“DOMANI NON SARÒ PIÙ RE” DI LUIGI POZZA

Il cuore intelligente dell'umanità

Certi libri necessitano una riga di matita ogni due per tre, a sottolineare le frasi più importanti e i pensieri più azzeccati. Sono libri che a leggerli ci vuole un tempo giusto: né troppo in fretta, che altrimenti tutte quelle sottolineature non decantano; né troppo lentamente, perché una volta dentro alla storia, si portano il lettore in giro e lo accompagnano nelle sue incombenze quotidiane.

Domani non sarò più re, primo romanzo di Luigi Pozza pubblicato da Mimisol dopo molta poesia e musica, è uno di questi. Che il vissuto dell’autore sia fatto di poesia (ma non solo: anche di teatro) si respira pagina dopo pagina; se ne sente l’abitudine alla necessità di parole giuste, schiette e nude; se ne capisce l’allenamento alla contrazione dei pensieri in aforismi e immagini; di più: si percepisce l’amore per il racconto in immagini.

Perché di amore si tratta. Un amore universale, quello per la vita, che porta i nove protagonisti della vicenda a sapere, intimamente, che “non moriremo prima di morire davvero”. Amore e morte come archetipi, certo; ma anche come protagonisti non astratti di una storia, bella e misteriosamente luminosa.

Che è presto detta. Nove sentinelle, soldati di una guerra senza tempo – che sa di trincee in montagna d’inizio secolo, dove domina La Neve e Basta, ma contemporaneamente è guerra d’oggi, con le canzoni di Iggy Pop e i pannelli fotovoltaici – cercano in tutti i modi di portare a casa la pelle. Gli ordini del Generalissimo Merda sono quelli di tenere la posizione e rimanere nella Baracca (dove solo Santa Stufa può dare conforto); ma gli ordini che detta l’urgenza di vita sono tutti in senso opposto: disertare. E come si fa a disertare rimanendo bloccati in cima a una montagna senza cibo, senza strade per scappare che non somiglino a ghiacciatissimi tunnel della morte?

Innanzitutto esercitando il pensiero. Amando. Opponendo resistenza alla costrizione all’odio che toglie umanità all’uomo. “Abbiamo scritto, cantato, scolpito nel tentativo di non diventare quello che loro volevano, vogliono, che diventiamo: esecutori freddi della morte, senza sentimenti né emozioni, macchine dall’esistenza insignificante…”. Cefa, Mario, Elis, Telemaco, Brando, Bauco, Muffin, Zero, e persino l’Innominabile, il cui nome porta la morte, remano contro la guerra all’istupidimento e si tengono saldi alla loro umanità. Vivendo a nervi scoperti.

Certo, non senza conseguenze: vivere con consapevolezza la propria battaglia per rimanere Uomini in Vita li porta a soffrire, a domandarsi se ne valga la pena. Tant’è vero che uno di loro cede. Che il narratore, Cefa, vorrebbe “essere un po’ meno pazzo”, per non avere la coscienza di tutto il suo dolore. Che il mistero della Vita si porta via due personaggi e non li riconsegna più alla loro – e nostra – storia.

È una preghiera laica all’Essere Umano, Domani non sarò più re. Luigi Pozza si mette a nudo con forza e coraggio, proclamando il suo credo nel “cuore intelligente” dell’umanità; perché “è spiritualmente più avanzato chi sa essere felice”, e la felicità, con l’amore, rende senso a un’esistenza.

Un canto contro corrente, in tempi di solipsismi e solitudini e disillusioni sfiduciate. Un canto che si porta l’eco di serate trascorse tra amici a condividere – ma davvero, nel senso profondo di “mettere in comune” – i pensieri più importanti, i cambi di direzione, i tasselli fondamentali della vita. Come se quelle serate, e quei discorsi, si fossero bloccati nella mente e nel tempo, e fossero stati rimessi in vita sulla carta, affidati alla brigata delle Sentinelle e ai loro cuori pensanti.

E poi c’è l’ironia. Che tutto riporta con i piedi ben ancorati al suolo, e ricorda che un sorriso spezza il male, e ridimensiona l’ego. E poi c’è la musica, che accompagna le Sentinelle trasformandosi in pensiero e disseminandosi nel testo con riferimenti talvolta espliciti, talvolta nascosti. E poi c’è la fiaba, che serve da grande allegoria della Storia dell’Uomo. E poi c’è il sogno, che è il luogo del tormento e della gioia. E poi c’è il mistero, che sembra quasi una magia, ma in verità è un’ammissione di umiltà verso l’insondabile. E poi ci sono le illustrazioni di Silvia Salvagnini, che danno un volto, a questo insondabile. E poi c’è l’amore quello romantico, tra due esseri umani, che muove le speranze. E poi c’è la montagna, che è la Natura, che è la perfezione violata.

E poi…

… e poi c’è un libro prezioso, pieno di coraggio, di umanità e di bellezza.

Luigi Pozza, Domani non sarò più Re, Mimisol 2013, 389 pg, 14 euro.
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