Ebbene sì, mi sono emozionato nel vedere Gli Innamorati di Carlo Goldoni per la regia di Andrèe Ruth Shammah al Teatro Goldoni di Venezia.
Una trama che non si discosta granchè da quelle di tante commedie goldoniane. Eugenia e Fulgenzio, i protagonisti, sono innamoratissimi ma sono puntigliosi e basta un nonnulla per scatenarli l’un contro l’altro. Sembrano fatti della stessa pasta. L’interessante è che si amano veramente e sarà l’amore, appunto, a dar loro la forza di superare i rispettivi egoismi. Semplice e lineare, dunque, storia d’amore.
Con i contrasti, le paure, le gelosie, gli screzi, le punzecchiature proprie di due amanti. Con finale a lieto fine.Un allestimento moderno con una scena, a sipario aperto già all’ingresso degli spettatori, sgombra, spoglia, affidata alla bravura degli interpreti. Con i costumi quasi tutti sulla tonalità del bianco rievocanti nella foggia vari periodi storici dal ‘700 all’800 fino a giungere quasi ai giorni nostri. A ulteriore dimostrazione, se ce ne fosse bisogno, dell’attualità del grande commediografo veneziano che non teme il trascorrere del tempo, anzi ne viene rivitalizzato da queste nuove letture.L’azione si svolge su un consunto tappeto.
Il tutto recitato con una sorprendente naturalezza da ottimi interpreti che assistono e commentano le vicende che avvengono in scena, con una pulizia ed eleganza di movimenti e gesti che lasciano stupefatti gli stessi spettatori.In altre parole una messinscena che cerca di rompere con l’interpretazione convenzionale delle opere goldoniane, che stimola lo spettatore a pensare e a vedere con altri occhi il mondo descritto da Goldoni.
Una regia sapiente e leggera nello stesso tempo, divertente perché si ride anche, così tanto da ridere di noi stessi, dei nostri difetti.Uno spettacolo bello, meritevole di esser visto con un brillante cast all’altezza della situazione. Spassosi i personaggi dello zio tutore e del servo Succianespole.
Mi è parso di cogliere anche un delicato omaggio a una grande del teatro, Valentina Cortese, da parte della cognata Clorinda specie nella recitazione, nelle movenze e nel costume che ricordavano l’allestimento di un capolavoro Il giardino dei ciliegi di Cechov per la regia di Strehler.
Gli innamorati di Carlo Goldoni
_ regia Andrée Ruth Shammah
scene e costumi Gian Maurizio Fercioni
_ luci Gigi Saccomandi
_ musiche Michele Tadini
con Marina Rocco e Matteo De Blasio, Roberto Laureri, Elena Lietti, Alberto Mancioppi, Silvia Giulia Mendola, Umberto Petranca, Andrea Soffiantini
drammaturgia Vitaliano Trevisan
_ collaborazione a scene e costumi Angela Alfano