Un uomo scrive, vive e ama nell’oscurità. Un ragazzo entusiasta riesce a riscoprire un passato doloroso.
Una donna fedele e decisionista vive con i rimorsi. Un giovane progetta di vendicarsi della morte del padre, di quel padre a cui tanto assomiglia. Una donna, condannata alla fatalità, rivive in un bacio. Una storia parallela, un film nel film, è l’ancora di salvezza che viene gettata.
Questi personaggi compongono una storia tessuta dalla fatalità e dominata dalla gelosia, dall’abuso di potere e dal complesso di colpa. Un “amour fou” è il soggetto alchemico e terribile di una foto che ritrae due amanti abbracciati rotta in mille pezzi.
Gli abbracci spezzati è il nuovo film del Premio Oscar Pedro Almodovar, presentato all’ultimo Festival di Cannes.
È la storia di Mateo, Lena, Judit, Ernesto e Diego.
Almodovar ritorna dietro la macchina da presa, a distanza di tre anni dal perfetto “almodovariano” Volver, dopo Parla con lei e La mala educacion, due film in cui si è disperatamente cercato Almodovar. Con Volver, grazie all’incanto potente e infantile di Penelope Cruz, il regista spagnolo era tornato a donare al grande schermo una storia di dolore, di lacerazione, raccontata con il suo inconfondibile nostalgico candore, soffuso di leggerezza spavalda.
Si nutrono grandi aspettative ne Gli abbracci spezzati, forse troppe.
Almodovar ha messo in scena un noir (genere a cui si era già avvicinato con Carne tremula e La mala educacion) di storie che si incastrano, che evolvono allo stesso ritmo e nello stesso senso, che posseggono lo stesso centro. Del resto lui ha sempre detto che il cinema è rappresentazione della realtà e, a volte, il suo più fedele riflesso, la sua “duplicazione”. E di questo doppio o ripetizione Almodovar ne ha fatto uno dei tratti identitari del suo nuovo film.
La sua arte, di sapere narrare le storie, attraverso colori e immagini non contaminate da troppe parole, attraverso una macchina da presa che riesce a drammatizzare l’importanza e la naturalezza del momento, è qui ambiziosamente affidata anche al montaggio, che diventa esso stesso mezzo di narrazione. La sua regia è prudente in una lucidità fredda, come se non volesse rischiare, per paura; si ha la percezione che sia come trattenuta.
Gli abbracci spezzati, pur essendo registicamente impeccabile, completato da una sceneggiatura interessante, non convince; implode, complessivamente, in sé stesso. L’energia delle vite raccontate in quest’opera non riesce a sganciarsi, a prendere sferzantemente padronanza di sé.
Tuttavia, la delicata e cangiante eccellenza recitativa degli attori, fatta di trasparente semplicità, ha quasi il merito di far superare queste imperfezioni dovute a una ricerca eccessiva, quasi maniacale, di stile ed estetica.
Almodovar ha voluto fare una dichiarazione d’amore al cinema, come sempre.
Ne Gli abbracci spezzati sono innumerevoli le citazioni, che giocano un ruolo importante, come in tutti i suoi film. Quando un attore o un film appaiono in una delle storie di Almodovar non è solo un omaggio. Da Viaggio in Italia di Roberto Rossellini, fulcro della storia d’amore tra i due protagonisti, a Tonino Guerra a Alfred Hitchcock, a Louis Malle e Jeanne Moreau, il regista ha espresso il suo modo di trasmettere gli stati d’animo dei personaggi.
E poi un piccolo adattamento di se stesso: Ragazze e Valigie, il film nel film, è un chiaro e dichiarato riferimento a Donne sull’orlo di una crisi di nervi; Penelope Cruz veste i panni di Lena, che interpreta Pina (un adattamento del ruolo della modella Candela, l’amica di Carmen Maura, ma si ode anche un eco di Holly Golightly di Colazione da Tiffany, sebbene la pettinatura sia quello di un altro personaggio interpretato da Audrey Hepburn, Sabrina).
È nelle due donne di questo film, Lena e Judith (Blanca Portillo), che lo spettatore ritrova lo sguardo unico, celebrativo e spumeggiante di Almodovar. La maggior parte dei ruoli femminili che ha scritto sono sempre stati una miscela di sua madre e delle sue vicine di casa mescolate con la Giuletta Masina de La strada e con Shirley MacLaine de L’appartamento. Donne delicate, ma forti, spudorate, passionali, tragiche nel loro eroismo, sofferenti, ma combattenti.
Ma sua fonte di ispirazioni sono state anche Bette Davis, Romy Schnerider, Gena Rowlands (celebrate nella dedica finale del suo film più bello Tutto su mia madre), Sofia Loren e Anna Magnani.
Titolo originale: Los abrazos rotos
Nazione: Spagna
Anno: 2009
Genere: Drammatico, Thriller
Durata: 129′
Regia: Pedro Almodóvar
Sito ufficiale: www.losabrazosrotos.comCast: Penelope Cruz, Lluís Homar, Blanca Portillo, José Luis Gómez, Tamar Novas, Rubén Ochandiano, Marta Aledo, Agustín Almodóvar, Enrique Aparicio, Rossy de Palma, Ángela Molina, Carlos Leal, Carmen Machi
Produzione: ARP Sélection, Milky Way Image Company
Distribuzione: Warner Bros.
Data di uscita: Cannes 2009
13 Novembre 2009 (cinema)