“Funuke, Show Some Love You Losers!” di Yoshida Daihachi

L’elogio della normalità dietro a stranezze, cattiverie e bizzarrie di una famiglia giapponese

Dopo la morte tragica dei genitori, a vivere in una piccola casa di uno sperduto paesino del Giappone rurale rimangono la giovane Kyomi, il cupo e solitario fratello Shinji e la moglie di quest’ultimo, Machiko, strana e amabile casalinga, venuta dalla città di Tokyo apposta per sposarsi e creare una famiglia. A scombinare il già precario equilibrio di casa, ci pensa Sumika, la sorella maggiore, sensuale e capricciosa giovane dalle smanie da attrice e dalle voglie di ninfomane ambiziosa e senza scrupoli. Il suo ritorno a casa, dopo quattro anni di assenza, travolgerà tutto e tutti. E i segreti dei vari componenti del gruppo saranno svelati senza pensare alle drammatiche conseguenze.

Sumika è bella, magra, inconsapevolmente affascinante. Vittima della sua stessa bellezza, che le preclude un’onesta visione della realtà, visto che il centro della sua attenzione è rivolta solo ed esclusivamente a se stessa, Sumika è una vedova nera dalle sembianze umane. Lo specchio, la moda e i vestiti sono gli strumenti di questa dama vanesia che rivela vacuità e superficialità degne di una valletta televisiva nostrana. A fare la differenza interviene l’audacia delle sue movenze: dal rapporto incestuoso con il fratellastro alle torture vendicative nei confronti della sorella, colpevole di aver sfruttato un litigio con il padre per pubblicare un manga horror che le aveva rovinato la reputazione.

L’equilibrio tra narcisismo, potere seduttore e cattiveria violenta la trasformano in una vampira contemporanea, perfetta interprete fumettistica (sarà la sorellina minore a ritrarla in un manga cruento e rabbioso che diventerà la sua fortuna). Accanto a lei, regina indiscussa di tutti i legami della famiglia in questione, si scambiano emozioni e si svelano segreti il fratello Shinji, Kyomi e soprattutto Machiko (interpretata da una splendida Nagasaku Hiromi, che con questo ruolo da non protagonista, si è guadagnata tantissimi premi dei festival giapponesi). Quest’ultima rotola per terra, costruisce orribili pupazzi di feltro, con fili e bottoni avanzati, e patisce in silenzio le pene dei suoi coinquilini che non la rispettano perché la considerano troppo ingenua e infantile.

Un gruppo di persone in difficoltà con la gestione dei rapporti con gli altri. Così come I Tenenbaum americani hanno dato il via a un filone cinematografico fatto di giovani e non giovani emarginati, nerd fieri di esserlo, anche in Giappone si sta diffondendo la tendenza a raccontare le vicende di famiglie bizzarre e stralunate, artistoidi e stravolti protagonisti di avventure che, all’apparenza, non hanno nulla di normale. La bellezza di Funuke, show some love you losers! si dimostra nel saper gestire argomenti drammatici (coltellate gratuite, relazioni amorose trasgressive, suicidi e ricatti morali) con la leggerezza dell’ironia, strumento raffinato raro da incontrare. La riuscita del film si vede anche sul piano delle immagini surreali (la rappresentazione manga di una delle scene finali è sorprendentemente bella da vedere) che, seppur a effetto, riescono a non scadere in uno stile troppo artefatto o fine a se stesso. I disegni animati sono solo intermezzi grafici che spezzano la narrazione per equilibrare il dramma con frammenti di comicità riflessiva. Un prodotto che intrattiene ma che vuole far pensare. Un omaggio alla normalità per dire quanto sia difficile e arduo comunicare con gli altri senza diventare conformisti o mediocri qualunquisti abitanti del mondo. Dietro ai vestiti e ai gusti strani si nascondono, in fondo, solamente persone normali.

Regia: Yoshida Daihachi
Anno: 2007
Durata: 112’
Stato: Giappone