Esce nelle sale italiane “I demoni di San Pietroburgo”, atteso film del regista Giuliano Montaldo, la storia drammatica e appassionante dello scrittore russo Fjodor Mikhajlovic Dostojevskij. All’anteprima nazionale di Torino, la città in cui, oltre a San Pietroburgo, sono state girate molte scene del film, il regista e i due protagonisti Miki Manojlovic e Carolina Crescentini raccontano la loro esperienza.
“Avevo voglia di tornare al cinema, per raccontare una storia con rigore e serietà, un grande desiderio di esprimere ancora una volta la mia insofferenza per l’intolleranza come avevo già fatto con altri miei film”. Dopo qualche anno dedicato alla regia di opere liriche, l’atteso ritorno di Giuliano Montaldo alla regia cinematografica parte da una frase che la dice lunga sul suo sguardo critico verso l’attualità: “Sapere chi eravamo ci permette di capire chi siamo. Con questo film ho voluto ancora una volta ribadire che la violenza genera altra violenza, odio, razzismo: tutte le malattie del mondo”. Non manca qualche spunto leggermente polemico: “Non sento più parlare di cultura ed è un peccato in un paese come il nostro, che ha il 64 percento dei beni culturali del mondo. I miei film passano in televisione alle due di notte, ma almeno tra un tempo e l’altro non ci sono rotoli di carta igienica che parlano, e quindi va bene così”.
Che l’ambientazione in una San Pietroburgo dilaniata dalle bombe dei terroristi sia un pretesto per parlare dell’oggi è evidente fin dalle prime scene del film e lo conferma lo stesso regista: “Il terrorismo è fatto di assassini. Il film comincia con una bomba che uccide una bambina innocente e prosegue con l’arresto di Dostojevskij. E succede ancora oggi che le bombe uccidano degli innocenti e che un giornalista o uno scrittore finiscano per le loro idee davanti al plotone di esecuzione. Credo che sia dovere di tutti riflettere su questi aspetti”.
Anche secondo la giovane Carolina Crescentini, coprotoganista della pellicola con Miki Manojlovic, l’impegno ha coinvolto tutta la troupe: “Per me è stato come immergermi nella poesia per una manciata di settimane. Miki parlava francese (la voce italiana è di Sergio Di Stefano, N.d.R.) ma c’era un tale entusiasmo sul set che sono riuscita a superare anche questa difficoltà. Questo film è importante per i giovani soprattutto, perché fa riflettere. Alcune frasi andrebbero tatuate per imparare a uscire dall’universo della superficialità”. Per prepararsi a questo non facile ruolo, ha proseguito l’attrice, “ho lavorato molto sulla postura che doveva essere credibile per un personaggio ottocentesco, ho studiato l’autobiografia scritta dalla moglie di Dostojevskij, e naturalmente ho letto Il giocatore, il libro che nel film devo stenografare sotto dettatura”.
Per Miki Manojlovic, attore noto soprattutto per i film di Emir Kusturica, l’incontro con lo scrittore russo risale a un lontano passato: “Ho letto tutto Dostojevskij molto tempo fa e l’ho anche recitato a teatro. La sceneggiatura di questo film è bella, perché qui si parla di un genio e dei suoi problemi e quando la sceneggiatura ha un valore anche il lavoro dell’attore è migliore. Per me è importante il messaggio che il film trasmette: il sangue e la violenza non portano mai a niente. Non esiste la rivoluzione, ma l’evoluzione”.
Dalla viva voce dei protagonisti qualche curiosità sulla lavorazione. Il film è stato girato a San Pietroburgo e a Torino, città con grandi similitudini urbanistiche e architettoniche, ma non senza qualche difficoltà: “La storia si svolge in cinque giorni nell’inverno russo – ha sottolineato Montaldo – ma sia a Torino, sia a San Pietroburgo c’era sempre il sole. Così puntavamo la sveglia all’una di notte e giravamo fino alle otto del mattino. Nebbia e neve sono finte, come la barba di Miki-Dostojevskij…”.
E in chiusura, accennando al Progetto Scuole organizzato dalla Jean Vigo Italia per le proiezioni destinate agli studenti (tel. 800089483, email progettoscuole@idemonidisanpietroburgo.it), Montaldo ha ribadito che “Il cinema ha il compito di aprire una finestra sulle idee: solo così può vincere la sua scommessa”.
Vedremo se anche il pubblico gli darà ragione.