Una Sicilia di cicale, sole, caldo, granite e cannoli è lo sfondo dello spettacolo d’apertura della nuova stagione di Teatro Contemporaneo del Teatro Aurora di Marghera.
Sul palco s’inscena un lavoro concepito dalla mente dello stesso direttore artistico del teatro Antonino Varvarà ancora nel lontano 1994, a seguito della lettura di “Conversazioni in Sicilia” di Elio Vittorini. Dopo aver assistito nel 2006 a “Bambini”, spettacolo di Elena Bucci, Varvarà decide che lei è l’attrice perfetta per interpretare il ruolo femminile della sua piece, a cui entrambe cominciano a lavorare per la regia.
Margherita e Salvatore sono due cugini d’origine siciliana che crescono a stretto contatto, condividendo i divertimenti, le gioie e le paure dei bambini. I loro ricordi più intimi, quindi, si legano indissolubilmente tra loro e tutto è saldato dalla vita di paese siciliana, di cui colgono gli aspetti più passionali, caratteristici o cruenti.
Crescendo le loro strade si dividono: Margherita, infatti, si trasferisce nelle regioni del Nord, dove riuscirà a diventare una brillante scrittrice, tradotta addirittura in diverse lingue.
Salvatore, invece, rimane a vivere in Sicilia, trincerandosi in un profondo mutismo, dietro cui però si nasconde un mondo di pensieri e ricordi.
Ormai diventata donna, Margherita è colta da un profonda crisi interiore, forse l’ha colta il famoso blocco dello scrittore, o forse sì è semplicemente stancata delle parole, che non riescono più a ritrarre un mondo e sentimenti divenuti ormai troppo complicati.
E’ così, che con le vesti bianche e distinte di una viaggiatrice, Margherita torna al suo paese, dove per prima cosa raggiunge il cugino, portandogli i cannoli che adorava da bambino.
Proprio qui inizia l’accorato monologo della Bucci, dove questa donna scava nella memoria, analizza il suo, il loro, passato per trovare il senso del suo futuro. Le parole, la prosa sono ormai stanche, lise, vuote, quindi i suoi pensieri travagliati, irrequieti, irrisolti trovano forma nella poesia, che spesso è cantilenante, cantata, stridula.
Al suo fianco, Salvatore continua a rimanere muto, immerso nel mondo silenzioso in cui si è barricato.
All’altro lato del palco, una pianola suonata da Dimitri Sillato, individuo non personaggio, che con la sua musica riesce a dar maggior spessore e completamento alla scena.
Il risultato dello spettacolo è stato piacevole, perché l’interpretazione vocale della Bucci è stata impeccabile. Il leggio a cui è stata legata per tutto lo spettacolo però ha condizionato eccessivamente la libertà di movimento del suo personaggio, così come la padronanza dello spazio scenico.
La presenza vitale di Margherita-Bucci contrasta fortemente col silenzio e l’incredibile immobilità di Salvatore-Varvarà, che nella scena finale in cui prende i cannoli per poi offrirne uno alla cugina, rivela una dolcezza infinita, che fa sperare che non tutto sia perduto.