Se la realtà non è sufficiente a raccogliere la vita, basta aprire una casa vuota, rifugiarsi in un ombra. Riflettere in uno specchio i propri silenzi. Aguzzare la vista per scorgerne uno sguardo che somigli ai nostri vuoti.
Tae Suk vive di casa in casa. In assenza dei legittimi proprietari vi si insedia. Non ruba niente, e il suo passaggio lascia tracce impercettibili. L’ombra della sua solitudine lo segue ovunque. Inganna il tempo e se stesso rabberciando ciò che trova: un orologio fermo, uno stereo rotto, una bilancia mal bilanciata. Tae Suk vive la sua vita guardando le vite degli altri. Prendendone possesso.
Un giorno, in una lussuosa villa, incontra Sun Hwa, ragazza affascinante e dallo sguardo triste, maltrattata dal marito. Il ferro tre, una mazza da golf, farà da collante al loro legame. I due fuggono insieme, dopo aver trovato, nel silenzio, la complicità che li unisce.
Nelle case vuote fotografano fotografie, vivono altre vite. Si inseriscono nei ritratti. Ammiccano con lo sguardo senza mai parlarsi. Si sfiorano i piedi, scivolano l’uno nell’altro, si stringono in un letto in atteggiamenti simbiotici ed essenziali alla loro esistenza.
Kim Ki Duk torna, dopo “Primavera, estate, autunno, inverno e ancora primavera”, in un film che commuove e lascia spogli e inermi davanti alle nostre certezze: come una casa vuota, che aspetta qualcuno che la riempia di attenzioni, restituendole un’identità sbiadita. In un mescolarsi di vite e di ricordi. E’ intimista ed essenziale, un film splendido, un capolavoro assoluto di un maestro koreano. E basta questo a rendere unico il suo sguardo sull’esistenza: poetico, onirico, mistico, mentre racconta della vita e del suo contrario. Il resto è immaginazione. E cinema d’alta classe.
Ferro3 – La casa vuota
Titolo originale: Binjip
Nazione: Corea del sud
Anno: 2004
Genere: Drammatico
Durata: 95′
Regia: Kim Ki-duk
Cast: Seoung-yeon Lee, Hee Jae
Produzione: Kim Ki-duk
Distribuzione: Mikado
Data di uscita: Venezia 2004
05 Dicembre 2004 (cinema)