Dopo le mostre organizzate a Roma e a Bologna anche il Museo di Santa Caterina a Treviso ospita nei suoi spazi rinascimentali la mostra sul grafico e incisore olandese Maurits Cornelis Escher (1898-1972).
Passando in rassegna le oltre 150 opere incluse nell’itinerario espositivo si ha la straordinaria possibilità di ricostruire l’intero percorso artistico di questo sorprendente protagonista dell’arte contemporanea, lasciandosi trasportare dalle sue suggestioni e facendosi incantare dalle sue visioni “impossibili”. La parte iniziale dell’esposizione mostra alcuni aspetti dell’art nouveau che hanno influenzato l’artista attraverso gli insegnamenti del maestro Jessurum De Mesquita, esponente di questa corrente. L’interessante corpus di illustrazioni contenute nel Libro XXIV Emblemata (1931) ideate da Escher per tradurre visivamente i motti latini con relativo commento in olandese inventati dallo studioso Hoogewerff, ci fa conoscere la sua abilità nel trasformare i significati nascosti delle parole in immagini. Osservando le opere successive di impianto decorativo, paesaggistico e naturalistico ci abituiamo a cogliere i riferimenti paralleli a due mondi, da un lato quello nordico e dall’altro quello italiano. L’attenzione per la resa accurata dei dettagli nei microcosmi reali o inventati che l’artista realizza con le sue creazioni deriva dalla pittura fiamminga, così come alcune figurine umane bizzarre inserite in spazi onirici e animaletti che sembrano usciti da misteriose fiabe del passato.
Numerose opere riflettono il suo legame con l’Italia ed in particolare il fascino riscontrato nelle vedute di Roma e nei paesaggi offerti dall’Italia centro-meridionale, luoghi nei quali ha viaggiato e ha vissuto . Interno di San Pietro (1935) riprende attraverso la prospettiva dall’alto, l’interno della Basilica romana gettando le basi per le future fantasie prospettiche, mentre Castrovalva (1930), Calabria (1931) e Chiostro di Monreale (1933) immortalano i paesini arroccati e scoscesi del meridione e i dettagli di architetture senza tempo. Nella serie Divisione regolare del piano (1957) dà luce agli esperimenti derivati dall’osservazione delle tassellature moresche presenti nelle pareti dell’Alhambra a Granada (visitata nel ’37), esempi di riempimento regolare del piano da cui partirà per la realizzazione delle sue opere.
Lavori come Mano con sfera riflettente (1935) e Metamorfosi III (1940) esprimono l’interesse verso le superfici riflettenti giocando con l’autoritratto sulla scia di maestri come Van Eyck e Parmigianino e la volontà di fondere tutti gli elementi immaginari e reali (natura, tassellature geometriche, paesaggio) nello straordinario concetto evocativo della metamorfosi. Dagli anni ’40 si interessa soprattutto alla resa di strutture mentali interiori sospese tra la bidimensionalità del foglio e la ricerca della tridimensionalità come in Tre sfere (1945) e Mani che disegnano (1948), attraverso la costruzione di “paradossi geometrici”.
Il percorso espositivo viene completato da una sezione dedicata all’influenza dell’universo visionario e ipnotico di Escher sulla grafica, la musica, il cinema e la computer graphic contemporanee e dalle opere di Luca Patella che ispirandosi ai lavori dada di Marcel Duchamp incarna alcuni aspetti delle creazioni impossibili dell’incisore olandese.
ESCHER
31 ottobre 2015 – 3 aprile 2016
Museo di Santa Caterina (Treviso)
Curata da Marco Bussagli e Federico Giudiceandrea
Prodotta e organizzata da Arthemisia Group
Collaborazione di M. C. Escher Foundation