“DRACULA”di Bram Stoker

La figura del vampiro come specchio di una società moderna degenerata ed isterica

In un clima storico-culturale denso e ricco di innovazioni tecniche, scientifiche, antropologiche e psicanalitiche, Stoker realizza l’opera gotica per eccellenza, la quale riassume con estrema precisione le ideologie ottocentesche, consegnandoci uno specchio deformato delle generazioni future.

Questa è un’opera di fantasia che ha origini nel reale. Esistente, infatti, è il passo Borgo fra Transilvania e Bucovina, dove Johnathan Harker si reca in viaggio d’affari su commissione del misterioso e lugubre Conte Dracula, il quale è intenzionato ad acquisire alcune proprietà londinesi. Il diroccato ed oscuro castello che lo ospita, ben presto si trasforma in una prigione inespugnabile e il giovane Harker in un prigioniero sorvegliato dalle oscure forze che soggiacciono alla forza del Conte, il quale, nel frattempo, si reca per via mare nella capitale inglese.

Nel frattempo a Londra la giovane promessa sposa di Johnathan, Mina, è preoccupata sia per la sua scomparsa che per la salute dell’amica del cuore, Lucy, la quale mostra di avere i sintomi di una strana anemia. La donna viene visitata dal dottor Seward e dal suo mentore e maestro Van Helsing, che prenderanno a cuore il suo caso e se ne occuperanno con assiduità e pazienza assieme ad Arthur ,fidanzato di Lucy, e all’americano Quincey Morris: si scoprirà solo in seguito che la giovane è stata vampirizzata da una creatura Non-morta che si aggira per le strade londinesi. Saranno Van Helsing e Johnathan, che nel frattempo è riuscito a scappare dal castello del Conte e tornare a Londra, a dissuadere Mina, Seward e gli altri dall’incredulità sull’esistenza di Dracula, dando inizio ad una caccia spietata contro questa forza del Male che proseguirà nelle terre maledette dei Carpazi.
Fortemente simbolica la figura del vampiro, soprattutto in linea con le paure e le inquietudini del tempo, dove l’instaurarsi sempre più massiccia di una produzione serializzata soddisfa il bisogno di costruire una comunità di individui unita e solida, che crede nei medesimi ideali e riesce a riconoscersi in un gruppo preciso e familiare; tutto questo, d’altro canto, minaccia di soffocare per sempre l’unicità dell’uomo, a causa dell’insidiarsi di un modello di individualità condivisa da tutta la comunità costituitasi. In una società malata di duplicazione, di serializzazione delle coscienze e dell’informazione, grazie alla diffusione di strumenti che riproducono meccanicamente il reale (telegrafo, macchina da scrivere, fonografo e cinema), il vampiro ne rappresenta la speculare sembianza e la facciata degenerata: pochi anni più tardi, 1919, Freud ne “Il perturbante” dimostrerà dal punto di vista psicanalitico come la ripetizione continua e casuale possa creare inquietudine nell’uomo, soprattutto se nasce dalle ceneri di ciò che è passato o a noi familiare. Il vampiro si nutre delle sue vittime con la stessa foga del consumatore di beni materiali, e spinge le sue vittime a nutrirsi come lui: lo stesso Karl Marx ne “il Capitale” definisce il capitalismo con questa stessa immagine di perpetua e logorante diffusione del consumo/vampiro che popola la letteratura gotica. Vediamo quindi come il vampiro è insito in ciò che noi troviamo normale o noto: gli oggetti che acquistiamo e usufruiamo. Siamo di fronte ad una cultura vincolata dalla logica del consumo, dove l’amore feticista della merce ipnotizza la coscienza della gente e rende vitale ciò che non lo è, ed attraverso questa continua manipolazione si mantiene potente. Ma ipnosi, sonnambulismo, duplicazione seriale sono solo alcune delle fonti reali da cui trae origine questa fondamentale opera di fine XIX secolo, un secolo ricco di nuove teorie che smantellano le precedenti credenze illuministe e positiviste. Per cui il vampiro nasce in noi dalla nostra volontà di sognare e conferire a dei feticci importanza, dal nostro appetito malato che ci spinge a consumare e a desiderare sempre nuovi modelli da fruire ed idolatrare; attori, rockstrars, politici, uomini dello spettacolo possono essere associati a figure vampiresche inserite nel XXI secolo, testimoniando come l’attualità di questo tema esula dalla moderna connotazione essenzialmente folkloristica (non in senso dispregiativo) che spesso viene attribuito a questa figura in film o serials televisivi di successo come Buffy o Angel.

Il racconto di Stoker personaggi è narrato con la compostezza e lucidità della classe borghese professionale, l’unica che ha voce all’interno della storia e che può testimoniare l’esistenza di Dracula, dato che si basa sulle loro pagine di diario e registrazioni fonografiche. Perciò è plausibile che il vampiro possa essere una mera allucinazione schizofrenica del prototipo del consumatore medio, che nel testo non esista davvero e che non sia altro che uno specchio deformato della società borghese e dei personaggi che la popolano.

B.Stoker, Dracula,Oscar classici mondadori, Torino, 2004, 476 pagine, 6.71 euro