I REM si sono sciolti

Lo storico gruppo ha deciso di sciogliersi

E’ strano svegliarsi alla mattina e scoprire accendendo internet che uno dei gruppi con cui sei cresciuto non esiste più. Niente preavvisi, niente litigi interni alla band, ancora un buon numero di fan pronti a prendersi la loro bella copia dell’ultimo album da un normalissimo negozio di dischi e ad assaporare le loro eleganti esibizioni dal vivo.

“Come REM e come amici da una vita abbiamo deciso di chiudere con la band. A tutti quelli che si sono sentiti toccati dalla nostra musica, il più profondo ringraziamento per averci ascoltato”, è uno stralcio della nota sul loro sito ufficiale che non appena letta fa scattare i vari ma come? Perché?, seguiti dai ricordi legati ai live o ai loro dischi.

Quando si sentono queste notizie viene spontaneo pensare alle nuove generazioni, a tutti quei ragazzini che non potranno mai vedere la band suonare davanti ai propri occhi, o che non potranno più aspettare con ansia l’uscita della loro nuova creazione. E’ certo molto triste. E proprio per loro che vorrei ripercorre in breve questi lunghi trentun’anni di attività.

I REM nascono nell’80 ad Athens in Georgia dalla mente creativa di Michael Stipe e del chitarrista Peter Buck a cui poi si uniranno il bassista Mike Mills e il batterista Bill Berry. Il loro primo singolo Radio Free Europe uscito nel 1981 li proietta a pieno titolo nel mondo degli indie per i riff rock e le tematiche impegnative. Da lì in avanti una serie di album di successo ma per la gran parte solo in territorio statunitense fino al 1991 quando esce Out Of Time accompagnato dalla hit Losing My Religion, uno di quei pezzi che ascoltati anche a decenni di distanza paiono sempre attuali. Il video che l’accompagnava sulla neonata MTV aveva in sé tutti i tratti della band, coniugazione di musica rock, immagini mistiche e messaggi reconditi, il giusto mix per trasformare una band di nicchia in un fenomeno a livello mondiale.

Un anno dopo esce Automatic For The People trascinato dalla scatenata Man On The Moon e dall’immortale e strappalacrime Everybody Hurts.
Il 1994 è un anno triste per il mondo della musica, Kurt Cobain, leader dei Nirvana, viene trovato morto nella sua casa di Seattle e Stipe e soci, molto legati a lui, decidono di dedicargli l’album Monster. A pochi mesi di distanza lo storico batterista viene colto da aneurisma cerebrale, per lui solo New Adventures in Hi-Fi del 1996 prima del ritiro dalle scene.
Il 1998 è l’anno della rinascita e di Up uno dei dischi migliori della decade a livello mondiale, che con singoli del livello di Daysleeper, Lotus e At My Most Beautiful riesce a fare apprezzare la band anche ai meno affini al genere. Grande successo lo riscuote anche The Great Beyond colonna sonora del film Man on The Moon, che fa da traino a Reveal del 2001 ricco di pezzi da classifica come Imitation Of Life e All The Way To Reno.

Il 2004 è l’anno di Around The Sun e dei singoli Leaving New York e Aftermath. Già qui però si intuisce che la magia degli ultimi anni si è interrotta, l’impegno politico su larga scala non fa bene alla band quanto ha fatto ad altri gruppi e i REM tornano ad essere materia per pochi, lo dimostrano Accelerate del 2008 e Collapse Into Now di pochi mesi fa. Poca promozione e pochi titoloni, anche se nulla faceva pensare ad uno vicino scioglimento.

A novembre ci si attende l’ennesimo best off per sigillare in maniera definitiva una carriera ad alti livelli, per molti parrà certo impossibile l’idea che quello sarà il loro ultimo disco da prendere da uno scaffale di un vecchio negozio di dischi. Quando una band che ha segnato una generazione abbandona il campo, lascia sempre un senso di vuoto e i REM rappresentano una di queste.
Dedicato ad una tradizionalista che con i REM è tornata giovane.