“Gli sfiorati” di Matteo Rovere

AAA... Cercasi il significato del film

Il regista Matteo Rovere (Un gioco da ragazze) mette le mani su un libro di Sandro Veronesi, Gli Sfiorati, per portarlo sul grande schermo. Uno dei protagonisti, (Claudio Santamaria), ci fornisce una definizione sugli sfiorati, che riassunta suona un po’ così: sono quelle persone ineffabili e inafferrabili, che si lasciano scivolare tutto addosso (beh lui lo dice con parole, se vogliamo, più auliche). Comunque, poetica o no, ci è parso di essere di fronte a degli scoppiati, più che a degli sfiorati.

Metè (Andrea Bosca) e Belinda (Miriam Giovanelli) sono fratellastri, hanno in comune lo stesso padre (Massimo Popolizio). Figlio del primo matrimonio del padre, Metè ha un rapporto conflittuale irrisolto con l’uomo, soprattutto dopo che questi lo ha abbandonato per diversi anni, per un’altra donna. Morta la prima moglie, il padre di Metè sta per risposarsi con la donna che gli sta a fianco da 20 anni e che gli ha dato Belinda.

Famiglia “borghesissima”, villa in campagna, lussuoso appartamento in città, sentimenti patinati, vizi di ordinanza, figli depressi e incompresi.
Metè, che già nutre risentimenti verso il padre, si trova costretto a divedere l’appartamento, del padre, nel centro di Roma, con la sorellastra. Il ragazzo prova un’attrazione conturbante verso Belinda, in fase depressiva e cannaiola.
Non aiutato dal comportamento languido di lei, che gira tutto il giorno per casa in canottiera e mutande, Metè cerca di evitarla, passando le serate in compagnia degli amici Bruno (Claudio Santamaria) e Damiano (Michele Riondino).

Gli Sfiorati vorrebbe mettere in scena un dramma esistenziale e vari problemi generazionali; ma qui risultano essere figli di un’elaborazione superficiale, frutto dei postumi di Moccia e di Muccino. Dove il solo personaggio di Bruno è il più vero, Gli Sfiorati sono degli scoppiati, sballottati dall’incapacità di relazionarsi con gli altri e con la sessualità.
E sarà anche stata interessente l’idea di raffigurare una generazione che avrebbe tutto e non sa goderne, ma il regista non riesce a evolvere verso un’analisi chiara, tanto che per tutto il film lo spettatore cerca di capirne o afferarne un senso. Cioè: anche i ricchi piangono? Anche i giovani ricchi hanno problemi di inquietudine e di comunicazione?

La soluzione, per Metè soprattutto, sembra ridursi al sesso, pensiero fisso e metodo di cura, per passare oltre, per vendicarsi, per affrontare i propri demoni. E poi? E poi tutti vissero felici e appagati, tra noia e apparenza, come Rovere aveva fatto per il suo primo lungometraggio, Un gioco da ragazze.

Siamo stanchi di un cinema italiano che non sa indagare, che vuole proporsi come anticonvenzionale, innovativo, fatto di eros ludico e spudorato, ma che non è minimamente in grado di farlo, per una limitazione di vedute.

Titolo originale: Gli sfiorati
Nazione: Italia
Anno: 2011
Genere: Drammatico
Durata:
Regia: Matteo Rovere
Cast: Asia Argento, Aitana Sánchez-Gijón, Claudio Santamaria, Miriam Giovanelli, Michele Riondino, Andrea Bosca, Massimo Popolizio
Produzione: Fandango, Rai Cinema
Distribuzione: Fandango
Data di uscita: 02 Marzo 2012 (cinema)