“Eresia della felicità”: affresco non-scuola per Vladimir Majakovskij

L’evento, ultima tappa del progetto della scuola asinina, è andato in scena a Marghera e Venezia

Fin dal prologo Majakovskji lo dice: questa è una novità. E lo stesso progetto di Marco Martinelli, la “Non-scuola”, pur essendo nato quasi 20 anni fa, è sempre nuovo, sempre diverso a seconda della città che gli fa da sfondo e dei ragazzi coinvolti. L’ultima tranche del progetto si è svolta tra Mestre e Venezia, con 60 studenti del liceo classico Marco Polo di Venezia, degli istituti Edison-Volta di Mestre e della scuola media Einaudi di Marghera: tre realtà completamente differenti, ma che hanno dimostrato forte coesione nelle rappresentazioni finali, al Teatro Aurora di Marghera il 30 marzo e al Teatro Goldoni di Venezia il 4 aprile..

Fin dal prologo Majakovskji lo dice: questa è una novità. E lo stesso progetto di Marco Martinelli, la “Non-scuola”, pur essendo nato quasi 20 anni fa, è sempre nuovo, sempre diverso a seconda della città che gli fa da sfondo e dei ragazzi coinvolti. L’ultima tranche del progetto si è svolta tra Mestre e Venezia, con 60 studenti del liceo classico Marco Polo di Venezia, degli istituti Edison-Volta di Mestre e della scuola media Einaudi di Marghera: tre realtà completamente differenti, ma che hanno dimostrato forte coesione nelle rappresentazioni finali, al Teatro Aurora di Marghera il 30 marzo e al Teatro Goldoni di Venezia il 4 aprile..

Lo spettacolo portato sul palco dal gruppo della Non-scuola è il Mistero Buffo di Vladimir Majakovskji, una sorta di parodia dei misteri medievali dai temi fantastici e onirici: un diluvio che spazza via l’umanità salvando solo alcuni gruppi appartenenti a strati diversi della società, che vengono portati prima all’inferno, e poi in paradiso. Ma il “nostro” Mistero Buffo nel finale – originariamente occupato dall’utopistica società comunista che avrebbe poi tradito le speranze del rivoluzionario artista – abbandona il Majakovskji drammaturgo, e chiama in causa l’adolescente che scriveva malinconiche poesie durante le permanenze in carcere, a causa del suo spirito ribelle; Martinelli scrive infatti nel suo blog su doppiozero.com ”Il futuro è nell’adolescenza, in quell’insoddisfazione per il mondo “come è”, scaturigine (a dispetto di tutti i fallimenti delle idee rivoluzionarie) delle prossime sacrosante ribellioni. Dei prossimi incendi. ”

Ogni cosa -dal testo alla scansione delle scene- è frutto di sei mesi di duro lavoro del regista insieme alle singole scuole. Ed è evidente, anche dai personaggi che i ragazzi portano sul palco, come “Eresia della felicità: affresco non-scuola per Vladimir Majakovskij” sia uno spettacolo “fatto su misura”: il mosaico di caratteri e nazionalità ricalca le peculiarità di ognuno, che siano modi di fare, lingue o semplici gesti.
Gran parte degli studenti coinvolti non ha mai recitato, ma i commenti e le testimonianze che ci hanno lasciato sono tutti positivi: “pensavo che il teatro fosse noioso, che si dovesse imparare un copione schiaffato là. Invece abbiamo scelto noi le battute da dire.” dice Ayoub El Hari, studente dell’Edison-Volta.

La non-scuola è stata scandita in diverse fasi, alcune apparentemente slegate al teatro, “giochi e attività per conoscerci, per rendere i gruppi più uniti, o per imparare a usare la voce; abbiamo poi deciso le scene, e solo verso febbraio le due scuole si sono unite e hanno iniziato a lavorare insieme”. È quello che ci spiega George sulla struttura del loro percorso.
La collaborazione tra il Marco Polo di Venezia e l’Edison-Volta di Marghera è una delle vittorie del progetto: i due tipi di ragazzi apparentemente agli antipodi (diligenti e latinisti i primi, esuberanti e pratici i secondi), se inizialmente si scrutavano timidamente e rimanevano distinti, dopo poco si sono fusi e influenzati, scambiandosi disciplina e agitazione.

Un altro aspetto positivo che i ragazzi sottolineano volentieri è il rapporto instauratosi con Marco Martinelli: “ mi aspettavo un professore, ma ora è per me un amico per cui provo molta stima”, e ancora “per quanto sia un personaggio noto e affermato, è stato bravo a trovare il giusto approccio con i ragazzi delle diverse scuole ed è diventato un punto di riferimento per loro”. Sono le parole di Lorenzo e Ida, entrambi del Marco Polo. Anche se Alina puntualizza: “Ci sono stati alti e bassi, e a volte scontri tra noi ragazzi o con Marco.” Lo stesso regista, nel suo blog, descrive l’irruenza dei ragazzi, in particolare dell’Edison-Volta: “Nel Mistero di Majakovskij, la stessa irruenza verbale che altrove genera violenza fisica qui è trasformata in gioco scenico. Per cui a uno scambio di insulti segue un abbraccio, a una sconcezza fa seguito un canto fatto insieme. Potenza del teatro!”

Battibecchi e discussioni, se ben gestiti, portano solo ad una coesione più profonda e ad una maggiore conoscenza di chi si ha di fronte, e non scoraggiano certo i ragazzi; un pensiero infatti, è condiviso all’unanimità dai giovani attori, rapiti dal fascino del teatro e da quel senso di appartenenza che il regista è riuscito a trasmettere: se potessero, ripeterebbero l’esperienza di corsa!