“Doctor Sleep” di Stephen King

L’attesissimo sequel di Shining

Nel suo nuovo romanzo Stephen King torna ad occuparsi di un suo famosissimo personaggio, l’ex bambino con la luccicanza Danny Torrance (avete presente quello sul triciclo per i corridoi del famigerato Hotel Overlook? Quello di Redrum?).

Dopo una breve introduzione che lo vede subito dopo i fatti di Shining, facciamo un salto temporale e lo ritroviamo sulla trentina, girovago e alcolizzato. Il nostro ex eroe gira gli States per sfuggire i suoi guai, vivendo di lavori saltuari ed espedienti, finché non capita nella cittadina di Cloud Gap dove decide di fermarsi. Trova lavoro in un ricovero per anziani dove, oltre a fare l’infermiere, è solito “accompagnare” i moribondi dall’altra parte, preceduto da un gatto che sembra fiutare l’arrivo della morte (un riferimento a Oscar, il famoso micio di Providence?).

Danny (ormai Dan) riesce a trovare un po’ di pace a Cloud Gap e si disintossica, tutto sembra filare liscio finché la sua strada non incrocia quella di Abra, adolescente anche lei dotata di luccicanza, braccata a causa delle sue doti da strane creature soprannaturali riunite in una sorta di congrega nota come il “Vero Nodo”. Dan è l’unico che può salvarla, e con lei salvare se stesso…
Ok, un paio di caveat: nutro un amore viscerale per Stephen King, e ho letto il libro in inglese (in Italia deve ancora uscire), per cui non sono sicura di come certe cose verranno poi tradotte nella versione italiana (per esempio il “True Knot”, il Vero Nodo letteralmente).
Detto questo, nutro anche un’istintiva diffidenza per i sequel. Se è vero che spesso ci chiediamo “che fine abbiano fatto” i personaggi che abbiamo amato, a volte penso che certe tombe non vadano scoperchiate.
Questa purtroppo sembra una di quelle volte. Lo stesso King nella postafazione ammette di essere molto diverso dal ventenne dedito all’alcol che scrisse Shining, e nonostante non sia tra quelli a cui piacciono solo i suoi primi lavori (ho amato molto romanzi come 22/11/1963 o Joyland, per citare i più recenti), la differenza si sente. Lo stile, soprattutto il ritmo, sono molto diversi e a tratti si ha l’impressione di fissare la parete di un bagno solo parzialmente rifatto, e per i cui buchi l’impresa non abbia trovato proprio le piastrelle originali, ma qualcosa di simile.

Per quanto riguarda la storia in sé, non sono sicura che mi piaccia Danny cresciuto e trasformato in antieroe, mi puzza di realismo a tutti i costi. Inoltre, certe cose secondo me sono proprio fuori dal carattere del personaggio. Un esempio su tutti, Danny che crescendo taglia i ponti con Dick Hallorann, ex cuoco dell’Overlook quasi morto per salvare Dan e sua madre, e suo mentore per lo shining. Addirittura il nostro scopre della morte di Dick su internet: non avevano una connessione? Non l’ha sentita?
Altre pecche nella trama a mio modesto parere: King la tira troppo per le lunghe e la risoluzione, come la morte dei cattivi, risultano un po’ raffazzonate e sanno un po’ di anticlimax.

Data la già citata passione per King ho cercato davvero di amare questo libro, purtroppo la scintilla non è scoccata. Un ultimo pensiero: speriamo che non ci facciano un film…