Fuori concorso
La discesa nell’inferno urbano di un uomo che decide di estinguere il suo debito con la società passa attraverso la violenza. Un film profondamente umano, che cerca di comprendere il suo personaggio senza per questo giustificarlo. Grande interpretazione di William H. Macy.
“Sei lontano al luogo a cui appartieni” dichiara l’indovina, e da qui ha inizio la discesa di Edmond in un moderno inferno urbano, comico e terrificante allo stesso tempo. L’incontro con l’indovino mette Edmond, uno scialbo uomo d’affari, di fronte alla vacuità della sua vita e del suo matrimonio. I piagnistei della moglie per una lampada rotta dalla domestica lo spingono a fuggire dalla sua casa sicura ma noiosa, per proiettarsi nel dedalo delle strade più tetre della città. Il distacco dalla moglie lo getta in una specie di caduta libera che Edmond scambia per libertà…
La mediocrità è la madre della follia, e la violenza sembra l’unico modo per dare una svolta alla propria vita, o forse è l’atto naturale col quale l’uomo si rapporta ai suoi simili e manifesta le sue pulsioni ferine: Gordon ci accompagna nell’autodistruzione di un uomo che, nel momento in cui si trova con un coltello in mano, trova il modo per scaricare tutta la sua rabbia e il suo astio nei confronti di una società tollerante solo per conformismo. La violenza non è estetica, non è compiacimento, è il grido di aiuto di chi si sente abbandonato e vorrebbe solo comprensione e rispetto, è l’errore disperato di chi crede di poter ottenere una giustizia mai trovata attraverso il sangue. Questo fa di “Edmond” una pellicola dalla grande profondità, che poca accortezza ha portato a scambiare solo per la solita mostra di efferatezza autocompiaciuta, a giudicare dai fischi di alcuni alla proiezione stampa.
Gordon non giustifica in alcun modo i gesti estremi e inaccettabili del protagonista, magistralmente impersonato da William H. Macy, ma non dimentica la compassione che l’autore dovrebbe sempre usare nei confronti dei suoi personaggi – come ha meravigliosamente fatto Soderbergh nel suo “Bubble”. Raccontare la storia di un assassino vuol dire scavare nel suo intimo e capire le ragioni che l’hanno portato ad una simile azione, senza per questo giustificarlo. La scelta di non mostrare il corpo della donna sconvolta dalle pugnalate non fa che confermare la grande umanità con cui l’autore racconta la storia, soprattutto perché un regista dal passato horror avrebbe potuto benissimo non resistere alla tentazione di indulgere su una tale scena. E’ giusto, allora, fischiare un autore per la sua umanità?
Titolo originale: Edmond
Nazione: U.S.A.
Anno: 2005
Genere: Drammatico
Durata: 90′
Regia: Stuart GordonCast: William H. Macy, Julia Stiles, Joe Mantegna, Rebecca Pidgeon, Ling Bai, Frances Bay, Patricia Belcher
Produzione: Stuart Gordon, Chris Hanley, Molly Hassell, Duffy Hecht, Roger Kass, Mary B. McCann, Kevin Ragsdale, Lionel Mark Smith
Distribuzione: Fandango
Data di uscita: Venezia 2005