I BAUHAUS A LIGNANO SABBIADORO

Evento d’eccezione lunedì 14 agosto a Lignano Sabbiadoro (UD). Il Lignano Rock Festival, kermesse musicale di due giornate interamente dedicate al rock, si è chiuso infatti con l’attesissimo concerto dei Bauhaus nell’unica tappa italiana della loro tournée, all’Arena Alpe Adria.

I Bauhaus sono tradizionalmente considerati uno dei gruppi più rappresentativi del movimento “gotico”, anche se appare assolutamente riduttivo confinare al solo ambito dark l’affascinante fusione tra il cupo e raffinato punk-rock delle loro canzoni e le suggestive performance teatrali di Peter Murphy di chiare ascendenze glam.
In pochissimi anni – a partire dal 1977, anno glorioso del punk britannico – la formazione composta dal cantante Peter Murphy, dal chitarrista Daniel Ash, dal bassista David Jay e dal batterista Kevin Haskins, consegna alla storia del rock alcuni tra i suoi episodi più cupi e suggestivi. “Bela Lugosi’s Dead”, “She’s in Parties”, “Hollow Hills”, “Kick in the Eye”, “Passion of Lovers”, solo per citarne alcune, amate trent’anni fa come oggi da un pubblico guidato nel canto dalla voce profonda e teatrale di Mr. Murphy, o raccolto in religioso silenzio, ammaliato dalle sue movenze aggraziate e imperiose.

Canzoni che il pubblico radunato da tutta Italia nell’Arena Alpe Adria di Lignano Sabbiadoro ha potuto ascoltare e cantare ancora una volta lunedì sera. Dopo un’attesa lunghissima, resa forse ancor più gravosa dalla presenza di due gruppi spalla dignitosi ma poco graditi all’audience di nero vestita e dagli occhi bistrati, Mr. Murphy ha fatto il suo ingresso su un palco essenziale, il cui unico ornamento era una pesante tenda nera di sfondo. Tra fumo e fasci di luce, la silhouette di Peter Murphy e il suo incedere sicuro lo hanno reso riconoscibile ai fan prima ancora che il suo volto truccato di bianco, i suoi occhi quasi trasparenti, il bavero rialzato della giacca nera fossero illuminati, creando un richiamo inconfondibile all’immagine di Bela Lugosi che è stato protagonista del loro primo singolo e sarà sempre Dracula nell’immaginario collettivo.

Peter guarda serio il suo pubblico per alcuni secondi, mandandolo in visibilio; poi alla suggestione della presenza scenica fortissima unisce quella della sua voce, in cui non si avvertono i trent’anni passati, rompendo il silenzio con “Double Dare”, a cui fa seguire una scatenata “In the Flat Field” e “God in an Alcove”. Il concerto tiene il ritmo delle prime canzoni, Peter non si risparmia. Sotto la camicia indossa una fascia in vita, che, dopo i primi sospetti che si tratti di una pancera ignominiosamente esibita, si rivela essere utile per inserire il microfono nei momenti in cui non canta, per poter avere le mani e le braccia libere. Le luci scelte sono semplici fasci bianchi, di luce calda o fredda, che illuminano di volta in volta il suo viso o una mano, rendendoli un punto luminoso nel nero del palco. Nell’essenzialità e nella brevità di movimenti quasi impercettibili, Murphy convoglia l’attenzione di migliaia di persone, sembra catturare in aria ogni singola, sofferta nota della chitarra per rimandarla al pubblico.

Le canzoni scivolano via, e gli anni Ottanta non sembrano più tanto lontani, richiamati dai movimenti di bacino di Murphy. Altissima suggestione in “Stigmata Martyr”, in cui un lungo bastone a cui Peter avvolge le braccia diventa di volta in volta simbolo della croce o della gogna, testimoniando tutto lo spessore e la qualità scenica e teatrale delle performance offerte da Murphy.
Tra i brani presentati, anche “Severance”, una cover dei Dead Can Dance, e “Transmission” dei Joy Division, altro gruppo sacro della trimurti del dark.
I Bauhaus si ritirano, ma il pubblico li rivuole ancora e ancora. E per altri due rientri in scena i Bauhaus si concedono, siglando con l’attesissima “Bela Lugosi’s Dead” un concerto che ha raggiunto picchi di qualità artistica altissimi.