I PLACEBO IN CONCERTO

Ritorno all'essenza: il rock senza sovrastrutture

Dopo la performance dei Tool, un’altra band di fama internazionale è salita sul palco del Palazzo del Turismo di Jesolo, sabato 25 novembre. Un pubblico numeroso e variegato ha accolto uno dei gruppi rock britannici di maggior successo che, lungo una carriera decennale, è riuscita a consolidare il proprio status di superstar, distinguendosi per un raro gusto per l’inventiva musicale e per una propensione all’esplorazione dell’animo umano.

Preceduti dallo scatenato sound dei “Super Elastic Bubble Plastic” e acclamati da calorosi fans, i Placebo si sono esibiti lo scorso sabato sera sull’ampio palco del Palazzo del Turismo di Jesolo, presentando numerosi brani estratti dall’ultimo album “Meds”, alternati ai pezzi più conosciuti e che hanno contribuito, negli anni, ad accrescere la loro fama a livello internazionale.

Dopo il successo consolidato con l’uscita, nel 2000, di “Black Market Music”, che integrava sound rock con elementi hip-pop e disco, e, nel 2003, di “Sleeping with ghosts”, più rivolto a sonorità elettroniche, i Placebo hanno presentato al pubblico il loro quinto album, composto per lo più nel sud della Francia e mixato da Flood (uomo fiducia di artisti del calibro degli U2 e Smashing Pumpkin); un album incandescente, ruggente e che sembra rivelarsi come il lavoro più umano del trio, recuperando l’essenza di una rock band che sa dare il meglio di sé dal vivo. Supportati da due musicisti di spalla, che alternavano l’utilizzo di chitarre e basso di supporto all’uso di sintetizzatori, Brian Molko, Stefan Olsdal e Steve Hewitt, hanno voluto, infatti, concentrarsi in modo particolare sulla qualità dello spettacolo live, caratterizzato da inconfondibili e ricercate sonorità e da spettacolari giochi di luci e colori.

Sullo sfondo di un palcoscenico dominato da cambi dinamici e frenetici di immagini (comprese quelle degli artisti stessi ripresi durante la performance), il concerto è stato un susseguirsi pressoché ininterrotto e, a volte un po’ troppo monocorde, di nuovi e vecchi pezzi: nonostante l’esordio risalente ai primi anni Novanta, i Placebo non sembrano essersi evoluti molto nel tempo dal punto di vista compositivo, rendendo poco distinguibile il loro sound attuale rispetto a quello del debutto. Un sound comunque apprezzabile e ricercato, che risente delle influenze del garage-noise dei Pixies, del Dark dei Cure o dei Joy division e, ovviamente, del Glam rock del mentore David Bowie, a cui la band deve molto anche per quanto riguarda l’atteggiamento fuori dal palco.

Acclamatissimo dai fans, il frontman Brian Molko, famoso per quel tipico aspetto androgino, forse spesso strumentalizzato per fare presa sull’altra faccia del pubblico di Mtv, quello che non si riconosce in Britney Spears per intenderci, e che in realtà sembra essere divenuto negli anni meno accentuato da un capello rasato e da un viso ispessito, ha incantato i presenti con l’uso sapiente di una voce delicata ma allo stesso tagliente, carta vincente per il successo internazionale della band.
Dopo un’apertura travolgente con “Infrared”, il cantante ha saputo scaldare il pubblico intonando i pezzi “Special needs”, “Bitter Hands” e “Special K”, che richiama l’inizio di “Block rockin’ & beats “ dei Chemical Brothers, probabilmente grazie alla collaborazione della Band con Timo Maas.

La tematiche affrontate dal gruppo sembrano approfondire l’analisi del lato più oscuro dell’animo umano, l’agonia, l’umiliazione, le dipendenze verso persone o sostanze (si veda, ad esempio, il testo di “Drag” o “Special K.”, dove K. sta per chetamina, appunto), o, ancora, il nichilismo e il senso di alienazione. Sono mancati forse i pezzi conosciutissimi, come “You don’t care about us” e la splendida “Pure Morning”, che sarebbero state apprezzate dai fans più longevi.

Chiusura spettacolare ed emozionante con una “Twenty years” prolungata da uno straziante finale di chitarre elettriche, colori travolgenti e applausi scroscianti.