il romanzo, da noi inedito, si chiama Il mistero Colombo svelato) che fa interpretare a suo nipote Ricardo Trepa negli anni giovanili, per poi assumerne direttamente le sembianze da vecchio. Il fatto che il regista si presti in prima persona all’incarnazione di questo ostinato e bonario ricercatore gli ispira, soprattutto nella seconda parte, dei toni che si avvicinano di più all’indagine documentaria fantastica che alla vera e propria opera fictionale. Il film diventa così un esempio alto di illustrazione di una tesi, sempre meno elaborato stilisticamente, e sempre più aderente ai corpi e alle voci dei viaggiatori: de Oliveira e sua moglie Maria Isabel, separati da un sottile ed ironico velo dai personaggi che dovrebbero interpretare.

Il viaggio e le grandi esplorazioni sono state spesso fonte di interesse e tema sviluppato artisticamente dal nostro; qui poi egli sembra intraprendere con specifici procedimenti di immedesimazione una sorta di pacata e serena “crociata patriottica”, se non proprio per sostenere una tesi ancora dibattuta (nelle sue dichiarazioni ha sottolineato che i suoi non sono intenti storiografici “scientifici”), allora almeno per insinuare un malevolo e divertito dubbio nel limitato set di certezze scolastiche cui fa riferimento la nostra cultura collettiva europea, spesso data per scontata e rimasticata dagli anni giovanili.
E’ sornione e quasi… convincente de Oliveira: ci disorienta partendo con stilemi estetici quasi virtuosistici: la New York perennemente immersa nella nebbia dell’inizio è un’immagine di invisibilità che diventa nostalgia e desiderio per i giovani viaggiatori portoghesi costretti ad allontanarsi dall’Europa; il passaggio alla fase centrale dell’indagine è poi mediata e ancora una volta parzialmente celata alla nostra vista dal velo dell’amore romantico (poco razionale, poco scientifico, dunque) che unisce il protagonista Manuel Luciano e sua moglie in viaggio di nozze per i luoghi della storia portoghese; con salto temporale improvviso ci vediamo infine davanti un de Oliveira in forma smagliante che si fa portatore diretto della ricerca di una nuova ed eventualmente “sconvolgente” verità. Questo avvicinamento temporale (l’ultima parte del film si svolge praticamente ai giorni nostri) coincide con un ulteriore mascheramento: il film diventa quasi documentario, le affermazioni sono categoriche e date per vere, sebbene siamo a tutti gli effetti nell’ambito di un racconto di fantasia. Ma bisogna costringersi a ricordarlo a se stessi: ormai siamo caduti nella rete del mago di Oporto.

Agli storici resterà confermare o controbattere tale affascinante tesi che arricchirebbe la galleria degli scopritori portoghesi (depauperando del resto la nostra…). Per il momento ci rimane un gioco neanche troppo aperto (e per questo tanto più ammiccante e disorientante) con le forme del racconto; rimane un omaggio radicale, seminale, quasi anti-storico (dunque tanto più rischioso e sentito) del grande autore per la sua patria e la sua storia. Fosse o meno Colombo genovese, il buon Manoel rimarrà un narratore straordinario ed originale che non ha bisogno di abbassarsi ad esser schiavo di un “realismo” tradizionale, e può permettersi di inventare uno stile appunto “deoliveiriano” per narrare la realtà, la Storia e gli uomini in un ipotetico viaggio a ritroso, fino all’“inizio del mondo” e della civiltà.

Titolo originale: Cristóvão Colombo – O Enigma
Nazione: Portogallo, Francia
Anno: 2007
Genere: Drammatico, Storico
Durata: 104′
Regia: Manoel de Oliveira
Sito ufficiale:
Cast: Ricardo Trepa, Leonor Baldaque, Manoel De Oliveira, Lourença Baldaque, Norberto Barroca, Luís Miguel Cintra, Manoel de Oliveira, Maria Isabel de Oliveira
Produzione: Filmes do Tejo, Fundação Calouste Gulbenkian, Fundação Luso-Americana
Distribuzione:

Data di uscita: Venezia 2007