40. Festival Internazionale del Teatro

Presentazione del programma che si svolgerà a Venezia dal 20 febbraio all'8 marzo 2009

Gli spettacoli del 40. Festival Internazionale del Teatro – che si svolgerà a Venezia a ridosso del Carnevale dal 20 febbraio all’8 marzo – completano il progetto, articolato in due anni, che il settore Teatro della Biennale di Venezia, diretto da Maurizio Scaparro, dedica al tema del Mediterraneo.

Molti degli spettacoli del Festival, infatti, sono il risultato della prima parte del progetto Mediterraneo, e cioè, del Laboratorio Internazionale del Teatro, che per tutto il mese di novembre ha dato vita a diversi “cantieri d’arte”, dove Maestri della scena e nomi di spicco del pensiero internazionale si sono incontrati con studenti, allievi attori, studiosi interessati a conoscere meglio le vie della creazione scenica per farne un mezzo di comprensione e convivenza. All’incrocio di una cultura che è latina, araba ed ebraica assieme, La Biennale di Venezia si offre ancora una volta come porto ideale, punto franco della contemporaneità e di una complessa richiesta di nuovi traguardi di vita.

Il Consiglio di Amministrazione della Biennale di Venezia, su proposta del Direttore Maurizio Scaparro, ha attribuito il Leone d’oro alla carriera a Irene Papas, “una delle più note artiste europee – come recita la motivazione – che in 50 anni di carriera si è misurata in ruoli femminili importanti in teatro e nel cinema (molti della tragedia classica), diventando per tutto il mondo portavoce e simbolo della cultura mediterranea, l’incarnazione stessa della forza tragica greca”. Il riconoscimento verrà conferito a Irene Papas venerdì 20 febbraio alle ore 18.00 al Teatro Piccolo Arsenale di Venezia, in occasione dell’inaugurazione del 40. Festival Internazionale del Teatro.

La serata del 20 febbraio si apre poi contemporaneamente a Venezia e Mestre con due spettacoli: un singolare esperimento tra il vaudeville e l’operetta di Bernard de Zogheb, Le sorelle Brontë (Teatro Goldoni, ore 20.30), di cui gli ideatori Stefano Valanzuolo e Davide Livermore avevano dato un saggio nel corso del Laboratorio Internazionale del Teatro, e la libera versione di un classico goldoniano, Argelino servidor de dos amos (Arlecchino servitore di due padroni), in cui lo “zanni” diventa un immigrato magrebino, realizzato da una delle formazioni teatrali più innovative della scena contemporanea spagnola, il Teatro de la Abadîa di Madrid diretto da Andrés Lima (Teatro Toniolo di Mestre, ore 20.30).

Ancora a cavallo tra teatro e musica si svolge L’impresario delle Smirne (21 febbraio, Teatro Goldoni, ore 20.30): una versione che nella regia di Luca De Fusco si ispira a Nino Rota – con le musiche che il compositore scrisse per l’edizione del ’57 di Visconti – e al mondo dei personaggi dei primi film di Fellini. Così Orlando (22 febbraio, Teatro Fondamenta Nuove, ore 20.30), tratto dal celebre romanzo di Virginia Woolf e interpretato dal regista Stefano Pagin come un’allegoria dell’amore e dell’artista, si avvale di musiche composte per l’occasione da Gabriella Zen, seguendo la falsariga dei mutamenti di Orlando nelle varie epoche. Sulla lingua del Metastasio, che con le sue opere fece dell’italiano la lingua del teatro, si basa invece il lavoro condotto da Lorenzo Salveti con gli allievi attori dell’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico di Roma: L’impresario delle Canarie, un viaggio fantastico che dalla Grecia porta alle Canarie, da Roma antica ai siti di un’Arcadia situata tra isole e boschi fatati, fino a giungere ad un harem tutto cinese (22 febbraio, Teatro G. Poli, ore 16.00).
Otello veste i panni della Commedia dell’Arte nella versione che della celebre tragedia shakespeariana dà una delle compagnie più applaudite di Venezia, l’affiatato gruppo Pantakin, guidato da Michele Modesto Casarin (24 febbraio, Teatro Toniolo di Mestre, ore 20.30). Da Shakespeare si passa al padre della commedia satirica con Ploutos di Aristofane (24 febbraio, Teatro Aurora di Marghera, ore 18.00), nella versione scenica di Massimo Popolizio, attore d’elezione per Ronconi e qui alla sua prima prova registica, impegnato con attori professionisti e altri scelti nel territorio laziale e veneto dopo un seminario al Laboratorio Internazionale del Teatro.

Di teatro, musica, danza si compone S’ard, danzatori delle stelle, un’evocazione, tra mito e leggenda, delle origini e della storia della civiltà sarda realizzata da Marco Parodi seguendo la traccia narrativa di Sergio Atzeni, complici il musicista Gavino Murgia e lo scultore Pinuccio Sciola (24 febbraio, Teatro Goldoni, ore 20.30). Da una Sardegna mitologica alle terre balcaniche, divise tra passato e futuro: Winter Gardens è dedicato dal regista Nikita Milivojevic alla generazione perduta negli anni della guerra, quando più di 700.000 giovani serbi si rifugiarono all’estero (25 febbraio, Teatro Piccolo Arsenale, ore 18.00). Coprodotto dalla Biennale con Berliner Festspiele e Bitef, Winter Gardens è parte di un ampio progetto sostenuto dal Programma Cultura dell’Unione Europea (European Network of Performing Arts – ENPARTS. Dalle sponde del Mediterraneo africano arriva invece una delle più importanti istituzioni culturali del Marocco, il Teatro Nazionale Mohamed V, per la prima volta alla Biennale di Venezia con Bladi mon pays, storia di immigrazione clandestina, scritto e diretto da Driss Rokh, figura di riferimento del teatro ma anche del cinema marocchino.

Nella Napoli dei bombardamenti alleati e dell’occupazione tedesca del ’43, un momento cruciale della nostra storia, ci riporta invece il testo di un autore controverso come Erri De Luca: Morso di luna nuova, messo in scena con la sapienza registica di Giancarlo Sepe (27 febbraio, Teatro Fondamenta Nuove, ore 20.30).

Alberto Savinio riconduce a interni borghesi il mito del grande viaggiatore greco con Capitano Ulisse, che il regista Giuseppe Emiliani, dopo un seminario tenuto nel corso del Laboratorio Internazionale del Teatro di novembre, ripropone alle scene ora in forma di spettacolo definitivo con Antonio Salines, Virgilio Zernitz e Vanessa Gravina (28 febbraio, Teatro Goldoni, ore 20.30).

Nel programma del 40. Festival Internazionale del Teatro anche i bambini saranno protagonisti: dal Cultur Centre di Jenin, in Cisgiordania, 15 bambini di età compresa tra i 10 e i 13 anni sono creatori e interpreti, sotto la guida del Gruppo Ponte Radio, di Nero Inferno, un lavoro che utilizza la pittura dal vivo come strumento di comunicazione per svelare il mondo visto dai bambini e creare ponti dove sembrano esserci solo divisioni (1 marzo, Teatro Piccolo Arsenale, ore 16.00).
Un excursus nella mitologia mediterranea, dove il mito “si trova e si perde, si costruisce e si sfalda” è al centro del nuovo spettacolo di Giorgio Marini Il giavellotto dalla punta d’oro (3 marzo, Teatro Fondamenta Nuove, ore 20.30), tratto dal testo inedito di Roberto Calasso in cui si raccontano i travestimenti di Procri, Minosse e Cefalo in un multiforme scambio dei ruoli tra cacciatore e preda. Da fonti ugualmente letterarie prende corpo Midrash/Hicayát, trasposizione teatrale – per la regia di Salvino Raco – del racconto-saggio di Predrag Matvejevic Breviario mediterraneo, un viaggio da una sponda all’altra del Mare Nostrum attraverso uno zibaldone di parole chiave ed oggetti della vita quotidiana diventato un cult (5 marzo, Teatro G. Poli, ore 18.00). Come Savinio traccia il profilo di un moderno Ulisse, anche l’indimenticato scrittore e intellettale Enzo Siciliano affronta un episodio del leggendario personaggio omerico riscrivendo Il Ciclope di Euripide (6 marzo, Teatro G. Poli), di cui firma la regia il figlio Francesco Siciliano.

Tra mito e contemporaneità si svolge anche la ricerca di Antonino Varvarà, leader dell’Associazione Questa Nave di Marghera, che presenta Mare mio, fra glorie di antichi eroi e storie minime di moderni, disperati naviganti (6 marzo, Teatro Aurora di Marghera, ore 20.30). È nell’eroina di Sofocle, Antigone, che il Teatro del Lemming, compagnia dal linguaggio personalissimo fondato sulla sensorialità dell’attore, riconosce il paradigma della cultura e della civiltà mediterranea; lo spettacolo del Lemming nasce da una prassi laboratoriale che ha trovato spazio nel Laboratorio Internazionale del Teatro e viene presentato ora nella versione definitiva (7 marzo, Teatro Fondamenta Nuove, ore 18.00).

Si torna, infine, a una “napoletanità europea” con Uscita di emergenza, messo in scena da Giancarlo Sammartano, con Lello Arena, e scritto da Manlio Santanelli, l’autore che all’inizio degli anni Ottanta inaugura la felice stagione della nuova drammaturgia napoletana, inserendola in un contesto europeo con la sua vena paradossale in cui si riverberano echi del teatro dell’assurdo (7 marzo, Teatro Malibran, ore 18.00).

Conclude questo percorso mediterraneo Polvere di Bagdad diretto Maurizio Scaparro, avviato nel corso del Laboratorio, e ora presentato in veste definitva con l’adattamento drammaturgico di Adonis e Massimo Ranieri protagonista. A Bagdad la strada dei librai è stata distrutta dalle bombe. Frammenti di libri, fogli sparsi per l’aria, detriti di macerie, polvere, eco di spari. “Pronunciamo spesso il nome di questa città, ma a nessuno viene più in mente Sherazade, oppure Simbad, i giardini fioriti, gli straordinari racconti di una civiltà antica – dice Scaparro. Vengono in mente solo le parole guerra e distruzione. Polvere di Bagdad è la storia del recupero dei sogni, dei racconti, delle musiche, delle parole scritte nelle varie lingue del mondo (anche Shakespeare era molto letto a Bagdad): è la storia di una speranza” conclude Scaparro.

Gli spettacoli del 40. Festival Internazionale del Teatro si svolgeranno in molti luoghi della città di Venezia, coinvolgendo Mestre, Marghera e Treviso: dai teatri storici – Goldoni e Malibran – alle realtà più vivaci della città – il Teatro Fondamenta Nuove – alle sedi universitarie – Teatro Giovanni Poli Santa Marta; dai luoghi della Biennale all’Arsenale con il Teatro Piccolo Arsenale fino al Teatro Toniolo di Mestre e al Teatro Aurora di Marghera.

La Regione del Veneto è partner di programma per il Teatro, rinnovando un rapporto iniziato in occasione delle manifestazioni goldoniane e riconoscendo a quest’attività della Biennale la capacità di saper guardare a Venezia e al mondo.

Anche le collaborazioni con il Comune di Venezia, la Fondazione Teatro La Fenice, il Teatro Stabile del Veneto, collaudate da diversi anni, trovano nuovo alimento nella condivisione di alcuni degli spettacoli del 40. Festival Internazionale del Teatro.

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