“Guerra di trincea: a volte vinci, a volte perdi. Se vuoi un amico, prendi un cane.”
È una delle tante interpretazioni che Gordon Gekko proclama, ispirandosi all’ “Arte della guerra” di Sun Tzu.
_ Ma chi è Gordon Gekko? Un mito? Forse.
_ Distribuito nel 1987 – una vita fa: insomma Sean Penn e Madonna stavano ancora insieme e i computer erano cassapanche con terribili schermi neri e led verdi – Wall Street è un film ancora oggi attuale. La storia narrava la vicenda dello yuppie Bud Fox, un giovane intermediario finanziario interpretato da Charlie Sheen che, spinto dall’ambizione e dal desiderio di affermarsi nel mondo della finanza, veniva corrotto dal potente e brillante speculatore Gordon Gekko, interpretato da Michael Douglas.
_ 2008: Gekko, dopo aver scontato una pena in prigione, ritorna, ma è cambiato?
Gordon Gekko e Michael Douglas sono inscindibili. Il successo di un personaggio come Gekko è anche merito artistico della forte impronta personale da parte dell’attore nato del distretto di New York. Douglas, per paradosso, ha fatto amare il lato peggiore della Borsa, quello che avrebbe dovuto essere odiato: Gekko, con la sua aria sexy, spavaldamente sfacciata dello scalatore di Wall Street, del self made man, sinonimo di denaro e di potere.
Wall Street ha creato un impatto nel mondo finanziario e ha influenzato le persone che vi lavoravano, spingendole a comportarsi e vestirsi in un certo modo. I giovani operatori di Wall Street avevano elevato a icona lo stile Gekko: dai capelli pettinati all’indietro alle bretelle.
Non per nulla Douglas (oggi sessantaseienne in lotta contro un cancro che speriamo annienti con la stessa decisione di Gekko) si portò a casa un Oscar per la sua interpretazione snob e realistica.
Alla recente conferenza stampa, che si è tenuta a Roma, per la presentazione del nuovo Wall Street – Il denaro non dorme mai, Stone ha riconosciuto l’essenzialità della bravura di Douglas nell’aver reso e nel rendere Gordon Gekko sempre attuale.
“Realizzando Wall Street, volevo concretamente vedere la guerra in atto qui da noi, vale a dire la guerra nella giungla finanziaria di New York, che è la mia città”, ha dichiarato Stone; il regista, tre volte premio Oscar, conosce bene quel mondo dove “il futuro è già ieri”, suo padre era un intermediario finanziario nella Big Apple.
“Ferro azzurro ama Anacot Acciaio”, era una delle tante parole segrete usate dal prestigiatore del libero mercato, Gordon Gekko, per tirare fuori dal suo cilindro speculazioni, frodi, riciclaggi… che gli sono costati circa otto anni di carcere.
Quando esce, Gekko è invecchiato, i capelli sono bianchi e il passo è incerto.
Era al vertice: “E’ solo questione di soldi ragazzo, il resto è conversazione” insegnava a Buddy.
Uscito di galera non ha più nulla e il mondo è cambiato. Gordon è stato escluso dalla partita e il suo ruolo è irrilevante. Non gira più disinvolto in limousine, ha l’abbonamento alla Metropolitana di New York.
Ma la sua classe è sempre seduttrice, lo sguardo è tanto limpido quanto ambiguo, il sorriso è impeccabilmente cinico, sprezzante e furbo.
E Gordon Gekko, in quanto sfrontata canaglia, è una fenice: rinasce dalle sue ceneri.
Nel primo film, parlando durante un Consiglio di amministrazione, Gekko lodava l’avidità, considerandola una forza positiva del capitalismo americano.
“L’avidità, non trovo una parola migliore, è valida”, proclamava Gekko (“Greed is good“), “L’avidità è giusta, l’avidità funziona, l’avidità chiarifica, penetra e cattura l’essenza dello spirito evolutivo. L’avidità in tutte le sue forme – l’avidità di vita, di amore, di sapere, di denaro – ha impostato lo slancio in avanti di tutta l’umanità”.
Il discorso è uno dei più memorabili nella storia del cinema e ancora oggi usato da chi si occupa di economia.
Uscito di prigione, Gekko, l’uomo che non creava nulla, ma possedeva (“I create nothing. I own“), impiega poco tempo a risalire, a modo suo. Scrive un libro, L’avidità è giusta?, sale in cattedra, invitato in diverse Università, e rinnega tutte le sue convinzioni: “Qualcuno mi ha ricordato che una volta dissi che l’avidità è giusta. Vi assicuro che non ricordo, ma suona come qualcosa che avrei potuto affermare solo negli anni ’80.”
E’ sintetico sulla finanza: “Il prestito? È un cancro, una malattia che va combattuta e sfruttata a nostro vantaggio.”
È schietto riguardo i giovani: “Voi siete la generazione dei tre niente: niente lavoro, niente reddito, niente risorse!”.
E’ sempre spregiudicato: “Il denaro è una puttana che non dorme mai! È gelosa! Se non stai attento, un giorno ti svegli e non la ritrovi più.”
Gekko è determinato a riconquistare la posizione di potente broker a Wall Street. Ma è in cerca di qualcosa di più del semplice accumulo di denaro.
Anche perché come ha detto Oliver Stone: “Quel personaggio non esiste più, è stato soppiantato dalle istituzioni che, in precedenza, erano soggette a normative e regolamenti rigorosi. In passato, una banca era una banca e una compagnia di assicurazioni era una compagnia di assicurazioni. Nel 2008 tutto ciò è cambiato. Le barriere tra le diverse istituzioni sono state abbattute dalla deregolamentazione attuata durante gli anni ’80 e ‘90”.
Il nuovo film offre una panoramica su Wall Street dominata dagli operatori delle banche d’investimento che, lavorando su scala globale, sono subentrati agli speculatori finanziari anni ’80, alla Gekko, e guadagnano centinaia di milioni di dollari.
Si parla sempre di miliardi come fossero bruscolini, di persone come fossero marionette, dove l’idealismo è un fattore che distrugge ogni affare.
La vocazione di Gekko del “o capitano o niente”, dentro la massima che “ogni battaglia è vinta prima di essere combattuta”, la sua versione dei sentimenti “l’amore è una fantasia creata dalla gente, per non buttarsi dalla finestra”, si adegua al sistema; si sarà forse ammorbidita con gli anni? “Se c’è una cosa che ho imparato in prigione è che il denaro non è la cosa più importante della vita”, questo afferma ora, ma sarà vero?
Stone ha dato la sua risposta.
Noi abbiamo la nostra: Gekko è una vecchia volpe.