“GENESIS” di Claude Nuridsany e Marie Pérennou

Il racconto della vita

Un griot, ovvero un poeta-musicista africano (Sotigui Kouyaté), utilizza il linguaggio evocativo del mito e delle favole per raccontare la nascita dell’universo e delle stelle, l’inizio del nostro pianeta e l’apparizione della vita sulla terra fino al mistero della morte. Egli parla del tempo, della materia e delle sue trasformazioni eleggendo a protagonista il regno animale, mezzo per parlare di noi e del nostro passaggio sulla Terra.

Dopo circa otto anni dal successo internazionale di ‘Microcosmos’, Nurisdany e Pérennou tornano ad esplorare il mondo naturale delle piante e degli animali per raccontarci il grande mistero della vita. Questa volta però il confine si allarga: dal piccolo pezzetto di prato del primo film si viaggia attraverso l’intero pianeta disarmando lo spettatore di fronte alle bellezze dell’Islanda, del Madagascar, della Polinesia e delle isole Galapagos. E a partire dall’incredibile perioftalmo, ovvero un pesce che cammina, si possono osservare da vicino innumerevoli forme di vita dalle sembianze più originali. Ad accompagnare le immagini è la voce (purtroppo non quella originale) di un vecchio poeta-musicista africano, Sotigui Kouyaté, forse una delle presenze africane più importanti nel cinema e teatro internazionali, già visto nel ‘Te nel deserto’ di Bertolucci, nel ‘Golem’ di Gitai ma anche ne la ‘Genèse’ di Oumar Sissoko, altro grande nome del continente nero.

I segreti dell’universo e delle stelle, il grande enigma dell’apparizione della vita e delle trasformazioni della materia fino al gioco della seduzione e il rituale della lotta ci vengono narrate attraverso la forma del racconto di Kouyatè: così la formazione delle zampe si spiega con il desiderio dei pesci di esplorare il regno terrestre, e la forza di gravità è talmente crudele per cui il corpo si è dovuto dotare di una struttura ossea. Il processo vitale ci viene quindi reso come “una forma di lotta contro il tempo che resta sempre uguale sebbene la materia di cui è fatto si rinnovi costantemente”…arrendersi a questa lotta significa raggiungere la vecchiaia ma soprattutto un’indispensabile forma di saggezza di fronte all’ineluttabilità della morte.

Quest’ultima è forse la metafora più efficace di questa pellicola il cui testo non riesce però ad aggiungere nulla di più ai mille racconti che abbiamo letto sui libri di scuola o ascoltato in qualche documentario per l’infanzia.

Nonostante la visione del film sia un’esperienza senza pari – la rana toro che esce dal fango! La danza d’amore dei cavallucci marini! Il serpente mangiatore di uova! – la narrazione di Kouyatè purtroppo spezza il trasporto senza riuscire a fornire valore aggiunto all’immagine. Microcosmos funzionava proprio perché si esperiva in diretta il miracolo della natura, questa sublimata dall’architettura sinfonica di Coulais, senza necessitare del filtro della parola che inevitabilmente ingabbia l’immaginazione.

Forse Nurisdany e Perennou hanno voluto affrontare un’impresa un po’ troppo al di fuori delle loro reciproche formazioni di biologi senza accorgersi dell’altezza che avevano già raggiunto con quell’esperimento del ’96 che, proprio in quanto tale, rimane unico.

Titolo originale: Genesis
Nazione: Francia, Italia
Anno: 2004
Genere: Documentario
Durata: 80’
Regia: Claude Nuridsany, Marie Pérennou
Sito ufficiale: www.genesis-lefilm.com
Produzione: Les Films Alain Sarde, Les Films de la Véranda , R.T.I.
Distribuzione: Lucky Red