Pronti? Via! Inizia la X edizione dell’Heineken Jammin’ Festival, per l’occasione trasferito a Venezia, nel gigantesco Parco San Giuliano. Ritmi indiavolati, rullate portentose, batterie che simulano terremoti; voci gutturali o voci rompivetri acutissime; chitarre impazzite, che sparano note devastanti nelle orecchie del pubblico, ben contento di esserne colpito. Il metal storico l’ha fatta da padrone in questa giornata d’esordio.
Qualcuno avrà pensato di essere al “Gods of Metal” (festival italiano consacrato agli “Dei del Metallo”), ieri, al Parco San Giuliano. Ce n’erano tutte le caratteristiche, e bastava scorrere i nomi delle band invitate per rendersene conto: Slayer e Iron Maiden in primo piano, ma anche Mastodon ed Extrema, tra le altre. Non il cosiddetto Nu-Metal, in questa giornata, sui palchi, bensì formazioni che di quel metal ormai diventato classico sono state gli alfieri per decenni. E sembra proprio intramontabile il loro successo. Gli Iron Maiden (gli headliner) sono sicuramente i più amati dal pubblico, e sulla maggioranza delle magliette campeggia il loro inconfondibile logo e il celebre Eddie (la loro mostruosa mascotte) è stampato in tutte le salse: Eddie in Egitto, Eddie su un carrarmato, Eddie che si materializza dai rami di un albero…
La curiosità è che sul Second Stage si esibisce Lauren Harris, giovanissima (nata nel 1984), figlia del bassista degli Iron Steve Harris. Sul main stage, la performance dei Mastodon: il loro sound è chiaramente ispirato dai Metallica, ma è dotato di aperture dichiaratamente prog e psichedeliche, che denotano affinità con i più famosi Tool, ai quali hanno aperto i concerti nel recente tour. Seguono i nostrani (fiorentini) Domine, che si avvicinano più al Power Metal per gli slanci epici e la voce in falsetto. Verso la metà dell’esibizione, una piccola folla emigra al Second Stage per seguire la prova degli Extrema. Qui si radunano i fedelissimi della storica band milanese, ispirata fortemente dai texani Pantera, per assistere a quasi un’ora di concerto superlativo ed entusiasmante.
Mentre il sole tramonta la tensione aumenta, è palpabile, perché il silenzio è destinato ad interrompersi per l’esibizione degli Slayer, sul palco principale. I fan di questa band, che porta alle estreme conseguenze il trash-metal, caricandolo con una ritmica imponente e dei testi molto aggressivi, sono i più agitati, e quando si accalcano per seguire il concerto, creano non pochi problemi agli uomini della sicurezza. Tecnicamente perfetta la loro prova, e di conseguenza il terreno erboso si trasforma in un campo di battaglia, dove i poghi vorticosi, visti dalla collinetta appena dietro, fanno sembrare la folla un mare in burrasca. L’unico piccolo imbarazzo, quando, sul finire, il microfono del vocalist inspiegabilmente smette di funzionare, lasciando temporaneamente senza voce la loro musica.
Torna la calma verso le 22, quando non resta che l’evento più atteso, lo show dei Maiden. La folla inneggia impaziente, a più riprese, il nome della band, che si fa attendere per più di mezz’ora. Poi, finalmente, il concerto inizia, ed è un successo clamoroso, tanto più se si considera la composizione del pubblico. I quarantenni, infatti, che probabilmente seguirono gli esordi della carriera degli Iron Maiden, sono solo una piccola percentuale; mentre dominano la scena inferociti adolescenti, che conoscono a memoria tutti i testi delle canzoni, sorprendentemente.