“Don Giovanni – il gioco di Narciso”

Il predatore è la preda stessa

Al 6° Festival Internazionale di Danza Contemporanea la compagnia Spellbound Dance Company propone una nuova creazione ispirata al mito plurisecolare di Don Giovanni.

Il Don Giovanni di Mauro Astolfi non è il libertino ateo e amorale che Moliére e Mozart hanno tramandato alla contemporaneità. Il personaggio in questa lettura acquisisce un nuovo volto, o per meglio dire, ne viene messo in luce un altro aspetto: lo spirito da collezionista con il quale seduce le donne che incontra nelle sue avventure.
È un Don Giovanni che risente della lettura del Marchese de Sade che si definiva un collezionista in quanto l’atto sessuale non aveva altro scopo se non il raggiungimento del piacere fisico.

Collezionismo e piacere fisico, ricercato in un connubio di amore etero e omosessuale, sono i fili conduttori del complesso e bello spettacolo di Astolfi.
Don Giovanni, Leporello e le sue conquiste – che indossano abiti-pelle macchiati di terra e di sporco, a sottolineare la nefandezza dei comportamenti sessuali – si muovono in un boudoir claustofobico, dominato da un albero-impalcatura, da un letto-lavagna (su cui verrà scritto il celeberrimo catalogo) e da alcuni specchi.
Il Seduttore osserva le prede rinchiuse in alcune scatole trasparenti o appese all’impalcatura, le scruta e sceglie la preferita.
Le donne si consolano a vicenda, lottano per la gelosia e si toccano reciprocamente, alla ricerca di quel piacere che Don Giovanni non può dare a tutte contemporaneamente.
Nel finale, dopo una lunga contemplazione alle specchio, Don Giovanni capisce che non c’è diversità tra sé e le proprie vittime. Tolti i costumi e le parrucche, predatore e prede ballano insieme poiché, il filo che li unisce, è la pulsione vitalistica nascosta sotto le vesti dell’eros.

Il balletto segue un testo drammaturgico ispirato alla tradizione, unendo una gestualità moderna con la dimensione del racconto tipico del balletto classico, di cui assume, a tratti, le movenze sulle note settecentesche di Mozart. L’apparato musicale coniuga il Settecento con la musica contemporanea, passando per Chopin, riattualizzando le diverse fonti.

Un lettura interessante, attenta, sensibile alle nuove suggestioni della danza contemporanea, ma nel contempo legata alla tradizione del mito dongiovannesco.

“DON GIOVANNI- o l’albero della carne”
prima assoluta Biennale di Venezia 28 e 29 giugno 2008
Coreografia e Regia Mauro Astolfi
Elaborazione drammaturgica e libretto Riccardo Reim
Musiche W.A. Mozart, V. Caracciolo
Musiche Originali Luca Salvadori
Scene e costumi Giuseppina Maurizi