“I RIMASTI” di Simona Bucci

La crudeltà della solitudine. Un tenebroso quadro datato 1903 è lo spunto per un emozionante spettacolo di danza

Si possono trasferire le emozioni da un linguaggio artistico ad un altro? Può uno spettacolo di danza “raccontare” un’opera d’arte? Nell’impresa è riuscita Simona Bucci con il suo “I Rimasti”, pluripremiato dramma (Premio Coreografo d’Europa 2005, Premio Danza&Danza 2005) liberamente ispirato all’opera pittorica “Il Natale dei Rimasti”, realizzata nel 1903 dal divisionista italiano Angelo Morbelli.

Quello concepito e messo in scena da Simona Bucci è uno spettacolo che unisce il teatro e la danza, dialogando a più livelli con l’opera di Morbelli, “Il Natale dei Rimasti”, al quale è ispirato.

Il primo livello è l’allestimento scenico, che riprende con precisione il desolato stanzone di un ricovero per poveri tratteggiato nel dipinto. Uno spazio popolato da cinque figure, piegate sugli spogli banconi di legno. Sono “I Rimasti”: confusi e rassegnati, dimenticati da tutti e immersi nella malinconia. Anche la postura iniziale è la medesima del dipinto: immobili, attendono che qualcuno – che non verrà – si ricordi di loro.

Ma la coreografa e danzatrice Simona Bucci, bergamasca d’origine, fiorentina d’adozione e newyorkese per formazione artistica, dà profondità e consistenza alle storie e ai sentimenti nascoste dietro alla squallida condizione di queste statue di solitudine. Che attraverso passi di danza frenetici e disarmoci parlano di se stessi. Ovvero diventano delle “persone”, lasciando trasparire le vicende drammatiche e le forti tensioni emozionali del proprio passato e il grave “mal de vivre” del presente.
La coreografia di Simona Bucci approfondisce ulteriormente l’analisi del dipinto. Smontando e rimontando lo scenario – suggestivi i tavoli della mensa trasportati come Cristo la croce – oppure inserendo la figura del fanciullo, che se ne va quando l’idillio, nella comunità di uomini dimenticati dalla civiltà, si rompe.

La fondatezza dell’operazione artistica è presto spiegata: così come il divisionista Morbelli decompone la luce nei suoi elementi cromatici basilari, avvicinandoli sulla tela per una nuova esperienza visiva, così lo sguardo dello spettatore, a teatro, può insinuarsi dietro l’immobilità di queste figure. Cogliendo la ricchezza di sfumature e cromatismi che anche i “derelitti” e gli emarginati portano con sé.

Coreografia e concezione scenica: Simona Bucci
Musiche: Paki Zennaro
Interpreti: Luca Campanella, Roberto Lori, Carlomauro Maggiore, Paolo Mereu, Milo Scarcella
Luci: Valerio Alfieri
(Teatro delle voci di Treviso, 25/05/2006)