“Ecco” di Niccolò Fabi

Il disco italiano più bello di tutto il 2012

Il 2012 sta finendo, ed è tempo quindi di tirare un po’ le somme. Dal punto di vista musicale, non si può certo dire che sia stato un anno avaro di esperienze interessanti. Quanto a dischi italiani, i bei nomi si sono fatti sentire: da De Gregori a Guccini, da Zucchero a Jovanotti. E ancora Cesare Cremonini, Samuele Bersani, solo per citarne alcuni. Se dovessi però decretare il vincitore assoluto di questo 2012, non avrei dubbi nel dare la medaglia d’oro a Niccolò Fabi per il suo album “Ecco”. E allora soffermiamoci proprio su questo disco.

Fabi è uno che con le parole ci sa fare sul serio, e ci ha regalato un disco di una delicatezza rara. Un album prezioso e sincero, in cui emerge con prepotenza tutta la sua sensibilità. Tutto questo, riassumibile nella quarta traccia, Indipendente, certo una delle migliori dell’album: “Il musicista corteggiato/dalle sirene e le insidie dell’industria/vuole proteggere la sua arte dal mercato/la sua qualità”. E non c’è dubbio che Fabi non abbia preso alla lettera queste parole. Ne esce un album coraggioso, quindi non destinato alle vette della classifica. Ma questo ne è forse un valore aggiunto.

Si inizia subito alla grande, con Una buona idea. Le parole sono molto semplici, ma è il loro giusto accostamento a renderle speciali. Il tutto è arricchito da una musica che da una calma piatta iniziale è destinata a un ritmo sempre più incalzante. Segue Io, probabilmente uno dei pezzi meno riusciti: incedere reggae e conclusione in un coro ad opera della banda di Aradeo. Il terzo pezzo, I cerchi di gesso, è un viaggio introspettivo nell’infanzia di Niccolò, tenuto in piedi da un ritmo molto cadenzato. Segue Indipendente, di cui abbiamo parlato prima. La quinta traccia è Elementare, dedicata alla bellezza delle piccole cose. Il tutto è trasportato da una base d’archi veramente suggestiva.

Altro pezzo che non amo molto, Le cose che non abbiamo detto, con un ritmo piuttosto marcato. Quindi, il soft blues di Sedici modi di dire verde e ancora la folk Lontano da me, autentica celebrazione del viaggio, sia “fisico” che “mentale”. Ancora, Verosimile, tuffo nel British Rock. Penultimo brano, Indie, strumentale di appena 1′ e 44”, ma non per questo meno intenso del resto dell’album.
A concludere, Ecco, il pezzo che dà il titolo all’album. Ultimo atto di ribellione di fronte alla morte. Inteso come speranza, ma anche come sottomissione dignitosa. La voce di Fabi è graffiante come non mai e il suo urlo strazia prepotentemente le chitarre che lo sorreggono. Struggente.

Un album intenso, quasi in ossimoro con le musiche soft che lo accompagnano per la quasi sua interezza. Coraggioso e sincero e dettato dal grande amore di Niccolò per la musica: le registrazioni, in cui sono stati coinvolti tutti i musicisti amici storici di Fabi, sono state realizzate nello studio pugliese di Roy Paci.
E allora un ringraziamento sincero a Niccolò Fabi che, dopo quasi vent’anni di carriera e, soprattutto, dopo un recente passato così travagliato, ha ancora voglia di mettersi in gioco regalandoci perle di una bellezza così sfolgorante.

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Laura Berlinghieri
Nata a Venezia. Classe '93. Diploma al liceo scientifico-linguistico, quarto anno di Giurisprudenza all'Università di Padova e un Erasmus in Spagna. Tanti interessi: dalla scrittura alla musica, dai viaggi alla politica. Musicista per diletto e aspirante giornalista. Prime collaborazioni con Max/Gazzetta dello Sport, Radio Base e Young.it. Giornalista pubblicista. Attualmente scrivo per Spettakolo.it.