I Luzerner al Conservatorio di Milano per la Società dei Concerti

Mercoledì sera, ora di cena. La città si svuota progressivamente; colonne di automobili intasano le due circonvallazioni in uscita da Milano. Viale Monza è percorribile, le maggiori difficoltà arrivano una volta oltrepassato Piazzale Loreto. Dopo innumerevoli vicissitudini (linee gialle ovunque, cartelli di rimozione, le poche linee blu già occupate) mi decido ad abbandonare la macchina in un parcheggio sotterraneo custodito ed entro in Conservatorio.

Già venti minuti prima del concerto, l’immensa Sala Verdi è gremita. “Magari succedesse anche per i nostri concerti di musica elettronica e sperimentale!”, penso con un po’ di amaro in bocca. Poi mi dico che non devo stupirmi: lo stesso fenomeno si ripete da duecento anni, dalla nascita del concetto di repertorio: il grande pubblico predilige ciò che già conosce. Cerco disperatamente di trovare un posto nelle prime file ma una graziosa signorina mi dice che sono tutti riservati agli abbonati fino alla lettera T, sulla destra e fino alla lettera Z, sulla sinistra: la metà anteriore della sala mi è dunque inaccessibile e la restante parte è anch’essa quasi interamente occupata quindi rinuncio all’idea di un ascolto frontale ravvicinato e, armato del mio portatile da dieci pollici, mi affretto a occupare un posto nella terz’ultima fila.

In programma, la Sinfonia n.85 in si bemolle maggiore Hob. I/85 “La Reine” di Haydn e il Concerto n.2 in sol minore op. 22 per pianoforte e orchestra di Saint-Saëns nella prima parte e la Sinfonia n.2 in re maggiore op.36 di Beethoven nella seconda. Il direttore è il quarantunenne Alexander Liebreich; al pianoforte, Fazil Say, poliedrico pianista-compositore che all’attività concertistica in ambito classico ama accostare le esperienze più disparate: trascrizioni jazz di opere di Mozart e Paganini, balletti, colonne sonore e via dicendo.

Antonio Mormone introduce il concerto, annunciando con orgoglio la presenza in sala dell’ambasciatore turco, dopodiché i musicisti prendono posto sul palco e il concerto ha inizio.

Liebreich dirige con ampi gesti decisi, muovendosi inquieto e nervoso sul podio, ora protendendosi verso l’orchestra, ora balzando, ora scandendo con austerità il tactus: ha il controllo della materia sonora, l’orchestra reagisce con prontezza ai suoi gesti e la musica di Haydn che a Parigi, nel 1787, fu in grado emozionare la giovane e capricciosa regina Maria Antonietta, scaturisce limpida, ricca di contrasti dinamici e ben equilibrata nelle sue continue modulazioni del gradiente di densità strumentale. Il pubblico applaude calorosamente.

Il Concerto di Saint-Saëns è opera problematica, ai tempi non interamente compresa da critica e pubblico, con l’eccezione di quel Liszt che nel 1879 vedeva lontano, progettando il suo personale superamento del sistema tonale – sforzo destinato a rimanere lettera morta sino agli albori della Seconda Scuola di Vienna. La predominanza della complessa e virtuosistica parte solista viene affrontata da Fazil Say con grande delicatezza: il tocco è nitido, gli equilibri illuminati dal fraseggio e scanditi con eleganza nella lunga cadenza del primo tempo, sino alla maestosa e precisa chiusa orchestrale. Liebreich dimostra di essere un direttore in grado di mettersi al servizio del solista, quando questi sia in grado di guidare l’orchestra: questo solista lo è, non si tira indietro di fronte alle impegnative richieste della partitura e sfodera un panismo romantico ma equilibrato e leggero, non prepotente ma autorevole. Nell’Allegro scherzando, il tremolo d’arco tenuto dell’orchestra è esemplare per omogeneità, nitidezza e precisione. Il Presto è un reiterato sfoggio di tecnica pianistica, cui l’orchestra si limita a fare da punteggiatura, secondo i desideri dell’eclettico compositore parigino che, scrivendo questo terzo movimento, guardava anche all’operetta, alla ricerca di una sintesi tra un passato austero – richiamato fortemente dall’incipit del Concerto, scopertamente bachiano – e un presente musicalmente più frivolo e leggero.

Anche questa volta, il pubblico gradisce e i musicisti ringraziano producendosi in un delicato bis mozartiano, cui segue una bizzarria semi-improvvisativa di Fay, episodio – assolutamente perdonabile – un po’ eccessivo e grottesco, che non manca di mandare in visibilio l’onnivoro pubblico delle Serate Musicali.

Dopo l’interruzione è la volta di Beethoven. Nel primo movimento la gestione delle dinamiche – i legni in particolare, nella prima sezione dell’Allegro con brio – è consapevolmente originale nella scelta di attacchi ed escursioni spesso sovrastanti l’impasto strumentale. Gli archi sono compatti e le articolazioni nitide, come emerge dal Larghetto e dallo Scherzo, in cui la Sinfonia rivela per intero la sua parentela con l’Anacreonte di Cherubini. L’Allegro molto è affrontato con sobrietà ritmica e, grazie alla precisione di Liebreich, si dipana in tutta la sua controllata e tuttavia selvaggia allegria, fino alla coda, in cui la potenza di fuoco dei Luzerner si manifesta appieno, scatenando i lunghi e convinti applausi della platea milanese, che viene subito gratificata da una Egmont Ouverture fuori programma, brillante ed energica.
Sebbene vantino collaborazioni con alcuni compositori contemporanei come Rhim e Gordon – compositori appartenenti in ogni caso all’ala più restauratrice ed easy listening del panorama contemporaneo – stasera i Luzerner hanno eseguito ciò che più incontra la loro reale sensibilità: brani tratti dal repertorio classico e romantico. E, in questo, è innegabile che siano estremamente competenti, grazie anche alla colorata e sicura direzione di Liebreich, in grado di illuminare le doti interpretative di un pianista agile, dotato e istintivo, sebbene forse ancora in difficoltà a gestire la propria poliedricità, come Fazil Say.

FONDAZIONE LA SOCIETA’ DEI CONCERTI
_ 6° Concerto – Serie Rubino
_ Conservatorio “G. Verdi” – Sala Verdi
_ Mercoledì, 28 gennaio 2009, ore 21
_ LUZERNER SINFONIEORCHESTER
_ direttore ALEXANDER LIEBREICH
_ pianista FAZIL SAY
Programma
Franz Joseph Haydn
_ (Rohrau, 1° Aprile 1732 – Vienna, 31 Maggio 1809)
Sinfonia n.85 in si bem. magg. Hob. I/85 “La Reine”
Adagio – Vivace
_ Romance. Allegretto
_ Allegretto
_ Finale: Presto
Camille Saint-Saëns
_ (Parigi, 9 ottobre 1835 – Algeri, 16 dicembre 1921)
Concerto n.2 in sol min. op.22 per pf. e orch.
Andante sostenuto
_ Allegro scherzando
_ Presto
Ludwig van Beethoven
_ (Bonn, 17 dicembre 1770 – Vienna, 26 marzo 1827)
Sinfonia n.2 in re magg. op.36
Adagio molto – Allegro con brio
_ Larghetto
_ Scherzo: Allegro
_ Allegro molto

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