“HARRY POTTER E L’ORDINE DELLA FENICE” di J.K. ROWLING
Il ritorno dell’Oscuro Signore scatena reazioni contrastanti: da una parte il preside di Hogwarts Albus Silente che, assieme alla società segreta “Ordine della Fenice”, sostiene la testimonianza di Harry Potter sulla ricomparsa di Voldermort e tenta di ostacolarne i piani, dall’altra il Ministero della Magia comandato da Cornelius Caramell che si rifiuta di riconoscere l’accaduto e di ammettere il pericolo organizzando una campagna di ridicolizzazione della credibilità di Harry e inserendo un proprio funzionario all’interno della struttura della scuola per tenere tutto sotto controllo. Spaccature avvengono anche tra gli studenti di Hogwarts attraverso la formazione di organismi contrapposti, l’Esercito di Silente e la Squadra d’Inquisizione.
Da parte sua, Harry è tormentato da incubi terribili che suggeriscono risvolti allarmanti e da una visione misteriosa riguardante un lungo corridoio e migliaia di sfere magiche…
Il quinto episodio rappresenta uno snodo fondamentale dell’intera saga: viene data risposta ad alcuni interrogativi e se ne creano altri, vengono introdotti nuovi personaggi-chiave (Luna Lovegood figlia dell’editore del giornale Il Cavillo, l’elfo domestico Kreacher, la sadica e spietata Bellatrix Lestrange), nuovi luoghi nei quali ritorna la passione per i numeri (il numero 12 di Grimmauld Place, l’Ospedale San Mungo per le ferite magiche, il Ministero della Magia con il Wizengamo e l’Ufficio Misteri e si inizia a delineare la “missione ultima” del protagonista innestando alla trama una spinta propulsiva che accompagnerà il lettore fino al settimo ed ultimo libro. Per questi motivi il quinto volume è il più “poderoso” della serie con le sue 810 pagine totali, un fatto questo che, assieme alla scomparsa dei disegni di inizio capitolo che esplicitavano la connotazione legata all’infanzia e assieme all’evoluzione dello stile dell’autrice, affermano con forza la smarcatura completa dal target iniziale i bambini per abbracciare in pieno quello adulto.
L’atmosfera che caratterizza l’intero volume è decisamente cupa e opprimente e si intensifica sempre più man mano procede la lettura. Colpisce infatti la profonda sensazione di ingiustizia e oppressione che permea ogni riga gravando principalmente sul protagonista (processi, derisioni, punizioni ingiustificate, umiliazioni, senso di abbandono da parte di chi gli era stato vicino, timore di essere pazzo o posseduto, irritabilità ed esasperazione) e riflettendosi quindi sul lettore.
La trama stessa è decisamente più ricca e complessa, sia per le tematiche trattate, sia per gli intrecci con “microstorie” – che inizialmente possono sembrare di secondo piano- e con “microfiloni” di cui vengono sviluppate e sfruttate tutte le potenzialità.
Per quanto riguarda i numerosi filoni trattati, uno dei principali è sicuramente la presa di potere del funzionario ministeriale Dolores Umbridge all’interno di Hogwarts, che può essere letta come la parafrasi della genesi e delle caratteristiche di un regime dittatoriale: il controllo dell’operato degli altri colleghi (gli insegnanti), il potere di emanare decreti che minano le libertà altrui (tra cui quella d’informazione), l’assunzione della carica massima all’interno della struttura, punizioni fisiche che evocano torture, l’uso di “pozioni della verità” per estorcere confessioni, il controllo e la requisizione di beni personali, l’istituzione di un organismo di controllo e oppressione (la Squadra d’Inquisizione), la formazione di società segrete che si oppongono alla dittatura (l’Esercito di Silente). Elementi che in Italia richiamano facilmente alla memoria i metodi del regime fascista.
Una microstoria interessante riguarda l’evoluzione, proprio in questo libro, del personaggio di Neville Paciock da elemento comico la cui goffaggine suscita ilarità a valido aiutante del protagonista dotato di abilità e determinazione che si avvia ad assumere ruoli di importanza sempre maggiore nelle vicende successive.
Dal punto di vista della trama, il quinto libro è una svolta. Per la prima volta, infatti, viene esplicitato una sorta di legame particolare tra Harry Potter e Voldemort, fondamento essenziale per gli sviluppi futuri. La Rowling mette quindi in atto un procedimento affascinante ma letterariamente audace che consiste nell’avvicinare due poli nettamente opposti, la figura del protagonista –innocente, puro e immacolato per antonomasia- e quella dell’antagonista principale – malvagio e oscuro per eccellenza – riuscendo abilmente ad evitare di far perdere tono e credibilità ad entrambi i personaggi, arricchendoli anzi di ulteriore spessore psicologico.
Anche le tematiche principali si orientano verso soggetti rilevanti sotto più punti di vista.
L’argomento più importante è senza dubbio la messa in scena del periodo dell’adolescenza con i suoi dubbi, le prese di posizioni (chi si schiera con Harry, chi contro), le ribellioni all’autorità (partite nientemeno che dalla studentessa modello Hermione Granger), l’inizio della vita attiva di ragazzi che, non essendo più bambini ma non ancora adulti, cominciano a pensare con la loro testa e a decidere autonomamente tra cosa è giusto e cosa è sbagliato.
Un altro argomento che salta agli occhi durante la lettura del libro è il tema del rapporto con i genitori che nell’adolescenza ha il suo punto di cambiamento diventando più dinamico e a volte conflittuale: Percy Weasley, nella scelta tra la fedeltà alla famiglia e quella al lavoro, preferisce quest’ultimo approfondendo un divario con gli altri fratelli i cui semi erano già presenti nei libri precedenti; i gemelli Weasley decidono con un “colpo di mano” di seguire la loro strada in contrasto con le direttive materne; Neville, orgoglioso della condotta dei genitori, si mette d’impegno per imitarli e onorarne la memoria; Marietta Edgecombe segue le orme materne e denuncia l’E.S.; Seamus Finnigan dapprima aderisce acriticamente alla convinzione materna poi, informatosi per conto suo, matura una propria opinione. Ma è con Harry che il procedimento di “revisione delle certezze dell’infanzia” si fa più evidente: la visione di un episodio riguardante Piton svela un aspetto finora sconosciuto dei genitori del maghetto che mette in crisi il loro status di “eroi buoni, giusti e senza macchia” (tipica dell’infanzia) evidenziando anche in loro difetti e comportamenti negativi comuni a tutte le persone. Il processo di smitizzazione operato dall’autrice assolve in questo caso una duplice finalità: vengono “umanizzati” e descritti con maggior attenzione personaggi fino a quel momento di sfondo e poco delineati e, contemporaneamente, viene eliminata ogni traccia residua della connotazione favolistica-infantile dell’opera.
Un’opera densa di significati che, nonostante l’imponenza, sa avvincere per tutto il tempo procedendo con ritmo e scorrevolezza. La prova che è possibile veicolare messaggi e tematiche anche esistenziali armonizzandoli egregiamente all’interno di una narrazione fantastica senza appesantirla o deteriorarne il genere.
J.K. Rowling, Harry Potter e l’ordine della Fenice, Salani, 2003, pp. 810, 24 euro.