Un tentativo di recupero e rivalutazione del film di Barbara Albert “Falling”. Nonostante la bocciatura da parte della critica. Ad uso e consumo dei cinefili amanti dei “noiosi” film europei.
Falling/Fallen, l’ultimo lungometraggio scritto e diretto dalla viennese Barbara Albert, in concorso alla 63a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è certamente un film senza sbalzi, caratterizzato da lunghi silenzi ed artifici retorici essenziali. Aspetti che certo non rendono la visione particolarmente godibile ma che però sono, volutamente ricercati. Perché funzionali al messaggio che l’opera vuole trasmettere.
La trama, nella sua semplicità, permette di realizzare un implacabile confronto con i sogni che le protagoniste nutrivano nel loro passato ed il loro presente in cui c’è poco spazio per le illusioni.
Cinque amiche, tutte single, che hanno da poco passato la trentina – Nina (Nina Proll), Brigitte (Birgit Minichmayr), Alex (Ursula Strauss), Nicole (Gabriela Hegedüs)e Carmen (Kathrin Resetarits) – si ritrovano infatti dopo quattordici anni in Austria, nella loro cittadina natale, per partecipare al funerale di un professore. Dopo la cerimonia, non senza difficoltà, si rompe il gelo tra loro e le ex compagne di classe e di lotta e le giovani donne incominciano a raccontarsi le proprie vicende personali. Ricche di amarezze e di insuccessi, piuttosto che di momenti di felicità.
Queste donne, che non sembrano avere più speranze in cui porre fiducia, si rendono conto così che gli ideali della loro dorata e irresponsabile gioventù sono stati volontariamente e scientificamente distrutti. Da tutte, tranne che dalla sola Brigitte, tenacemente aggrappata alle proprie illusioni, ma che proprio per questo è tra tutte la più triste. Per le altre, sopprimerli è stato un riflesso condizionato, una questione di sopravvivenza per resistere al grigiore ed alle delusioni del quotidiano. Le aspirazioni della gioventù sono però indimenticate: c’é ancora molta voglia di libertà, ma non di una libertà qualsiasi, della libertà incoscente di quegli anni.
Un ulteriore aspetto da salvare è la recitazione. Sono infatti ottime le interpretazioni delle protagoniste, tutte piuttosto famose in Austria. Interpretazioni che fanno trasparire ciò che del personaggio era importante trasmettere: le debolezza ed un sottile sentimento d’angoscia, che non le abbandonerà durante tutto il film.
Ci sono poi scelte musicali davvero interessanti e coraggiose: le numerose canzoni in tedesco che compongono la colonna sonora non sono certo facilmente spendibili nel mercato internazionale. Ed è un peccato che in Italia non si ponga la traduzione dei testi delle canzoni in sovrimpressione: alcune scene sarebbero arricchite di nuovi significati.
Ma la cosa che più colpisce del lungometraggio di Barbara Albert è l’impressione che dà: quella di trovarsi di fronte alla nuda realtà. Un realismo, ottenuto anche attraverso un uso non invasivo della macchina da presa, per il quale ciò che viene narrato può divenire in un attimo squallido, inutile, banale. Per il quale anche un gesto dal fortissimo valore simbolico, come quello di bruciare un velo da sposa, viene lasciato cadere dalla regista senza particolari sottolineature. Un gesto che, nella realtà, vale per quel che è: un movimento di un avambraccio. Chi invece ne vorrà intendere il significato, si sforzerà di elaborare le proprie riflessioni.
Perché Falling è un film che, per piacere, chiede un contributo allo spettatore.
Falling
Titolo originale: Fallen
Nazione: Austria
Anno: 2006
Genere: Drammatico
Durata: 90’
Regia: Barbara Albert
Sito ufficiale: www.falling-themovie.com
Cast: Nina Proll, Birgit Minichmayr, Gabriela Hegedüs, Ursula Strauss, Kathrin Resetarits, Ina Strnad, Georg Friedrich, Angelika Niedetzky
Produzione: Coop 99
Distribuzione: Lady Film
Data di uscita: Venezia 2006