Torino 28. Concorso
Roma. Indagando sulla morte di uno spacciatore, il commissario Silvestri, che sta per diventare padre, fa luce sulla guerra per il controllo del mercato della droga tra la banda dei cognati di Castellammare e una gang di africani.
Henry è un film di genere girato con un piccolo budget. Definito entro queste coordinate si può dire che è ben riuscito: la trama poliziesca si dipana in modo scorrevole, i dialoghi suonano credibili e disegnano personaggi con efficaci tratti di caricatura, più o meno marcati a seconda dei casi, e ogni tanto risuonano echi tarantiniani (i frammenti di dialogo tra killer idioti, qualche dettaglio macabramente umoristico, come la mano tagliata). Certo, non è un film destinato a farsi ricordare a lungo: un buon film passatempo, diciamo così.
Vi sono dei passaggi della sceneggiatura che probabilmente necessitavano di qualche perfezionamento per essere più plausibili (per esempio, il modo in cui i poliziotti arrivano sul luogo in cui le due bande si fronteggiano per lo showdown appare un po’ frettoloso). E qualche perplessità si può avere sulle brevi sequenze in cui i personaggi, davanti a uno sfondo grigio, si rivolgono direttamente alla macchina da presa, e quindi al pubblico, commentando la vicenda. Anche nel suo precedente lavoro (Mio cognato) Piva punteggiava la trama di momenti di rallentamento, di pausa, di riflessione (nei quali i personaggi si guardano allo specchio o si fermano a pensare, come ad interrogarsi su quello che sono e su quello che stanno diventando). Ma in Henry la creazione di questi “siparietti” che separano la riflessione dei personaggi dalla narrazione vera e propria è una scelta stilistica che rivela la matrice letteraria del film (il film è tratto dal romanzo omonimo di Giovanni Mastrangelo) e che sembra una trovata da scuola di scrittura fighetta, per molti versi estranea quindi all’essenza del cinema di Piva. Più riusciti sono i momenti in cui la riflessione che ogni personaggio compie su di sé si svolge non in modo così “esteriorizzato”, ma avviene all’interno della narrazione (il passaggio davanti al fiume è per alcuni personaggi un momento chiave, in cui capiscono quello che è importante nella loro vita).
Piva è un regista sui generis nel panorama italiano. Gli si potrebbe augurare di lavorare con budget più consistenti (con mezzi alla Besson, che polizieschi farebbe: delle baracconate alla Besson o saprebbe inventare cose più interessanti?), ma forse la sua dimensione autentica è proprio quella, “artigianale”, del piccolo budget, nella quale può esercitare un controllo quasi totale sulla realizzazione del film (qui, oltre che sceneggiatore e produttore, è anche montatore e operatore) e godere del piacere di fare cinema in un modo che produzioni più grosse non consentirebbero.
Titolo originale: Henry
Nazione: Italia
Anno: 2010
Durata: 94’
Regia: Alessandro Piva
Cast: Carolina Crescentini, Claudio Gioè, Aurelien Gaya, Pietro De Silva, Paolo Sassanelli, Michele Riondino, Alfonso Santagata, Eriq Ebouaney, Dino Abbrescia, Vito Facciola, David Coco, Max Mazzotta, Susy Laude, Sidy Diop, Roberta Fiorentini
Produzione: Seminal Film
Data di uscita: 28° Torino Film Festival