Falstaff nell’adattamento e regia di De Rosa dà spazio all’innovazione senza convincere

Bravo Giuseppe Battiston, incantevoli le scene di Simone Mannino

Sir John Falstaff è un personaggio shakespeariano che appare nell’Enrico IV e nelle Allegre comari di Windsor per poi essere nominato nell’Enrico V. Quella di Falstaff è una figura essenzialmente comica che non tarda a rivelare la sua vis drammatica. E’ la perfetta sintesi di quella commistione dei generi frequente nella produzione teatrale del drammaturgo inglese. E’ ispirato a sir John Oldcastle, il militare che guidò le milizie inglesi durante la Guerra dei cent’anni e che fu poi ucciso sotto il regno di Enrico V, In una taverna bordello di Eastcheap il tempo si ferma, si chiudono le porte in faccia alla morte e si celebra la liturgia dell’amore per la vita, nei suoi aspetti viscerali. Non c’è spazio per la sofferenza nella casa dei piaceri della carne. Il corpo è più importante dell’anima, e va onorato, ci ricorda il soldato Falstaff, grasso, spaccone e fanfarone, lui che di carne addosso ne ha molta. Sa cos’è la gioia l’istrione Falstaff, conosce l’amicizia, la dissoluzione, la disobbedienza, la vertigine della libertà. Insegna alla sua brigata di amici e al pubblico il piacere del ridere e del deridere, del cibo, del vino e del sesso. Gioca con la vita e con le parole il buffone Falstaff, incarnato da un Giuseppe Battiston a suo agio nella parte, anzi nelle due parti di Falstaff ed Enrico IV, corpo e mente, figlio e padre, decadenza e rigore, vizio e virtù. A suo agio nel caos di una rappresentazione che tenta di fondere tradizione e innovazione, ma lo fa in maniera incerta e non convincente. Shakespeare, la Lettera al Padre di Kafka, Così parlò Zarathustra di Nietzsche, il libretto di Arrigo Boito per Giuseppe Verdi, la sceneggiatura di Belli e Dannati di Gus Van Sant. Un testo disseminato di citazioni che ci guidano su sentieri già conosciuti e non ci dicono nulla di nuovo. Una mescolanza affascinante nelle intenzioni ma che sul palco appare frammentata, spesso noiosa e di cui si fatica a seguire un filo conduttore dai contorni incerti. Incantevole la scenografia di Simone Mannino, a ricreare la morbidezza voluttuosa del bordello, che si alzerà ad incombere sul grigio desolato e le linee taglienti dell’ultima scena, quando alla morte del padre il principe Hal, un tempo compagno di sbronze di Falstaff, diviene re Enrico V e rinnega la loro passata amicizia. Splendidi i movimenti scenici pensati da Francesco Manetti, una danza continua dei personaggi sul palco e i costumi, curati come la scenografia da Simone Mannino, contemporanei e antichi allo stesso tempo, a vestire personaggi che sembrano usciti da un’opera rock, delle grosse protesi a ricreare ventri enormi, esibiti simboli del piacere terreno, lo stesso che dovrebbe regalarci la visione di uno spettacolo teatrale.

Falstaff da Enrico IV / Enrico V
_ di William Shakespeare
_ traduzione Nadia Fusini
_ Con Giuseppe Battiston, Gennaro Di Colandrea, Giovanni Franzoni, Gi/ovanni Ludeno, Martina Polla, Andrea Sorrentino, Annamaria Troisi, Elisabetta Valgoi, Marco Vergani
_ regia e adattamento Andrea De Rosa
_ scene e costumi Simone Mannino
_ luci Pasquale Mari
_ suono Hubert Westkemper
_ movimenti scenici Francesco Manetti
_ produzione Fondazione Teatro Stabile di Torino / E.R.T. Emilia Romagna Teatro Fondazione
Le date della tourneè
_ 5 – 9 novembre 2014 | Teatro Toniolo – Mestre
_ 11 – 16 novembre 2014 | Teatro della Corte – Genova
_ 18 – 19 novembre 2014 | Reggio Emilia – Teatro Valli
_ 26 – 30 novembre 2014 | Teatro Storchi – Modena
_ 4 – 7 dicembre 2014 | Arena del Sole – Bologna
_ 9 – 10 dicembre 2014 | Teatro Accademico – Castelfranco Veneto
_ 12 – 13 dicembre 2014 | Teatro Comunale – Vicenza
_ 18 – 21 dicembre 2014 | Teatro delle Muse – Ancona
_ 6 – 11 gennaio 2015 | Teatro alla Pergola – Firenze