Il genio compositivo del cantautore siciliano torna a splendere con tutta la sua forza nell’ultimo album: un percorso di resistenza in dieci tappe per difenderci dai mali della nostra epoca.
Il ritorno di Franco Battiato non poteva essere più esaltante.
A tre anni di distanza dall’ultima raccolta di inediti, Ferro Battuto, ecco apparire Dieci Stratagemmi: dieci piccoli gioielli per un album quantomai intenso ed ispirato.
Il titolo del lavoro è tratto da I 36 Stratagemmi, antico saggio cinese di strategia militare. Una scelta che suona già come una denuncia: dobbiamo imparare a difenderci da questo tempo e dalle sue violenze, dal delirio dei potenti che ci tengono in pugno.
Torna lo stile inconfondibile di Battiato, con il suo mix complesso e sapiente di sonorità, che spaziano dal rock alle atmosfere etniche, dal classico al pop all’elettronico, in un equilibrio incredibilmente perfetto.
Torna quella poesia criptica ed esplosiva, densa di ermetismi, da sempre cara al cantautore.
Ma tornano soprattutto la denuncia e la passione civile di Povera Patria, cantate con estrema eleganza (Le Aquile Non Volano A Stormi, splendido brano dalle atmosfere orientali, tratto da un’antica poesia cinese: inno al coraggio di “volare da soli” e denuncia contro i pericoli della massificazione) o fatte esplodere in angosciose confusioni sonore di parlato e suoni elettronici (la durissima invettiva di Ermeneutica: “Eiacula precocemente l’impero / gli stati servi s’inchinano a quella scimmia del presidente / si ammazza il cattivo / si inventano democrazie) che ci riportano alle atmosfere di Shock In My Town.
Così Battiato sfoga la sua insofferenza, capace come pochi altri di non smarrire la poesia.
Album visionario e suggestivo, dalla scrittura a tratti irrequieta e febbrile, Dieci Stratagemmi è un viaggio breve (insolitamente contenuta la durata del cd, di appena 35 minuti) e a perdifiato, sospeso come sempre tra le miserie e le passioni del mondo terreno e la tensione ideale verso qualcosa di più alto, alla ricerca di un indizio “che finalmente ci metta / nel mezzo di una verità”.
Battiato ci offre una riflessione profonda e disincantata su se stesso, l’attualità, la religione e la storia, reinventandosi continuamente in un disco che abbraccia e fonde tutti gli elementi sonori e i motivi che da sempre hanno ispirato la sua opera: un gioco poliedrico di archi, synth e suoni distorti, una scrittura complessa, uno sguardo spesso amaro, ma anche impertinente e divertito, un collage polilinguistico di aforismi e citazioni.
La bellezza dei testi deve molto all’inseparabile amico e filosofo Manlio Sgalambro, che presta anche la voce all’intenso La Porta Dello Spavento Supremo, ultimo stratagemma, in cui la morte assume la forma di un delicatissimo lied.
Preziosa anche la collaborazione di Cristina Scabbia dei Lacuna Coil, per I’m That, brano con cui Battiato risponde a chi lo accusa di appartenere a questa o a quella parte politica o religiosa, rivendicando la sua essenza di artista, sacerdote di quella sola “religione delle note” che è la musica.
Fondamentale il contributo di Maurizio Arcieri e Christina Moser dei Krisma per Odore Di Polvere Da Sparo, Apparenza E Realtà e 23 Coppie Di Cromosomi: atmosfere sonore diverse, che variano dal pop anni ’80 alla techno dance a un incedere isterico di suoni graffianti, o abrasivi, come suggerisce la carta vetrata nella foto di copertina dell’album.
In tutto questo trovano spazio le atmosfere più distese di Tra Sesso E Castità, brano di apertura che è una riflessione sul tempo passato e sulla propria condizione di uomo, combattuto come sempre tra passioni terrene e desiderio di elevazione spirituale. E prendono forma i paesaggi irreali di Fortezza Bastiani, e i colori tenui di Conforto Alla Vita, un invito ad essere “forte e sereno anche nei giorni dell’avverso fato”.
E’ così che Battiato ci insegna ad “attraversare il mare per ingannare il cielo”.
Sito ufficiale dell’artista: www.battiato.it