“EFFI BRIEST” DI Theodor Fontane

Vita e morte, regole e libertà

Ispirato dalla vita della baronessa Else von Ardenne, il romanzo, scritto nel 1895, è ambientato nella provincia settentrionale della Germania Guglielmina. La vicenda di cronaca riguardo un caso di adulterio che Fontane modifica sia nella conclusione che nello sviluppo, prendendolo solo come pretesto per tratteggiare un quadro della società dell’epoca.

La vicenda centrale che muove il romanzo, il tradimento di Effi, non viene in realtà raccontata, solo allusa nelle conseguenze tragiche che ne conseguono. In ogni capitolo sono incastonate delle descrizioni lunghe e particolareggiate che si soffermano su particolari di primo acchito senza significato, che alla lunga risaltano come leit-motiv dalla forte valenza allusiva se non simbolica, che a seconda dei casi assumono significati di morte o di vita. I personaggi si dividono in due categorie, in due mondi dagli opposti modi di pensare. Gli ingenui, che non si adattano alle regole della società e da cui non vengono, in maniere diverse, accettati, sono Effi stessa, che viene accusata di ateismo dalle famiglie bigotte di Kessin, Roswitha perché cattolica e Gieshübler, solo apparentemente inserito perché innocuo. Poi ci sono quelli che si attengono a tutte le convenzioni con orgoglio. A volte assumendo caratteri comici come la governante Johanna fiera della sua bellezza, o come Annuccia educata al più stretto formalismo. Altre volte cadono nel sadismo, come è il caso del barone Instetten che usa il terrore psicologico per mantenere il controllo su Effi, che proprio per reazione cadrà tra le braccia di un donnaiolo dallo spirito leggero quale è Crampas. Il contrasto tra convenzioni e libertà è proprio il nocciolo dell’opera, in cui Fontane riesce a tenersi distaccato da una aperta presa di posizione. Se da un lato è evidente la sua simpatia per Effi che viene trascinata dagli istinti della passione e per tutti quelli, come Gieshübler e Roswitha, che rientrano nel suo mondo, dall’altro attribuisce a Innstetten l’onore di un vero sviluppo e di una capacità di presa di coscienza.

Alla scoperta di un tradimento avvenuto sette anni prima, si sente obbligato di affrontare a duello quello che riteneva suo amico e che è stato per un periodo l’amante di sua moglie, perché per lui occorre ricordarsi che si fa parte di un tutto di fronte al quale dobbiamo rendere conto. Alla fine del romanzo, invece, quando si ritrova solo per aver seguito quello che riteneva le pretese del sistema, non trova più soddisfazione nella carriera e scopre che la felicità è cercare di vivere bene ogni minuto della giornata senza bruciarlo per future soddisfazioni. Una maturazione si può vedere anche in Effi, maturazione giustificata anche dalla sua età, visto che il romanzo inizia che lei è poco più di un’adolescente. La spensieratezza degli inizi alla fine, infatti, lascia il posto anche ad una capacità di comprensione e di perdono per Instetten.

Entrambi riescono, quindi, a prendere un accenno di distanza critica dalle loro convinzioni, comprendendo anche le ragioni di un diverso agire e pensare. Al lettore non rimane che meditare sull’influenza della società che, se da una parte ci può assicurare un ordine, dall’altra ci può privare della libertà.

Theodor Fontane, Romanzi, Milano, Mondadori, 2003