Guka Omarova dopo aver diretto il premiatissimo Schizo nel 2004 ed essere stata assistente alla regia in Mongol di Sergei Bodrov decide di dirigere questa nuova storia, sceneggiata con lo stesso Bodrov.
Aidai è una sciamana che a circa 70 Km da Almaty, in Kazakhstan guarisce le persone, legge nel loro passato e nel loro futuro, grazie al potere e all’influenza della madre terra che la guida.
Quando un gruppo di malavitosi locali vuole il terreno dove sorge la sua casa per costruire un distributore di benzina e un motel, la donna scompare lasciando alla terra il compito di vendicarsi degli abusi subiti.
“La donna raccontata esiste nella realtà e regala anche un cameo al film-rivela in conferenza stampa la regista-perché la volevo come protagonista, glielo chiesi ma poi la risposta fu negativa”.
E prosegue raccontandoci che, con il co-sceneggiatore, l’idea del film è stata tempestiva: “Dopo il nostro primo incontro con questa donna intelligente e dotata di grandissima ironia che aiutava le persone anche ai tempi dell’Urss, quando era vietata la parola sciamano, la fascinazione è stata immediata e abbiamo deciso di realizzare il film. Ci ha accettati e parlato attraverso i suoi graffiti e i suoi gesti”.
La sciamana che rappresenta la tradizione della terra si trova a scontrarsi con i malavitosi locali che possono sembrare anche un po’ stereotipati ma, come ricorda Sergei Bodrov “i mafiosi sono quelli del cinema russo ma poi alla fine assomigliano a quelli italiani, giapponesi…”.
L’intera delegazione, arrivata a Roma, non nasconde le difficoltà nel girare un film in Kazakhstan soprattutto se la regista è una donna: “Sono stati necessari fondi locali ma anche della vecchia madre Russia e della Francia che ha contribuito con un 10% alla produzione”.
La regista ormai vive da diversi anni in Olanda e le influenze europee nella composizione filmica sono evidentissime e leggermente disturbanti in alcuni momenti anche se Omarova ricorda come “tutto quello che giravamo veniva da quello che vedevamo. Ho potuto adottare uno stile documentaristico lasciando muovere i personaggi liberamente, cercando di capire dove andavano”.