Eugenio Prati fra Scapigliatura e Simbolismo

In mostra a Palazzo delle Albere a Trento

Al Mart di Rovereto continua ad essere riservata l’indagine e la valorizzazione di artisti di rilievo internazionale capaci di portare avanti il discorso sull’arte contemporanea ; alla sua appendice trentina, Palazzo delle Albere, spetta invece il compito di valorizzare talenti ignoti ai più, di nascita e cultura riconducibili all’ambito locale.

Proseguendo in questa feconda collaborazione, il Museo delle Albere ha inaugurato il 5 dicembre la mostra Eugenio Prati (1842 – 1907) fra Scapigliatura e Simbolismo che avrà termine il 25 aprile 2010.

Nato a Caldonazzo (Val Sugana) nel 1842, Eugenio Prati vanta una carriera artistica di tutto rispetto (Parigi, Monaco di Baviera, Berlino, Venezia) Apprezzato in vita da pubblico e critica, presente in numerose rassegne d’arte internazionali di prestigio, Prati muore nei primi anni del ‘900 (1907) e subisce il destino degli artisti minori, citato e conosciuto da specialisti, amorevolmente custodito dagli eredi delle sue opere, scompare, per il resto, dalla ribalta pubblica. Ora Trento viole farlo conoscere ed apprezzare anche dai contemporanei.
Inizia la carriera artistica con dipinti veristi -anedottici. Soggetti storici, bozzetti, scene di vita quotidiana vengono rappresentati con grande precisione fotografica riconoscendosi, l’artista, nel classico immortale dettato aristotelico che imponeva di dipingere il soggetto con precisione di disegno e totale corrispondenza al reale e fatto proprio dal suo primo maestro dell’Accademia di Venezia, Pietro Selvatico.
I temi della sua terra gli ispirano scene arcadiche, interpretate con grande sensibilità, restando tuttavia nel solco della tradizione accademica. I fermenti rivoluzionari della Scapigliatura, le dirompenti novità degli Ipressionisti, le evoluzioni di Gauguin, Van Gogh e Cezanne non gli sono ignoti e vive con disagio il suo persistere in toni e poetiche che sente sorpassati. Ecco quindi fra i vari “ismi” che si susseguono in questo frenetico cammino dell’arte, si riconosce nel simbolismo magico di stampo francese anche se, forse inconsciamente, in questo suo evolversi pittorico, a guidarlo è soprattutto l’opera del grande contemporaneo Giovanni Segantini.

La Mostra trentina illustra con taglio scientifico e interessanti documentazioni non solo pittoriche ma anche documentali il suo intero percorso artistico. Si vedono quindi i suoi primi quadri realisti, pastorali, in cui anticipa i rapporti controluce e il suo interesse verso l’umile quotidianità del mondo contadino-montanaro.

Magnici esempi del suo simbolismo magico si susseguono dalla Pioggia d’oro (1888), la Cascata di rose (1892) che immettono forme e contenuti simbolisti assieme a una ricerca di luce visionaria, al Favretto al liston nel quale la luce si muove in flussi caldi e vaporosi, alle visioni lagunari dove acqua e persone sfumano in colori lirici.. Nella tela solitudine è protagonista “l’anima” che assorbe la poetica simbolista wagneriana. La tecnica dello sfumato avvolge il dettato pittorico in evocazioni commosse e meditative nei quadri testamento Consummatum est (1906) e Cristo e la Maddalena (1904).
La presenza di cinque dipinti del tutto inediti (appartenuti alla famiglia Bossi-Fedigrotti) avvalorano la scrupolosa ricerca dei curatori Gabriella Belli, Alberto Pattini, Alessandra Tiddia

Mart, Palazzo delle Albere – Trento
dal 5 dicembre 2009 al 25 aprile 2010
Via R. da Sanseverino, 45, 38100 Trento
numero verde 800 – 397760
ORARI: Martedì – domenica 10 – 18 – Lunedì chiuso