“EVERYTHING MUST GO” ANCORA STEELY DAN

Circa un anno fa, sulle pagine di “Musica!”, si declamava con giubilo la possibilità di un nuovo disco a soli tre anni da “Two against nature”, che nel 2000 aveva segnato il ritorno in studio della copia Walter Becker-Donald Fagen, gli Steely Dan.

Che ciò sia da considerarsi un evento è vero per quanti conoscono il gruppo: ai più, soprattutto in Europa (visto che in America gli SD godono di un certo seguito), la notizia sarà apparsa come eccessiva. Meglio tentare di spiegare chi sia questo fantomatico duo.
Donald Fagen e Walter Becker stringono amicizia ai tempi del college, alla fine degli anni sessanta: hanno stessi gusti letterari, lo stesso black humour e le stessa passione per i vecchi dischi di jazz. Con un notevole disincanto verso il mondo del pop-rock, che li contraddistinguerà per tutta la carriera, decidono di tentare l’avventura musicale, frequentando vari gruppi e scrivendo brani per altri artisti. Nel 1971 si trasferiscono a Los Angeles (da New York) col produttore Gary Katz e con un contratto con la MCA; il disco del loro debutto “Can’t buy a thrill”, pubblicato l’anno seguente, contiene la hit “Do it again” e sembra promettere grandi successi al gruppo, ma già il disco seguente “Countdown to ecstasy”, del 1973, si allontana dal gusto più popolare. Inizia un definitivo cambiamento di rotta.
Nel 1974 si decide di non fare più concerti; ai componenti fissi del gruppo (praticamente resta il duo Fagen-Becker) si aggiungono dei session-men professionisti. Inizia così una serie di lavori in studio che concretizza l’ambizioso progetto di raggiungere una forma di musica pop al massimo della complessità strumentale, con preziosi arrangiamenti di eco jazzistico, con testi venati dal tipico umorismo newyorchese o ispirati alla fantascienza e con una perfezione del prodotto finale che ha dell’incredibile.
Le vendite, in America, sono ottime tanto che il disco del momentaneo scioglimento (“Gaucho” del 1980) entra nella Top Ten. Seguono gli anni in cui i due si dedicano a progetti solisti, come musicisti o produttori: da ricordare il disco di Fagen “The Nightfly”, giudicato il più bello del 1982.
La voglia di ritrovarsi è tanta, così nel 1993 il gruppo, con un totale di 11 elementi sul palco, scorrazza per gli USA suonando i vecchi successi. Di lì a un nuovo disco il passo è breve, anche se la gestazione è lunga: nel 2000 esce “Two against nature” che si aggiudica 4 Grammy Awards, tra cui il premio per “Miglior Disco dell’anno”.
Qualche mese fa, infine, è stato pubblicato “Everything must go”: gli SD sono ancora sulla scena, ovviamente nascosti dalle luci della ribalta, ma pronti a sfornare piccole gemme (ascoltate “Things I miss the most” e “Pixeleen”) in bilico tra il rhythm’n’blues, pop, funk e jazz.
Giubilo? Be’…sì. Visto il panorama della musica attuale c’è da essere contenti che due cinquantenni abbiano ancora voglia di lavorare.

Dischi consigliati:
-Can’t buy a thrill, MCA, 1972
-Pretzel logic, MCA, 1974
-The royal scam, MCA, 1976
-Aja, MCA, 1977
-Gaucho, MCA, 1980
-Two against nature, Giant, 2000
-Everything must go, Reprise, 2003