Quanti critici, esperti e cinefili appassionati durante un festival del cinema prendono la penna e commentano i film e i loro protagonisti scomponendoli a tuttotondo a mo’ di pittori cubisti, studiandone regia, interpretazioni e linguaggio narrativo?
Senza dubbio non mancano le letture per tutti i palati, da chi ricerca la tradizionale critica cinematografica agli assetati di rimandi a storie di attori, registi e produttori, o ai musicofili che si perdono con passione nella colonna sonora di un film.
Ed ecco che tra le varie voci festivaliere, ne esce una dal coro, e ci dà un’interpretazione inconsueta quanto attraente di dodici film visti durante la 64° Mostra del Cinema di Venezia, letti dal punto di vista psicologico, mitologico e antropologico.
Ne risulta il saggio Eros, Thanatos e cibo…al Lido di Paola Dei, scrittrice e psicologa che fa emergere significati profondi e rari in una serie di opere legate dal trait d’union dell’eros, della morte, della figura tragica dell’Eroe.
Eroe positivo come Slimane di Cous Cous, che cerca di realizzare qualcosa che riunisca la famiglia, nonostante le discussioni e le lamentele che la agitano, vuole cambiare la situazione e da solo sfida situazioni più grandi di lui continuando a correre con la sua bicicletta dietro a qualcosa che è metafora dei problemi della vita.
Eroe sofferto l’uomo Michael Clayton dell’omonimo film, e il giurato del film 12 di Nikita Mikhalkov: “primeggia nella personalità del giurato l’archetipo dell’eroe guerriero che, anziché fuggire davanti alle difficoltà, resta e combatte, metaforicamente uccide il drago e ci insegna ad affermare la nostra identità sul mondo…aiuta a combattere per ciò che nutre la mente, lo spirito, e il cuore; in questo caso una sana giustizia”.
La voglia di giustizia accomuna il protagonista russo ed americano, e la scrittrice ci offre una lettura del film Michael Clayton così originale e diversa dall’idea di legal thriller, come cammino dell’eroe alla ricerca della verità, tanto amato da molta della lettura psicoanalitica. E così il film diviene una fiaba “di magia”, scomposto in 31 aspetti durante i quali l’eroe Clayton-Clooney incontra il suo metaforico drago, scopre se stesso e va in profondità, compiendo un tragitto iniziatico.
L’autrice continua poi ad appassionare il lettore occupandosi della figura della donna, la femminilità, l’erotismo; a volte risultano indissolubilmente legati all’idea della morte fino a rendere le protagoniste dei film eroine tragiche come Wan Jiazhi in Lussuria di Ang Lee, vincitore del Leone d’oro.
Di lei si impossessa Afrodite quando meno se l’aspetta, sentimento è anche follia e rischio, e il testo tira in ballo la mitologia indù per cui l’amore si evolve secondo cinque livelli di cui il più alto è le foux, la passione, il perdersi nell’altro.
Altra follia, ma omicida in La ragazza del lago di Molaioli, dove è l’acqua l’elemento misterioso che rimanda a vecchi miti e a Jung, il grande psicanalista nato sul lago di Costanza che racconta avere iniziato a conoscere il profondo proprio iniziando dalle acque del lago.
Coinvolgente dunque questo amarcord dello scorso festival di Venezia, che testimonia “il grande fascino che il linguaggio allusivo ed onirico del cinema esercita sempre sulla psiche, sarà per i miti del passato che sopravvivono ancora al Lido”, o forse per la grande creatività che tuttora anima il Mondo dell’arte cinematografica.
Paola Dei, EROS, THANATOS E…CIBO AL LIDO, 2008, pp. 66, € 10,00.