“Dr House” – seconda stagione
La dialettica scienza/fede è al centro di uno degli episodi più emblematici della serie targata Fox, in cui il potere “taumaturgico” del medico si scontra con quello demiurgico del Creatore. Se Dio dà la vita, Gregory House è in grado di restituirla a chi vacilla nel limbo della morte. Hugh Laurie, due volte vincitore del Golden Globe, dà prova ancora una volta delle sue abilità attoriali all’interno di un medical drama che, non di rado, si trasforma in un one-man-show.
Boyde è un guaritore e crede che la scienza abbia gli “occhi bendati” di fronte al mistero della fede e al potere divino. Ma mentre invoca il Signore con le mani e lo sguardo rivolti al cielo, di fronte a una folla adorante, le sue viscere si contorcono e la macchina da presa non manca di guidarci in un viaggio surreale che cattura in dettaglio l’“invisibile”. Colto da umano dolore e improvvisamente dimentico di Dio, il giovane predicatore e chiede l’aiuto “terreno” di un medico. House è “quel” medico: cinico, irriverente, burbero ai limiti della misantropia, inseparabile dal suo bastone nonché Vicodin-dipendente. La political incorrectness di quest’uomo è tale da non indulgere mai al conformismo istituzionale, al rispetto delle regole, alla compassione verso il paziente e al buonismo compiaciuto verso il suo pubblico. Ma poco importa: le sue diagnosi non convenzionali, basate sull’acume intellettuale e su geniali intuizioni, sono immancabilmente esatte.
L’ego del dottore più famoso del piccolo schermo – è noto a chi abbia seguito almeno una puntata del medical drama, nonostante il “bizzarro” trattamento dei palinsesti Mediaset – non conosce avversari temibili con cui non possa misurarsi. Neppure quando, nell’episodio 2×19, la sfida lanciata dal giovane paziente vede contrapporsi la scienza medica, nella persona di Gregory House, a Dio.
In House contro Dio l’internista lotta per affermare il potere della “ragione”, in un susseguirsi di sintomi analizzati e diagnosi elaborate secondo il consueto metodo abduttivo, cui fanno da contraltare incredibili miracoli e guarigioni improvvise, apparentemente al di là di ogni evidenza scientifica e dell’umana comprensione. E i colpi inferti dall’uno e dall’altro sfidante lasciano via via un’immagine indelebile su quella lavagna che Davide Gherardi nel suo speciale ci ricorda essere lo “strumento indispensabile dell’elaborazione diagnostica di Gregory House”.
Umorismo corrosivo, talvolta perfino sconveniente, e sillogismi inoppugnabili sono l’impeccabile ricetta del suo charme. In questo senso, l’episodio regala allo spettatore una carrellata di battute indimenticabili: “Non ho mai capito come faccia la gente a vantarsi di credere in qualcosa senza una prova, che ci sarà di meritorio?” afferma serio House riferendosi al concetto di fede, sfuggente perché si sottrae a ogni categorizzazione teorica. Alla semplice intuizione del giovane Boyde – “Dio dice che cerchi delle scuse per restare solo” – il medico risponde in tutta franchezza: “Si può dire di chiunque non si disperi per essere accettato socialmente dal consesso civile. Cosa che puoi facilmente riscontrare in me se non sei completamente imbecille. In futuro digli di essere più preciso”. E infine, quando del paziente viene detto, in sua difesa, che non è matto ma semplicemente religioso, House sostiene: “Se tu parli con Dio sei religioso, se Dio parla con te sei malato”. Cvd: come volevasi dimostrare.
Intanto sul ring scienza e fede continuano a battersi, dividendo il pensiero dell’equipe medica e i sentimenti dei loro pazienti: cirrosi e sclerosi tuberosa, tumori e morbi di vario genere si intrecciano a disquisizioni sull’eterno; la necessità di analisi e operazioni chirurgiche si scontra con il bisogno/desiderio di credere e avere fede in un “piano superiore”. E in questa dialettica continua che ogni giorno va in scena tra le corsie di immaginario del New Jersey, il sacerdote della scienza – poco incline a vestire l’abito imposto dal suo ordine, il camice bianco – conduce la propria indagine nell’assoluta convinzione che una spiegazione esista, sempre. La “materializzazione” (nel senso letterale di riduzione a materia) della questione raggiunge il culmine quando, significativamente, è House stesso a paragonare il proprio mestiere a quello dell’investigatore: “E’ come se avessimo trovato qualcuno con la pistola in mano vicino a un cadavere. L’abbiamo arrestato senza indagare oltre. Beh, qualche volta succede di passare dove hanno sparato a qualcuno”. La diagnosi è stata effettuata e il giovane guaritore “guarito” a sua volta: in fondo trattavasi solo di herpes simplex encephalitis. Parola di House.
TITOLO ORIGINALE: House vs. God
PRIMA TV USA: 25 aprile 2006, Fox
PRIMA TV ITALIA: 8 novembre 2006, Italia 1
REGIA: John F. Showalter
SCENEGGIATURA: Doris Egan
CAST: Hugh Laurie (Gregory House), Lisa Edelstein (Lisa Cuddy), Robert Sean Leonard (James Wilson), Jennifer Morrison (Allison Cameron), Omar Epps (Eric Foreman), Jesse Spencer (Robert Chase), Thomas Dekker (Boyd), Tamara Braun (Grace).