“Father and Son” con Claudio Bisio

Al teatro Colosseo di Torino dal 19 al 20 gennaio

Claudio Bisio ha portato in scena un lungo monologo al Teatro Colosseo di Torino, il titolo è “Father and Son”. Lo spettacolo nasce dall’adattamento teatrale del recente testo di Michele Serra “Gli sdraiati” cucito insieme a brani di “Breviario comico” pubblicato nel 2011.

Il titolo è preso a prestito dalla conosciutissima canzone di Cat Stevens, “Father e Son” – i sinceri e spassionati consigli di un vecchio e sereno padre al proprio figlio – costantemente accennata nel corso dello spettacolo dalla chitarra e dal violino, giovani e affiatati, che accompagnano Bisio sul palco, e poi definitivamente suonata per intero, con energia, al termine della pièce.

Lo spettacolo ha il pregio di saper emozionare; per la sincerità dei sentimenti paterni e per l’abilità e la piacevolezza della scrittura; diverte grazie alle divagazioni surreali di cui è ricca la prosa di Serra e al sarcasmo, all’ironia – molto milanese – di cui è condito il testo. Molte parti si assomigliano nella struttura: sono rapidi ragionamenti che terminano con una battuta ad effetto, una qualche deduzione conclusiva che ha un effetto comico: “Ci sono giorni in cui la città sembra muoversi come se fosse un unico organismo e anche tu, figlio mio, ti svegli insieme alla città…peccato che la città sia Sidney e a Milano siano le nove di sera”. Riesce a commuovere nella parte finale, nel racconto efficace della camminata in montagna compiuta da padre e figlio – tanto agognata dal primo quanto regolarmente evitata dal secondo – che riesce a creare un’immagine intensa e profonda della relazione tra le due figure.

Bisio a tratti ragiona tra sé, a tratti si rivolge direttamente agli spettatori, recita con abilità e generosità. Sembra cercare di scorgere, oltre le luci puntate sul palcoscenico, le reazioni del pubblico, di comprendere quali sono le parti più apprezzate, per insistere su di esse e tentare di svilupparle ulteriormente. Il comodo posto in seconda fila permette di notare quei dettagli che altrimenti sfuggirebbero, è il caso del feeling naturale che si coglie sincero tra attori e musicisti sul palco.

Destinatari dello spettacolo sono i padri, i genitori, più in generale. Le parole di Bisio rappresentano esclusivamente il loro punto di vista, dal quale, spesso, l’universo del figlio appare misterioso e insondabile; la figura del padre è alla costante ricerca delle forze profonde che agiscono sotto le pieghe di quei comportamenti che risultano all’occhio paterno ridicoli e nichilisti. Ma tra gli esiti di questa valida ricerca, il filo che cuce i vari brani dello spettacolo, come un riflesso in uno specchio, per brevi tratti, compare, preziosissima, anche l’immagine del padre stesso. Lo troviamo intento a leggere il giornale in una casa di villeggiatura, smanioso di portare il proprio figlio a fare una passeggiata in montagna, impegnato a dileggiare con minuzia i commessi di un negozio di abbigliamento, quasi sempre solo, mai accompagnato da una figura femminile, mai inserito in un gruppo. Sotto forme diverse, potremmo dire forse più raffinate, si rivela in lui, cioè, quel distacco, quella mancanza di empatia, quell’assenza di adesione, di partecipazione che egli stesso riconosce essere i tratti che caratterizzano la personalità del proprio figlio, distantissimo da ogni interesse per la vita politica, sempre impegnato a distrarsi. Si scopre così una vicinanza inaspettata tra padre e figlio. Incapaci di comunicare tra loro, distanti, forse non sono alla fine così diversi.
_ E allora, con queste lenti nuove, possiamo tentare una lettura nuova della scena della montagna. La montagna non è più solo il luogo del raccoglimento, della fatica. Diventa il luogo della fuga, dell’allontanamento sistematico dalla città, dalla vita comune. E, proseguendo in quest’ottica, l’immagine del padre che vede il proprio figlio camminare sicuro sul sentiero di montagna, non è più l’immagine di un figlio che cammina sicuro nel proprio futuro. O meglio, lo è nella misura in cui la fuga si può considerare una risposta accettabile; nella misura in cui la montagna non è più il luogo dove cercare le risposte ma la risposta stessa. Non si tratta più di una sfida alla montagna, ma di una corsa insieme verso la salvezza. Una corsa già compiuta mille volte, con altri strumenti da entrambi, con l’ironia e l’immaginazione surreale del padre, con la musica e le serie tv del figlio.
_ Se così fosse, allora, la sfida vera per entrambi non può essere quella di compiere per l’ennesima volta ancora un’altra fuga, ma di compiere il percorso esattamente inverso, scendere dalla montagna per affrontare l’impatto con le storture e le impurità della città.

ispirato a “Gli sdraiati” e “Breviario comico” di Michele Serra
_ con Claudio Bisio
_ scene e costumi Guido Fiorato
_ luci Aldo Mantovani
_ regia Giorgio Gallione
_ durata 1 ora e mezza circa