Fuori Concorso
Nelle lande ghiacciate dell’estremo Nord del mondo, Saiva e la giovane Anja sono le uniche sopravvissute di una tribù di cacciatori sterminata dall’uomo occidentale per interessi economici. Le due donne sfuggono di conseguenza al mondo civilizzato e conducono una vita ritirata e piena di sacrifici, finché un giorno non si presenta davanti alla loro tenda Loki, un fuggiasco come loro. La vita dei tre cambierà radicalmente ed avrà una evoluzione altamente tragica.
L’inglese di origini indiane Asif Kapadia è considerato uno dei più talentuosi e promettenti registi britannici della sua generazione ed è al suo terzo lungometraggio: ha esordito sulla lunga distanza nel 2001 con un film “indiano di samurai”, Warrior, che ha ricevuto diversi premi ed ha goduto di notevole eco critica, mentre con il suo secondo The Return si è iscritto nella folla (in verità poco invidiabile) dei creatori di horror-thriller hollywoodiani con starlette televisive di secondo piano (protagonista ne era la Sarah Michelle Gellar di Buffy l’ammazavampiri). Con questo Far North prova le corde intimiste che gli suggerisce un racconto di Sara Maitland ambientato ai confini del mondo civilizzato.
La parola civiltà è proprio il termine di paragone o, se si vuole, la pietra dello scandalo attorno al quale gira la storia: l’orgogliosa Saiva è costretta a vivere ai limiti di uno stile primordiale proprio a causa della malvagità dell’uomo bianco/civilizzato, che ha sterminato i suoi simili e rischia di privarla anche della piccola pace privata che si è creata nascondendosi in una tenda con un’altra giovane sopravissuta. Il racconto di partenza non fa sconti, e Kapadia sfrutta al meglio l’ambientazione naturale artica che gli offre paesaggi gelidi e severi e si impone in modo inevitabile nella scarna e funzionale fotografia di Roman Osin.
La parola è limitata al massimo, si odono giusto riecheggiare il russo degli spietati invasori (soldati a caccia di ricchezze naturali) e i parchi dialoghi fra le due donne in perenne fuga esistenziale. Sembra che la scelta di vita radicale della solitudine possa almeno essere ripagata con una pacata, per quanto dura, sopravvivenza. Ma purtroppo nessun uomo (o meglio: nessuna donna) è un’isola e l’isolamento è appunto impossibile: l’intruso, il terzo incomodo, o comunque l’elemento che rompe l’illusorio equilibrio femminile, è interpretato da Sean Bean (Boromir ne Il signore degli anelli), a sua volta in fuga dalle brutture del mondo e da spietati inseguitori. Con il suo arrivo inaspettato si ripresentano con prepotenza le passioni sopite dei sensi e la polarità uomo-donna si addensa in una fin ad allora insospettabile rivalità amorosa: Saiva è in realtà una donna ferina perseguitata dal proprio destino e la rovina dell’instabile “famiglia” è inevitabile quando l’uomo dà la propria preferenza alla più giovane Anja.
Il tutto è giocato con stile rigoroso nel confronto paradossale fra il gelo dell’ambiente naturale e il calore anche eccessivo, quasi primitivo, delle passioni di questi esseri ai limiti dell’umanità moderna. Kapadia utilizza toni secchi ed essenziali, con tratti di naturalismo che non scadono quasi mai in compiacimenti orrorifici, ma che non nascondono mai la durezza dell’esistenza umana nella sua declinazione estrema; una storia di drammatico fatalismo fra i ghiacci che vede certamente fra le sue maggiori qualità la presenza silente di Michelle Yeoh (La tigre e il dragone di Ang Lee) e l’utilizzo scaltro, ma non volgare delle scenografie naturali.
Titolo originale: Far North
Nazione: Gran Bretagna, Francia
Anno: 2007
Genere: Drammatico
Durata: 89′
Regia: Asif KapadiaCast: Michelle Yeoh, Sean Bean, Michelle Krusiec, Sophie Wu, Gary Pillai, Sven Henriksen, Bjarne Østerud, Per Egil Aske
Produzione: The Bureau, Celluloid Dreams, Dreamachine, Film Four, Ingenious Film Partners, PJB Picture Company
Distribuzione:
Data di uscita: Venezia 2007