Reduce dal successo alla Mostra di Venezia e al Festival di Toronto, Giuseppe Tornatore fa tappa a Torino e racconta la storia di un film personale, in cui passione e memoria – ma anche dolore e sacrificio – scrivono un poema per immagini.
Tappa torinese per [Giuseppe Tornatore -> http://www.nonsolocinema.com/tag/Tornatore-Giuseppe?id_secteur=2] e [Francesco Scianna -> http://www.nonsolocinema.com/tag/Scianna-Francesco], rispettivamente regista e attore protagonista di [Baarìa -> http://www.nonsolocinema.com/BAARIA-DI-GIUSEPPE-TORNATORE_17855.html]. E’ appena arrivata la notizia della [candidatura come film italiano agli Oscar 2010 -> http://www.nonsolocinema.com/Baaria-candidato-italiano-agli_18222.html] che corona il grande successo della prima settimana di programmazione nelle sale.
NSC: Baarìa rappresenterà l’Italia agli Oscar. Lei si aspetta lo stesso successo italiano anche all’estero?
La notizia è giunta proprio mentre mi accingevo ad arrivare qui a Torino. Ne sono felice e per me sarebbe già una grande soddisfazione arrivare nella cinquina finale. Abbiamo appena avuto un grande successo al festival di Toronto, dove il pubblico di addetti ai lavori – e non solo – ha seguito il film con grande entusiasmo. Il film è stato già prevenduto in tutti i paesi del mondo e nelle proiezioni fatte per i distributori internazionali ha suscitato grandissimo interesse. Questi due elementi ci fanno ben sperare. Essendo un film che parla molto di questioni italiane si può pensare che all’estero non interessi. La struttura narrativa è complessa, ma il racconto è semplice e popolare, una storia che commuove. Tra pochi giorni saremo a Tokyo e in altri festival internazionali, lo chiedono in molti, ma ciò che ci lascia ben sperare è proprio lo straordinario successo di pubblico in Italia e a Toronto.
NSC: che effetto le ha fatto girare nella sua città natale, Bagheria?
Un effetto straordinario. Quando arrivavo sul set mi aspettavo che da un momento all’altro uscisse il fornaio che conoscevo, il barista amico mio, il tabaccaio. Mi sembrava di rivederli tutti. E’ stata per me una esperienza profonda e importante, che è andata oltre il fare un film; è stato rivivere un tempo, un clima, un reincontrare i compagni della mia vita che non vedevo più e alcuni dei quali non ci sono più.
NSC: Lei ha scritto che percorrendo avanti e indietro le poche centinaia di metri di Corso Umberto I, a Bagheria, “potevi imparare ciò che il mondo non ti avrebbe mai insegnato”. Lei cosa ha imparato, da piccolo, correndo in quei metri?
Tutto. Ho imparato tutto. Ho imparato che si commette un grande errore a credere che il bene sia tutto da una parte e il male tutto dall’altra. Ho imparato a capire che non bisogna mai dare per scontato nulla nella vita. A godere della fortuna, ma a essere diffidente nei confronti della fortuna. Ho imparato a non addolorarmi troppo per i fatti tragici perché a volte la tragedia nasconde un risvolto che può essere positivo. Ho imparato a stare sempre in guardia, perché la vita ha una struttura narrativa che nessun grande sceneggiatore saprebbe inventare e ti può dare sorprese quando meno te lo aspetti. (sorride) Ho imparato molte cose passeggiando avanti e indietro nel corso Umberto del mio paese.
NSC: Due giovani attori, molto bravi ma non ancora famosi, sono i protagonisti di Baarìa. Perché questa scelta?
La scelta è venuta fuori lavorando e lavorando. All’inizio speravamo di trovare due giovani attori che avessero le caratteristiche che servivano, ma che fossero già importanti. Un film così impegnativo ha bisogno di nomi di traino. Non avendoli trovati, abbiamo cominciato a guardarci intorno nel mondo dei giovani attori alle prime armi. Francesco Scianna si è rivelato subito un attore navigato, pur avendo fatto pochissimo. Per il personaggio femminile è stato più difficile. La selezione è stata lunga e ciclicamente mi tornava l’immagine del volto di Margaret Madè, questa ragazza che aveva l’età giusta e il fatto di essere siciliana, ma non aveva fatto niente per affidarle un personaggio così complesso e impegnativo. Così le ho chiesto di venire senza trucco, e ho scoperto che aveva la bellezza che cercavo. Allora le ho chiesto di sospendere la sua attività di modella, di fare decine e decine di prove: invecchiamento, recitazione, ringiovanimento, trucco, portamento, gestualità, dialetto, recitazione… Volevo capire se avesse un carattere forte abbastanza per affrontare tutto questo. E lei ha mostrato una determinazione importante. E’ stato questo a convincermi a investire su di lei. Alla fine ho fatto una prova a tutti e due insieme e la chimica tra loro è stata molto convincente.
NSC: Il suo film sembra in certe sequenze sospeso tra passato e futuro. Che ruolo gioca la memoria in Baarìa?
Volevo ricordare e volevo che il film facesse pensare a quanto si è perso nel nostro Paese da quando la politica è sfiducia, corruzione, mancanza di progetti. Invito a utilizzare la memoria come elemento e spinta di riflessione per usarne i valori nel nostro presente, proiettandoli verso il nostro futuro, in funzione del futuro. Quello che ho elaborato nella mia memoria sono le esperienze con personaggi che ho conosciuto, un omaggio al mio paese che vuole anche essere un invito a trovare negli elementi semplici della vita di un paese il senso complessivo del nostro vivere. Il film si svolge a Baaria, ma l’eco della storia ufficiale è sempre presente. Mi auguro che questa storia possa anche avviare elementi di riflessioni sul nostro rapporto con la politica. La lettura del film non sta nella parola autobiografia. E’ più che autobiografico: la maggior parte dei fatti realmente accaduti li ho trasfigurati e tutto ciò che ho inventato è come se fosse vero perché dentro c’è me stesso. L’elemento più autobiografico è nella sequenza che spiega come è nato il mio sogno per il cinema, una sequenza cui tengo moltissimo, nella quale il protagonista porta il figlio di cinque anni al cinema.
E’ anche una storia d’amore, la storia di una famiglia, che noi raccontiamo nel volgere di mezzo secolo, nell’inseguire le passioni, la politica – uno dei temi più importanti del film. La politica è una linea che lega quasi tutto, compresi gli episodi della vita quotidiana e privata.
Baarìa è un film fatto con tanta passione, con grande sacrificio perché è costato non solo molti soldi, ma anche tanto dolore, fatica, sacrificio personale. Questo sì. E’ il mio film più personale e sincero, in cui ho investito più che in qualsiasi altro film, mettendo in gioco tutto me stesso.
Foto a cura di Ada Guglielmino Copyright © NonSoloCinema.com – Ada Guglielmino