Mescolando humour e serietà, innocenza e saggezza, un poeta musicista africano utilizza il linguaggio evocativo del mito e delle favole per raccontare la nascita dell’Universo e delle stelle, l’inizio infuocato del nostro pianeta e l’apparizione della vita sulla terra… ma è una storia vera, la storia di tutti noi. Ci parla del tempo, della materia, della nascita, dell’amore e della morte. Gli animali sono i protagonisti principali di questa Genesi fiammeggiante moderna e senza tempo. Dopo sei anni passati sul film, ecco la seconda opera degli scrittori-registi di Microcosmos.
Perché un africano dovrebbe raccontare la genesi della vita? Questa è una delle prime domande che ci si chiede vedendo il nuovo lavoro degli autori di Microcosmos. La risposta è semplice. Tuttora nel continente africano rimane viva la tradizione legata all’oralità e ai racconti e, nello stesso tempo,
molti antropologi e studiosi considerano l’Africa come la culla della civiltà. Per questi motivi il narratore è come se rappresentasse tutti noi e si interroga su questioni che, usualmente, diamo per scontate. Facendo questo, scopre molti legami con gli animali e la materia inanimata che ci mostrano “naturalmente” le regole della vita.
Il punto in comune rispetto al lavoro precedente è la volontà di partire da qualcosa di banale per arrivare allo straordinario mantenendo uno sguardo infantile. I due registi confessano un grandissimo amore nei confronti degli animali al punto che questi ultimi sono “trattati” come veri e propri interpreti del film. Nei titoli di coda vediamo comparire, in ordine di apparizione, le rane rosse del Madagascar, il perioftlamo (un pesce che cammina), la rana cornuta dell’Argentina o la danza d’amore dei cavallucci marini. Questo forte interesse non è, però, circoscritto alla loro vita e alle loro abitudini. Si sfiorano continuamente i confini di una sfera simbolico-metaforica in modo da solleticare la nascita di quesiti e dubbi che riguardano noi stessi in maniera diretta. L’intero lavoro è costruito cercando di spingere lo spettatore a meravigliarsi di qualcosa che ritiene normale o, peggio ancora, banale. La metafora è il linguaggio per eccellenza della narrazione. Le nozioni complesse sono state tradotte in un linguaggio accessibile a tutti. Per questo il modo di esprimersi del narratore non è scientifico, né pomposo. Utilizza la metafora per spiegare il “complicato” senza assumere le vesti di un “Signor So Tutto” ma piuttosto quelle di un saggio che racconta ciò che sa sul Mondo, sull’Universo, sull’Uomo.
Sei anni sono stati impiegati per la realizzazione della pellicola. Più di tre il tempo speso per le riprese avvenute in tre luoghi differenti: Madagascar, Galapagos e Islanda. Due anni utilizzati per scrivere i testi e stabilire l’ordine delle scene e la scelta degli interpreti. Sia Nuridsany che Pérennou hanno lavorato come se il loro prodotto fosse un lungometraggio e non un documentario. L’uomo fa, semplicemente, da sfondo.
Tecnicamente, il film è sbalorditivo. Il girato è stato fatto per intero con una macchina da presa. La materia è la protagonista principale del film, assieme agli animali. Alcune scene (come quelle che riguardano la materia) sono state ricostruite in studio in un piccolo teatro costruito in proporzione alla taglia del loro cast. Si è filmato utilizzando un particolare sistema (Motion Control) progettato e costruito specificatamente per questo progetto, in maniera tale da poter ottenere un senso del movimento più fluido. Sia la materia che gli animali sono stati colti nel vivo della loro imprevedibilità che ha dato al film un buon livello di poeticità. Gli effetti speciali completamente assenti. Questo perché, a detta di entrambi, le alte tecnologie non sono ancora in grado di riproporre fedelmente i dettagli e le particolarità fisiche di alcuni animali.
Genesis, infine, riesce molto bene in un intento difficile da raggiungere. Trasmettere allo spettatore un vero e proprio senso di responsabilità sul destino del nostro pianeta e di noi tutti. Sebbene consideriamo essenziale la protezione del pianeta e i diritti degli animali, non ci consideriamo mai parte attiva o capaci di fare qualcosa. Vedendo questo lavoro si avverte, realmente, un sentimento di continuità tra l’uomo e gli animali, tra la vita e la cosiddetta materia inanimata. Siamo parte integrante di questo meccanismo fino in fondo. Non è un caso che il poeta-narratore dica ad un certo punto: “Un giorno restituirò alla terra questa materia di cui sono fatto…”.
Titolo originale: Genesis
Nazione: Francia, Italia
Anno: 2004
Genere: Documentario
Durata: 80′
Regia: Claude Nuridsany, Marie Pérennou
Sito ufficiale: www.genesis-lefilm.com
Produzione: Les Films Alain Sarde, Les Films de la Véranda , R.T.I.Distribuzione: Lucky Red