Nel nostro ideale percorso musicale, plasmato per far vivere la nostra forza immaginativa, non poteva mancare la più celebre composizione di Hector Berlioz: la Symphonie fantastique.
Composta nel 1830 sulla scia della conquista, da parte del musicista francese, dell’agognato Prix de Rome dopo tre tentativi falliti, essa ottenne un grandissimo successo sin dalla sua prima esecuzione avvenuta il 5 dicembre dello stesso anno.
Questa straordinaria sinfonia si potrebbe identificare musicalmente come l’osmosi tra il principio compositivo di Ludwig van Beethoven e quello della musica cosiddetta “a programma”, ereditato da Jean-François Le Sueur, insegnante di composizione dello stesso Berlioz presso il Conservatorio di Parigi.
Per Berlioz il programma deve essere considerato “come il testo parlato di un’opera e servire ad introdurre i brani di musica, dei quali esso motiva i caratteri e l’espressione”. Il sottotitolo della sinfonia recita “Episodi de la vie d’un artiste” e ci disvela il carattere fortemente autobiografico della partitura: nascosta dietro la storia di un giovane musicista che si droga per amore e cade in uno stato allucinatorio, c’è l’infatuazione di Berlioz per l’attrice Harriet Smithson, sua futura moglie.
Il programma è fortemente visionario e si traduce in immagini musicali molto teatrali ed emblematiche quasi a descrivere il controverso carattere, appassionato ed allo stesso tempo umorale, dell’autore.
Non mancano nella partitura audaci soluzioni compositive, in modo particolare per quanto riguarda lo sfruttamento delle possibilità timbriche dell’orchestra (vedi l’utilizzo nell’organico di un clarinetto piccolo, due cornette a pistoni, due tube, campane tubolari e quattro timpani) e una meticolosa cura dei particolari, ad esempio, nella suddivisione degli archi così come nelle indicazioni dinamiche.
La donna amata è descritta come una specie di ossessione e si materializza nella partitura in un tema che Berlioz chiamerà idée fixe. Esso tornerà ciclicamente a fare capolino in ogni movimento della sinfonia. Si alternano momenti di forte passione ad altri di folle ferocia. Famosissimo il secondo movimento (che Berlioz intitolerà “Un bal”), nel quale l’idea fissa si combina in un magnifico e delicato motivo di valzer. Più aggressivo il quarto, la Marcia al supplizio, che descrive la condanna a morte del protagonista reo di aver ucciso l’amata, composto su un incalzante ritmo di marcia. Travolgente il quinto e conclusivo “Songe d’une nuit du Sabbat”, nel quale la donna ricompare nell’orgia infernale di un Sabba satanico come quelli che si svolgevano nei secoli XVI e XVII. Davvero spettacolare. La ridda degli spiriti, i rintocchi delle campane, l’uso di effetti strumentali come gli archi suonati col legno, si assommano in un travolgente e grottesco finale che rappresenta anche il culmine visionario di tutta la Fantastica.
Eccellente la direzione di Valery Gergiev, il più visionario dei direttori d’orchestra, che non fatica a calarsi nella parte e con sublime “follia” guida da par suo i Wiener Philharmoniker in una registrazione dal vivo datata 12 e 20 maggio 2003 e pubblicata dalla Philips.
Assolutamente spettacolari i due ultimi movimenti, l’orchestra asseconda la volontà del compositore e del direttore e si immedesima nella “vita dell’artista”. Anche l’ascoltatore rimane coinvolto di fronte a tanto impeto e ripensa, con intensità emotiva, alle sue passioni mai sopite. E la vita cosa sarebbe senza passione e un pizzico di “follia”?
Hector Berlioz
Symphonie fantastique
Wiener Philharmoniker
Valery Gergiev
Siti internet:
www.universalclassics.com
www.valerygergiev.com
www.philips.com/sacd