“DOPO IL LUNGO INVERNO” DEI MODENA CITY RAMBLERS

Ad un anno dall’abbandono del carismatico leader Stefano “Cisco” Bellotti, i Modena City Ramblers, storico gruppo emiliano della scena folk italiana, tornano con un nuovo cd, intitolato “Dopo il lungo inverno”, pubblicato su etichetta Mescal e distribuito dalla Universal. I Ramblers non hanno perso tempo, l’intero album è permeato sull’idea della rinascita e lo stesso titolo non è altro che la metafora che evoca l’inizio di una nuova stagione.

La novità principale è l’ingresso di due nuove voci nel gruppo, Davide “Dudu” Morandi ed Elisabetta “Betty” Vezzani, che si sono aggiunti alla formazione storica composta da Arcangelo “Kaba” Cavazzuti (tastiere, batteria, percussioni, chitarra), Franco D’Aniello (tin whistle, flauto, trombe), Massimo Ghiacci (basso, chitarra), Francesco Moneti (chitarra, violino, mandolino), Roberto Zeno (batteria, percussioni, tastiere, mandolino), Luca Giacometti (bouzouki, mandolino, banjo, chitarra).

L’album è stato registrato tra la primavera e l’estate del 2006 nello storico Studio Esagono di Rubiera, nella campagna emiliana. Il disco, prodotto e arrangiato dall’inglese Peter Walsh (Simple Minds, Pulp, Scott Walzer, Peter Gabriel, Afro Celt Soound System), presenta atmosfere che spaziano dal folk europeo, celtico, balcanico a ritmi più propriamente latini, sudafricani e mediorientali, conditi da una sana miscela di rock e musica d’autore. L’album è stato impreziosito da collaborazioni del calibro di Terry Woods, leader indiscusso della scena folk irlandese dai primi anni settanta, la brass band macedone “Original Kokani Orkestar”, il rapper bolognese-catalano Luca Lombardo, il fisarmonicista Massimiliano Fabianelli, il quartetto d’archi “Koiné”, il trio di fiati Giardina/Bolognesi/Castagnetti, la cantante Lucia Tari, l’armonicista Enzo Ciliberti ed infine il coro delle voci bianche del teatro comunale di Modena. Ascoltando l’album non si può fare a meno di apprezzare le novità introdotte dal gruppo, che ha saputo prendere nuovi spunti da un cambiamento così importante, quale è stato l’abbandono del suo storico frontman. I testi trattano temi rivolti all’attualità politica e sociale, cui da sempre il gruppo ha mostrato una spiccata sensibilità, a temi di viaggio con suggestioni intimiste e poetiche. L’album è composto da sedici brani e tre frammenti che descrivono la parte iniziale (prologo), centrale (intermezzo), e finale (epilogo). Si parte con “Quel giorno a primavera”, che presenta un incipit allegro e festoso, ma al contempo alquanto sarcastico, per poi passare a “La musica del tempo”, in cui si possono ammirare entrambe le “nuove” voci. La canzone sembra descrivere la funzione della musica per i Ramblers, una musica che “calata nella propria epoca ne reinterpreta tutta la complessità”. Con “Oltre alla guerra e alla paura”, si assiste ad un messaggio di speranza, mentre in “Western Union, abbiamo una malinconica “zingarata”, in cui si mischiano varie lingue, dall’italiano, all’inglese, allo spagnolo. Di genere totalmente opposto è “Il paese delle meraviglie”, con le atmosfere reggae rese da Luca Lombardo, mentre con “I prati di Bismantova” e in “Nuvole lontane” si trovano dei ritmi decisamente più lenti; vengono evocati spazi aperti e fuori dal tempo, anche se ad emergere è soprattutto l’intensa interpretazione di “Betty” Vezzani. La canzone che racchiude totalmente il senso dell’album, è decisamente “Mala sirena” dedicata alla città bosniaca di “Tuzla”, e alle sue donne” (..la vita rinasce dalle tue cicatrici…”), in cui le due voci si alternano alla perfezione in un racconto che nonostante i ricordi tristi della guerra ha ben poco di malinconico.

Il risultato del nuovo lavoro dei Ramblers, seppur poco leggero, è certamente interessante, sono brani studiati e suggestivi, ogni brano è un racconto denso di richiami, dalla cultura contadina, all’attualità sociale, alle esperienze personali, che vanno ad intrecciarsi in una fitta rete.

L’album è disponibile in quattro differenti versioni di copertina (con i quattro colori delle stagioni), realizzata da Paolo De Francesco e in limited edition presso il sito della Mescal.

TRACKLIST “DOPO IL LUNGO INVERNO”
1. Dopo il lungo inverno (prologo)
2. Quel giorno a primavera
3. La musica del tempo
4. Tota la sira
5. Oltre la guerra e la paura
6. Le strade di Crawford
7. Western Union
8. Mia dolce rivoluzionaria
9. Il paese delle meraviglie
10. Dopo il lungo inverno (intermezzo)
11. I prati di di Bismantova
12. Mala sirena
13. Mama Africa
14. Risamargo
15. La stagioun di delinqueint
16. Il treno dei folli
17. Come nuvole lontane
18. Stranger in Birkenau
19. Dopo il lungo inverno (epilogo)