Mercoledì 12 ottobre
– Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian ore 11.00
Maestri della scenografia contemporanea: Jim Clayburgh
– Teatro Fondamenta Nuove ore 13.00
Young Italian Brunch – La nuova creazione scenica italiana
Teatropersona
a u r e
– Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian ore 17.00
Incontro con Jan Fabre
Moderatore Antonio Audino
– Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian ore 18.30
Incontro con Jan Lauwers
Moderatore Andrea Porcheddu
– Teatro alle Tese ore 19.00 e 21.30
Sportivo Teatral (Argentina)
El Box di Ricardo Bartís – prima italiana
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Ci sono scenografi che nella nostra memoria formano “coppia fissa” con i loro registi, tanto gli spazi disegnati e reinventati dai primi hanno esaltato e a volte determinato le messe in scena degli altri. Così, il nome dell’americano Jim Clayburgh è immancabilmente legato ad un gruppo di culto del teatro newyorchese degli anni ‘80, The Wooster Group, fortemente influenzato dalla tecnica cinematografica, fatta di montaggio e giustapposizione di frammenti di diversa origine e dell’utilizzo marcato dell’immagine. Clayburgh ne costituisce il nucleo originario, insieme alla regista Elizabeth LeCompte e a Spalding Gray; a loro si aggiungeranno Willem Dafoe, Peyton Smith, Kate Valk, Ron Vawter. Dopo la lunga esperienza con la compagnia americana, che lo vede impegnato in pressoché tutti i lavori del gruppo dal 1976 al 1998, Clayburgh ha collaborato con le migliori compagnie di danza belghe, da Rosas a Ultima Vez di Wim Vandekeybus, da Pierre Droulers a Michèle Anne De Mey. Per la sezione dedicata ai grandi Maestri della scenografia contemporanea, Jim Clayburgh terrà una conferenza nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian alle 11.00 (ingresso libero) dando il via alla terza giornata del 41. Festival del Teatro della Biennale di Venezia.
La giornata offre poi il tradizionale “brunch” con le compagnie italiane al Teatro Fondamenta Nuove (ore 13.00). E’ la volta di Teatropersona, i cui spettacoli trovano spesso fonte letteraria: Beckett, Proust, Schulz. Il nuovo spettacolo presentato, Aure, conclude infatti una trilogia del silenzio e della memoria ispirato alle Recherche proustiana, di cui si respira l’atmosfera onirica. Banditi storia e personaggi, ci sono solo figure e un luogo, ispirato alla pittura rarefatta del danese Vilhelm Hammershøi, ai suoi interni silenziosi, fatto di oggetti quotidiani, immobili e vibranti.
Il consueto incontro con i grandi artisti invitati al festival dal direttore Rigola avrà per protagonista – sempre alle 17.00 nella Sala delle Colonne di Ca’ Giustinian e con traduzione simultanea – Jan Fabre. A condurre l’incontro, a ingresso libero, sarà il critico di teatro del Sole 24 Ore Antonio Audino.
In serata doppia replica – alle 19.00 e alle 21.30 al Teatro alle Tese – per la prima italiana di El Box dell’attore, regista e drammaturgo argentino Ricardo Bartís, autore di opere che hanno rivoluzionato la scena iberica imponendolo come padre riconosciuto di tanto teatro di ricerca. Le scene dello spettacolo sono state costruite in loco grazie a un laboratorio con gli allievi del corso in Scienze e Tecniche del Teatro dell’Università Iuav, occasione per cimentaris con il palcoscenico professionale imparando “come si fa a costruire una scenografia”.
Con questo spettacolo Bartís completa una trilogia che ha per soggetto il mondo sportivo – Trilogía deportiva: la pesca, il calcio – di cui da bravo argentino è un tifoso appassionato – e ora il pugilato, uno sport che in passato ha goduto di grande popolarità, regalando tanti eroi all’immaginario collettivo. Perché lo sport? Perché, dice Bartís, “c’è bisogno di mitologia, di un racconto eroico da cui partire”; perché il teatro “dovrebbe risvegliare la stessa passione di una partita di calcio”; perché lo sport è un gioco in cui “i partecipanti accettano le regole, esattamente come il teatro è un’esperienza con le sue proprie leggi”; perché, infine, lo sport come lo spettacolo è la metafora di un Paese, della società. Così con El Box, lo sport è lo sfondo, l’occasione per interrogarsi – come dichiarano le note di programma – sulla storia dell’Argentina. Lo spettacolo si svolge in una vecchia palestra di pugilato a Temperley, nella cintura metropolitana di Buenos Aires, estrema periferia. María Amelia detta “La Piñata”, un’allusione a come dava i pugni da adolescente, quando le donne facevano ben altro, prepara i festeggiamenti per il suo cinquantesimo compleanno. Ha conosciuto periodi di ricchezza e di glorie sportive e spera che la festa le possa far ritrovare quell’energia che le dava il ring. La accompagna suo marito Aníbal, ex-cronista sportivo e giornalista radiofonico, il quale non vede di buon occhio questa smisurata ansia di festeggiamenti. Ma la festa degenera… I grandi miti del pugilato, da Nicolino Loche a Mohamed Alí, la religione, il sacrificio, l’offerta rimbalzano tra i guantoni e gli esercizi di pugilato. Come dice “La Piñata”: “in un mondo dove ci è stata tolta ogni energia, ogni forza, un bel pugno in bocca è l’unico passaporto alla consapevolezza”. E’ nella solitudine di un pugile, di questa donna che passa la vita schivando i colpi e combattendo, che conosce solo la violenza e vive una vita di resistenza, perché “il dolore fortifica” ed è il passaporto per il successo, che Bartís ritrae un’intera società.
Per informazioni e prevendite Viva Ticket tel. 892424; www.labiennale.org