Esce nelle sale “Nativity”

Foto dal set del film sulla Natività girato a Matera

MATERA – In contemporanea nelle sale cinematografiche italiane e americane, il 1° dicembre, è uscito “Nativity”. La pellicola, come annunciato dal titolo, racconta la nota vicenda biblica della nascita di Gesù partendo dal primo incontro fra Maria e Giuseppe.

Al di là del tema, caro al mondo cristiano, per i lucani questo film ha un’attrattiva in più: gli esterni sono stati girati nella Città dei Sassi. Dalla metà di maggio ai primi di giugno di quest’anno, oltre un centinaio di comparse del luogo hanno animato le scenografie naturali offerte dagli antichi rioni in tufo. Sassi che, dopo Pasolini e Mel Gibson, si sono nuovamente prestati a essere l’alter ego cinematografico della Palestina dell’anno zero degli Anni Domini o dall’incarnazione di Gesù. E Matera ha celebrato l’evento Nativity con una proiezione mattutina. L’anteprima, al Cinema Comunale, è stata l’occasione per un dibattito sulla città “set naturale e patrimonio della religiosità e della storia dell’umanità”. Sono seguiti i 90 minuti della pellicola realizzata da Catherine Hardwicke, la regista divenuta famosa con lo scandaloso Thirteen.

Nativity, al contrario dell’opera prima della Hardwicke, di scandaloso non ha nulla. Per ammissione della stessa regista, anzi, è “caratterizzato per il suo realismo e fedele aderenza alla Bibbia”. Credente cristiana, Hardwicke ha affermato: “E’ stato un onore per me confrontarmi con la storia delle storie e l’ho fatto con passione, crudezza, fede e bellezza”. Un lavoro impegnativo, quello della regista che ha accettato la sfida di raccontare l’umana quotidianità di Maria e Giuseppe e la loro grandezza nell’accettare il dono del Figlio di Dio. Una nascita che ha spaccato in due il tempo della Storia. Ed ecco che anche per Nativity, come già accaduto per La Passione di Gibson, i giudizi si spaccano in due. C’è, fra i pochi che l’hanno già visto, chi ritiene che si tratti di un racconto filologicamente corretto degli accadimenti biblici e chi lo stronca come un quadretto devozionale tipico della iconografia presepiale.

Chi apprezza la scelta di far impersonare Maria a Keisha Castle-Hughes, giovanissima attrice neozelandese dai tratti somatici maori, che ha reso il personaggio dei Vangeli in maniera non banale, né addolcita e chi l’ha trovata “fredda” e antipatica nel suo non sorridere mai. Quanto alla scena madre, quella del parto (girata a San Pietro in principibus, nel parco delle chiese rupestri), anche qui c’è chi ne ha apprezzato la verosimiglianza e chi si è “irritato” al “raggio divino”, e molto hollywoodiano, che scende sulla grotta a benedire la nascita. Questi, però, sono i pareri di critici e di un pubblico scelto che ha visto il film domenica in Vaticano. Dal 1° dicembre, invece, Nativity sarà della gente e, a loro, spetta l’ultima parola.

FOTO A CURA DI MARCO FANUZZI